Il messaggio Urbi et Orbi di Francesco per il Natale 2015

La grazia può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili...

Il messaggio Urbi et Orbi di Francesco per il Natale 2015

 

«Solo la misericordia di Dio può liberare l’umanità da tante forme di male, a volte mostruose, che l’egoismo genera in essa. La grazia di Dio può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili». Papa Francesco pronuncia dalla loggia centrale della basilica di San Pietro il suo terzo messaggio natalizio Urbi et Orbi - alla Città e al mondo - del suo pontificato. Il Papa definisce il Natale «Giorno di misericordia, nel quale Dio Padre ha rivelato all’umanità la sua immensa tenerezza. Giorno di luce che disperde le tenebre della paura e dell’angoscia. Giorno di pace, in cui diventa possibile incontrarsi, dialogare, soprattutto riconciliarsi. Giorno di gioia grande per i piccoli e gli umili, e per tutto il popolo». Un «avvenimento che si rinnova» in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni comunità «che accoglie l’amore di Dio incarnato in Gesù Cristo». 

 

«Insieme ai pastori, prostriamoci davanti all’Agnello - è l'invito di Francesco - adoriamo la bontà di Dio fatta carne, e lasciamo che lacrime di pentimento riempiano i nostri occhi e lavino il nostro cuore. Tutti ne abbiamo bisogno! Solo Lui, solo Lui ci può salvare». Solo la sua misericordia può liberare l’umanità da tante forme mostruose di male. «Dove nasce Dio - dice il Papa - nasce la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra». Ma Bergoglio ricorda che «proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire. Possano Israeliani e Palestinesi riprendere un dialogo diretto e giungere ad un’intesa che permetta ai due popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull’intera Regione». Francesco prega perché l’intesa raggiunta all'Onu «riesca quanto prima a far tacere il fragore delle armi in Siria e a rimediare alla gravissima situazione umanitaria della popolazione stremata. È altrettanto urgente - aggiunge - che l’accordo sulla Libia trovi il sostegno di tutti, affinché si superino le gravi divisioni e violenze che affliggono il Paese». Il Papa chiede che l’attenzione della comunità internazionale «sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che, sia in quei Paesi come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli. Il mio pensiero va pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute sui cieli d’Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi». Poi il ricordo del Pontefice va «ai nostri fratelli, perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede. Sono i nostri martiri di oggi!». Pace e concordia chiede anche «per le care popolazioni della Repubblica Democratica del Congo, del Burundi e del Sud Sudan affinché, mediante il dialogo, si rafforzi l’impegno comune per l’edificazione di società civili animate da un sincero spirito di riconciliazione e di comprensione reciproca». Francesco invoca «vera pace» anche per l’Ucraina, così da offrire sollievo «a chi subisce le conseguenze del conflitto», sperando che il Natale «ispiri la volontà di portare a compimento gli accordi presi, per ristabilire la concordia nell’intero Paese». Citati anche «gli sforzi del popolo colombiano perché, animato dalla speranza, continui con impegno a perseguire la desiderata pace».  

Francesco ricorda che ancora oggi «schiere di uomini e donne sono private della loro dignità umana e, come il Bambino Gesù, soffrono il freddo, la povertà e il rifiuto degli uomini. Giunga oggi la nostra vicinanza ai più indifesi, soprattutto aibambini soldato, alle donne che subiscono violenza, alle vittime della tratta delle persone e del narcotraffico». «Non manchi - ha detto ancora Bergoglio - il nostro conforto a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita. Siano ricompensati con abbondanti benedizioni quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi migranti e rifugiati, aiutandoli a costruire un futuro dignitoso per sé e per i propri cari e ad integrarsi all’interno delle società che li ricevono». 

Il Papa invoca «speranza a quanti non hanno lavoro», che «sono tanti», e chiede a Dio di sostenere «l’impegno di quanti hanno responsabilità pubbliche in campo politico ed economico affinché si adoperino per perseguire il bene comune e a tutelare la dignità di ogni vita umana». E chiede infine che «il Signore doni particolarmente ai carcerati di sperimentare il suo amore misericordioso che sana le ferite e vince il male». «È il Natale dell’Anno Santo della Misericordia - ha concluso Francesco nell'augurio finale dopo la benedizione - perciò auguro a tutti di poter accogliere nella propria vita la misericordia di Dio, che Gesù Cristo ci ha donato, per essere misericordiosi con i nostri fratelli. Così faremo crescere la pace!». 

 

 

Papa Francesco

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