Scene da un pellegrinaggio mondiale. È quello dell'urna di san Giovanni Bosco che da quattro anni sta unendo i continenti e che in queste settimane lega in uno straordinario abbraccio tutta l'Italia.
All’aeroporto di Santiago del Cile i piloti, gli assistenti di volo e i tecnici si ritirano in preghiera per mezz’ora: è «il nostro omaggio a don Bosco», raccontano a chi chiedeva di questa insolita veglia. Poco dopo il confine messicano degli Stati Uniti, nella prima stazione di servizio lungo la strada che porta a San Francisco, un pullman di pellegrini dà il benvenuto nel suolo americano al fondatore dei Salesiani. E ancora. A Santeramo in Colle, nella diocesi pugliese di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, gli occhi commossi degli ospiti della casa di riposo salutano il santo e i ragazzi delle scuole medie ballano in suo onore.
Scene da un pellegrinaggio mondiale. È quello dell’urna di san Giovanni Bosco che da quattro anni sta unendo i continenti e che in queste settimane lega in uno straordinario abbraccio tutta l’Italia. Un viaggio senza confini che vuole accompagnare al bicentenario della nascita del santo piemontese che sarà celebrato il 16 agosto 2015. E l’idea è di prepararsi alla ricorrenza secondo lo stile del «padre e maestro della gioventù» che «si scomodava per uscire nelle strade raggiungendo i posti di lavoro, i luoghi d’incontro, le case dei ragazzi», afferma don Pierluigi Zuffetti, organizzatore internazionale dell’iniziativa. Ecco, quindi, la sfida di proporre un don Bosco «itinerante» che si fa prossimo nelle centrotrenta nazioni dove è presente il carisma salesiano.
«Dopo la felice esperienza vissuta con il pellegrinaggio della reliquia di san Domenico Savio, ho immaginato quanto potesse essere bello e importante far arrivare il nostro caro fondatore in tutti i Paesi in cui operiamo e offrire ai tanti giovani e alle famiglie la possibilità di sentirlo ancora più vicino», aveva detto il rettor maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, spiegando l’evento nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino il 25 aprile 2009, nel giorno in cui cominciava il pellegrinaggio. E aveva aggiunto: «Oggi don Bosco, il dono più bello che l’Italia ha dato ai ragazzi del mondo, vuole andare là dove sono i suoi figli, i giovani, vera luce e speranza per il futuro».
Un «dono» che ha già toccato l’America, l’Asia, l’Africa e gran parte dell’Europa grazie al passaggio e alle soste dell’urna che riproduce l’immagine del santo nella Basilica torinese e che contiene la reliquia del fondatore dei Salesiani. «All’inizio – racconta don Zuffetti – erano state sollevate alcune perplessità organizzative. Perché far giungere in decine di Paesi la reliquia di don Bosco non era sicuramente un’impresa facile. Invece i timori sono stati superati dall’entusiasmo della gente che è accorsa in massa per salutare il santo».
Dalle Cattedrali del Sud America affollate con venticinquemila fedeli alla commozione toccata con mano in Vietnam, l’urna è stata come un richiamo al Vangelo della carità che don Bosco ha declinato sulle frontiere educative e culturali. «Se dovessi provare a rendere ragione dell’affetto che dal Nord al Sud del pianeta si è sperimentato intorno al santo – sottolinea l’organizzatore del pellegrinaggio e presidente dell’Associazione Missioni don Bosco a Valdocco a Torino – indicherei due motivi. Il primo che riguarda soprattutto l’Occidente e l’America è il bisogno di andare oltre una fede che sia eccessivamente cerebrale. Si sente la necessità di una spiritualità che coinvolta tutto l’uomo: da qui l’accoglienza incredibile della reliquia. L’altro ha a che fare soprattutto con i Paesi dove i cattolici sono una minoranza. In questi Stati i Salesiani hanno formato generazioni di giovani, anche non cristiani, che grazie ai nostri istituti sono usciti dalla povertà, possono contare su un’istruzione e hanno un mestiere. La premura degli ex allievi per l’urna è un gesto di riconoscenza verso un uomo di Dio che si è speso per il loro riscatto».
Navi, aerei, vetture stanno portando il santo lungo le strade del planisfero salesiano. Finora sono stati «consumati» ben diciotto furgoni per permettere alla reliquia di giungere anche negli angoli più remoti del mondo. Nella Penisola il "tour" che ha per titolo «Don Bosco è qui» è cominciato a settembre e ha già fatto tappa nell’Ispettoria Meridionale, nell’Italia centrale, dal Molise alla Liguria, passando per la Sardegna. In questi giorni l’urna si trova in Sicilia. Poi, dal 21 novembre al 13 dicembre, approderà in Veneto e in Friuli Venezia Giulia per salire fino in Trentino Alto Adige. E per festeggiare la memoria liturgica del santo nella sua terra d’origine la reliquia sarà in Piemonte dal 14 dicembre al 31 gennaio.
Giacomo Gambassi
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