IL NUOVO RITO DEL MATRIMONIO

Con la prima domenica di avvento è entrato in vigore il nuovo Rito del matrimonio. Vengono presentati gli adattamenti della sequenza rituale, quelli testuali e gestuali, rispetto al rito precedente. L'ampliamento del nuovo rituale, in particolare del lezionario, è in vista di un più ricco accompagnamento della coppie nell'esperienza matrimoniale.

IL NUOVO RITO DEL MATRIMONIO

da Teologo Borèl

del 01 gennaio 2002

«Una formula da hall di albergo: io accolgo…», così titolava un diffuso quotidiano all’indomani della conferenza stampa del Segretario generale della Cei, nella quale veniva annunciata la definitiva approvazione da parte della Santa Sede del Rito del matrimonio per la chiesa italiana. Sembra che a far più notizia sia stata la variazione della formula dello scambio del consenso, mentre sono passate quasi sotto silenzio le altre significative novità riguardanti sia le sequenze rituali, sia gli adattamenti testuali e gestuali.

Il lavoro di adattamento del Rito del matrimonio è partito da lontano, sollecitato in modo particolare dalla pubblicazione della seconda edizione tipica latina (1990), nella cui introduzione si legge: «È competenza delle conferenze episcopali, in forza della costituzione sulla sacra liturgia, adattare questo rituale romano alle consuetudini e necessità delle singole regioni perché, dopo l’approvazione della Santa Sede, venga usato nelle singole regioni» (n. 39).

Non va inoltre dimenticata l’attenzione dei vescovi italiani alle problematiche legate alla vita della famiglia e alla preparazione dei giovani al matrimonio, che ha trovato autorevole espressione del Direttorio di pastorale familiare (1993). In esso infatti si afferma che la stessa celebrazione del matrimonio è una realtà evangelizzante: «È, innanzitutto, realtà evangelizzante, proclamazione, nella chiesa della buona novella dell’amore coniugale. In essa, infatti, il matrimonio dei battezzati, diventando segno e fonte di salvezza, si fa annuncio della Parola che salva ed eleva l’amore umano… È realtà evangelizzante perché celebrazione sacramentale, segno che costituisce anche nella sua realtà esteriore una proclamazione della parola di Dio e una professione di fede della comunità dei credenti» (Direttorio n. 69). Il rito liturgico, infatti, radica in Cristo l’amore umano degli sposi e al tempo stesso è proclamazione di senso. Decidendo di unire le loro vite invocando la benedizione del Signore, gli sposi cristiani testimoniano la loro fede e proclamano la perenne attualità del mistero grande (cf. Ef 5) dell’amore di Colui che ha amato la sua chiesa fino a donare per lei la propria vita. La coppia, in virtù del sacramento, diventa così immagine viva del mistero stesso della chiesa. Non va infine dimenticato, come contesto prossimo in cui leggere il nuovo Rito, il progetto pastorale per il primo decennio del terzo millennio Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia».

Le novità del Rito

Ma vediamo più da vicino le più significative novità del Rito, che diventerà obbligatorio a partire dalla prima domenica di avvento. Il libro liturgico è articolato in tre capitoli e un’appendice, nella quale sono raccolte le letture bibliche, alcune orazioni, esempi per la preghiera dei fedeli e alcune proposte musicali per il canto delle benedizioni e di alcune acclamazioni.

Rito del matrimonio nella celebrazione eucaristica (cap. I). Gli adattamenti di maggior rilievo sono: l’inserimento della memoria del battesimo, delle litanie dei santi e la possibilità di collocare la benedizione nuziale dopo il consenso degli sposi e lo scambio degli anelli.

• La memoria del battesimo evidenzia il fondamento teologico dell’atto del consenso, che nella tradizione occidentale è l’elemento costitutivo del sacramento. È in forza del loro sacerdozio battesimale che gli sposi, attraverso i gesti e le parole dello scambio del consenso e degli anelli, partecipano al mistero dell’alleanza pasquale e sono ministri del sacramento. Nella monizione che introduce il rito, il battesimo è infatti definito sorgente e fondamento di ogni vocazione dal quale nasce e prende vigore l’impegno di vivere fedeli nell’amore. Il consenso è perciò la risposta degli sposi ad una parola di amore che li precede: la scelta libera degli sposi si fonda sul dono battesimale che li ha iniziati alla possibilità di amare. In tal modo appare chiaro che lo stato matrimoniale è il modo proprio con cui gli sposi vivono la grazia battesimale e perfezionano la loro identità cristiana.

• Le litanie dei santi; sono una sequenza rituale tipica della tradizione liturgica romana, già presenti nella celebrazione di alcuni sacramenti (battesimo, ordinazione) e in altri riti particolari (professione religiosa e monastica). Esse costituiscono un momento celebrativo in cui si attua la dimensione ecclesiale del matrimonio: la preghiera litanica, infatti, realizza la comunione della chiesa totale, quella pellegrina e quella gloriosa. Tutta l’assemblea si fa solidale con gli sposi, implorando per loro l’intercessione di quelle persone che hanno testimoniato sulla terra fedeltà nell’amore sponsale. La presenza delle litanie, in cui si invocano i santi che hanno vissuto l’esperienza coniugale (Gioacchino e Anna, Zaccaria ed Elisabetta, Aquila e Priscilla, Mario e Marta, Monica, Tommaso Moro, Giovanna Beretta Molla), evidenzia il valore del sacramento del matrimonio in rapporto con gli altri stati di vita e richiama la piena assunzione da parte degli sposi della vocazione loro propria nel mistero della chiesa.

• La possibilità di anticipare la benedizione nuziale dopo il consenso e lo scambio degli anelli permette di cogliere nella forma rituale la connotazione trinitaria del matrimonio. Essa infatti è atto di riconoscenza al Dio della creazione e dell’alleanza, memoria dell’opera di Cristo-Sposo, invocazione fiduciosa dello Spirito nella cui forza il mistero si realizza nell’hodie celebrativo.

La stretta relazione tra memoria del battesimo, il consenso e la preghiera di benedizione illumina il valore del consenso come risposta umana ad una parola divina di amore che la precede e la rende possibile. La benedizione invocata da colui che presiede, è garanzia che nel donarsi reciproco degli sposi è Dio che dona l’uno all’altro.

Adattamenti testuali. Gli adattamenti nella traduzione dei testi riguardano alcune espressioni del consenso e le monizioni. I più significativi testi di nuova composizione sono: una formula per la manifestazione del consenso e una preghiera di benedizione.

– Nella manifestazione del consenso l’espressione «Prendo te…» della precedente traduzione italiana è stata sostituita con «Ti accolgo…» che, insieme all’aggiunta «con la grazia di Cristo», permette di caratterizzare l’esperienza del consenso come la risposta ad un dono e non come una presa di possesso.

– È stata introdotta una formula alternativa in sostituzione delle interrogazioni prima del consenso, nella quale gli sposi dichiarano le loro intenzioni circa la libertà, la fedeltà e l’educazione dei figli. Compare inoltre una nuova formula per la manifestazione del consenso: «Sposo: N., vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? Sposa: Sì, con la grazia di Dio, lo voglio. E tu, N., vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? Sposo: Sì, con la grazia di Dio, lo voglio. Insieme: Noi promettiamo di amarci fedelmente, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di sostenerci l’un l’altro tutti i giorni della nostra vita».

– è stata preparata anche una nuova preghiera di benedizione, di andamento prevalentemente cristologico. Da non dimenticare inoltre che le prime tre preghiere di benedizione, già nell’edizione tipica latina, sono state arricchite sul versante dell’attenzione alla dimensione pneumatologica. La rubrica che le introduce prescrive il gesto delle mani stese sugli sposi e nel testo è stato inserito il riferimento al dono dello Spirito che riversa nei cuori l’amore di Dio che dà forza e ardore. Le benedizioni poi esplicitano nelle intercessioni i diversi effetti della grazia dello Spirito Santo e costituiscono un arricchimento della teologia pneumatologica e nuziale. È inoltre da segnalare che il terzo e il quarto formulario prevedono anche interventi/acclamazioni da parte dell’assemblea.

Altri adattamenti testuali riguardano le monizioni, che, per loro natura, secondo i documenti ufficiali, sono elementi che più liberamente si possono e si devono adattare.

Adattamenti gestuali. Gli adattamenti gestuali più significativi sono:

* l’aspersione con l’acqua durante la memoria del battesimo, gesto già presente nel Messale Romano nel rito di benedizione e aspersione dell’acqua;

* la venerazione del libro dei vangeli anche da parte degli sposi: con questo gesto gli sposi esprimono il loro legame con la parola di Dio e attestano di voler mantenere sempre vivo tale rapporto;

* un canto di ringraziamento o un’acclamazione di lode dopo lo scambio degli anelli o dopo la preghiera di benedizione, se questa è anticipata.

Già presenti nell’edizione tipica latina, dove le consuetudini del luogo lo prevedono e altrove, con il consenso del vescovo, sono possibili due gesti, derivati dalla tradizione orientale:

* l’imposizione del velo sugli sposi (velatio) prima della benedizione, come segno della comunione di vita che lo Spirito, avvolgendoli con la sua ombra dona loro di vivere;

* l’incoronazione degli sposi dopo la consegna degli anelli, come segno della loro partecipazione alla regalità di Cristo.

Rito del matrimonio nella celebrazione della Parola (cap. II). La seconda edizione latina nel secondo capitolo, prevede la possibilità di celebrare il sacramento del matrimonio sine missa, quando il parroco lo ritenga opportuno, «tenute presenti sia le necessità della cura pastorale, sia le modalità di partecipazione alla vita della chiesa degli sposi e degli invitati» (Praenotanda n. 29). Tale possibilità risponde ad una esigenza di carattere pastorale: quella di tener conto della diversa situazione di fede degli sposi e dell’assemblea che partecipa alla celebrazione del matrimonio, e di essere attenti in tal modo a quelle persone, che da una parte desiderano sposarsi in chiesa perché si dichiarano credenti, ma dall’altra riconoscono di essere ancora in cammino verso una fede matura e consapevole. Diversa infatti è la situazione di chi aderisce con convinzione alla fede e ha vivo il senso di appartenenza alla chiesa e di chi, invece, non ha ancora compiuto una scelta consapevole di fede ma non la esclude esplicitamente. L’esperienza e la prassi pastorale italiana dicono che non sono rare le situazioni di questo genere nelle nostre comunità.

Il lavoro di adattamento del secondo capitolo si è ispirato ad un importante principio: le ragioni che possono consigliare il ricorso alla celebrazione del sacramento nella liturgia della Parola non devono impedire, ma piuttosto sollecitare un’azione rituale che non sia una semplice sottrazione (o diminuzione) rispetto alla celebrazione nella celebrazione eucaristica. Infatti, anche là dove per motivi pastorali l’eucaristia non viene celebrata, essa deve poter emergere – sebbene in quel momento solo attesa e desiderata – come culmine e fonte della celebrazione della Parola, del consenso e della benedizione degli sposi. Per questo il secondo capitolo ha un titolo che non sottolinea la negazione (“sine missa”): “Celebrazione del matrimonio nella liturgia della Parola”.

Questa seconda possibilità è articolata in una sequenza rituale che utilizza un linguaggio più semplice e più immediato. è qui sottolineato in modo particolare il rapporto con il battesimo, mediante il rito di aspersione con l’acqua, e l’attesa dell’eucaristia, attraverso l’atto della consegna della Bibbia. Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, il sacerdote (o il diacono) prende il volume della Bibbia e lo consegna nelle mani degli sposi dicendo: «Ricevete la parola di Dio. Risuoni nella vostra casa, riscaldi il vostro cuore, sia luce ai vostri passi. La sua forza custodisca il vostro amore nella fedeltà e vi accompagni nel cammino incontro al Signore».

La distribuzione della comunione è proposta solo nel caso in cui il rito, per la mancata disponibilità di una sacerdote, viene presieduto da un diacono. In effetti quando ragioni di opportunità portano alla celebrazione del matrimonio in una celebrazione della Parola, sembrerebbe incongruente procedere poi comunque al rito della comunione.

Rito del matrimonio tra una parte cattolica e una parte catecumena o non cristiana (cap. III). Questo capitolo non offre particolari adattamenti. Si tratta di una traduzione, che riprende quasi alla lettera l’analogo capitolo del rituale latino. Da segnalare l’attenzione, nelle formule, alla “verità” del segno. Alla parte non cristiana non viene prescritto di utilizzare espressioni che suonerebbero contraddittorie con il suo stato. Nello scambio del consenso non compaiono infatti le parole «con la grazia di Cristo», introdotte nei capitoli precedenti, così come allo scambio degli anelli solo la parte cristiana può aggiungere «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Anche nelle monizioni è presente questa preoccupazione. Nel rito di accoglienza si richiama che per i credenti Dio è fonte dell’amore e della fedeltà e la preghiera del Padre nostro è introdotta invitando: «Coloro che credono in Cristo invochino il Padre con la preghiera della famiglia di Dio, che il Signore Gesù ci ha insegnato».

Arricchimento del Lezionario. Nel 1969 venivano pubblicati quasi contemporaneamente per la chiesa universale le edizioni tipiche dell’Ordo celebrandi matrimonium (OCM1) e dell’Ordo lectionum missae (OLM1), con eguale proposta di lezionario per la celebrazione del matrimonio. La proposta era straordinariamente ricca, data la quasi inesistenza di una tradizione in questo campo: 28 pericopi in totale, con ampio ricorso a brani dell’AT e del NT, e con apparato di titoli, di versetti alleluiatici e responsoriali, che rendevano più trasparente il mistero celebrato.

Quando nel 1990 è apparsa la seconda edizione dell’Ordo celebrandi matrimonium il lezionario ivi riportato si presentava come la ratifica di un lungo cammino fatto in breve tempo: dalla quasi inesistenza di un lezionario proprio per il Rito del matrimonio a quella di 28 pericopi del 1969, fino ad una scelta che poteva disporre di ben 40 letture.

L’abbondanza di testi esprime la nuova consapevolezza ecclesiale della capacità della Parola di illuminare lo scambio del consenso come momento della storia della salvezza e segno della presenza misteriosa dell’amore sponsale di Cristo.

Il progetto di arricchimento del lezionario intende sviluppare ulteriormente questa scelta fondamentale per mettere a disposizione della chiesa italiana una più ampia raccolta di testi. La motivazione principale è quella di esplicitare la dimensione sacramentale di tutta la vita matrimoniale. Il maggior numero di testi renderà inoltre possibile una scelta più varia per il momento della celebrazione, ma gli stessi potranno essere utilizzati anche come strumenti per una preparazione previa dei fidanzati e per un accompagnamento mistagogico delle coppie cristiane nella loro esperienza matrimoniale.

Angelo Lameri

Angelo Lameri

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