So già quello che mi vuoi rinfacciare e te lo anticipo: è dal giorno della cresima che non mi vedi in Chiesa, al gruppo non ci sono mai venuto, faccio casino col motorino sul piazzale mentre tu dici messa con le tue vecchiette, mi piace bere qualche birretta e fumarmi anche qualche cicca. Però non ho ancora preso una brutta strada, quella “brutta strada” di cui tu ci parlavi...
Ciao don! Ti ricordi di me, vero? Per favore: non farmi la solita ramanzina. So già quello che mi vuoi rinfacciare e te lo anticipo: è dal giorno della cresima che non mi vedi in Chiesa (non che prima ci venissi tanto, però almeno mi facevo vivo una volta al mese), al gruppo non ci sono mai venuto (con l'aggravante di non aver neppure oggi l'intenzione), faccio casino col motorino sul piazzale mentre tu dici messa con le tue vecchiette, mi piace bere qualche birretta e fumarmi anche qualche cicca. Però non ho ancora preso una brutta strada, quella “brutta strada” di cui tu ci parlavi mentre ci preparavi alla Prima Confessione. A meno che per te “brutta strada” non sia innamorarsi di una ragazza, andare in vacanza con lei e, son sincero, ogni tanto pure farci l'amore: sai che su queste cose io e te siamo sempre stati in conflitto. Mi sembra una buona panoramica. Ovviamente mancano tutte quelle piccole cose a cui tu tenevi molto: qualche bestemmia, piccole omissioni, discreti gesti di cronaca nera tra le mura di casa mia. Ecco tutto: vedi che l'esame di coscienza che ho imparato a catechismo lo applico con sincerità? Magari poi non mi pento (non perché sono cattivo ma perché non riesco a vedere dove sia il male) ma almeno penso di avere una visione onesta della mia cronaca quotidiana.
Ti scrivo perché mia cugina Marta l'altro giorno mi ha mandato per email un invito. Il titolo era figo: “Tutte le bufale del don. Al Bar Centrale il Papa gli tira le orecchie”. Mi ha incuriosito e mi son detto: “finalmente il don la smetterà con quelle quattro storielle dell'asilo!”. Mia madre poi mi ha spiegato la storia del Papa e mi ha detto (spero di aver capito bene) che pure lui si è stancato e ha chiesto un anno intero per parlare di Gesù. A parte il fatto che io pensavo che voi preti parlaste sempre di Gesù, il Papa deve aver pensato più o meno così: “siccome qui la gente non viene più in Chiesa, o parliamo in modo che capisca oppure cambiamo gestione d'uso ai luoghi sacri”. Ovviamente lui sarà stato più fine, con quel suo latino declinato con accento tedesco che tutto sommato me lo rende pure simpatico; ma l'idea deve essere stata questa. Io ho pensato subito a te perché mi son detto: “il Papa parla ma poi è quel povero Cristo di prete che deve prendersele qui in paese”. Certo che è un po' ridicolo tutto questo: tu dei missionari ci hai sempre detto che vanno nei paesi lontani per parlare di Cristo, per portare la Bibbia, per aprire nuove chiese. Con la barba lunga e i sandali ai piedi ce li hai sempre descritti quando chiedevi una monetina per loro (quanto ti piacciono i diminutivi, don: a me fanno venire il latte sotto le calcagna, sappilo!). Adesso il Papa è come se dicesse: “invece di andare in giro per il mondo, state a casa vostra e parlate di Cristo per le strade dei vostri paesi”. Si sono invertite le parti: è il nostro paese che è da evangelizzare!
Mi è venuta un'idea. Perché quest'anno non ci vieni anche tu al Bar Centrale con noi? Guarda che io e i miei amici non è vero che ce ne freghiamo della religione: è che così come ce la presenti ci annoia da morire. E poi quel Gesù che ci raccontano le tue catechiste ci ha tolto la passione: davvero Gesù era tranquillo, pacifico, dolce, remissivo, con il collo inclinato sulla spalla destra e gli occhi stralunati rivolti verso il cielo? A noi ogni tanto viene il sospetto che anche Gesù si emozionasse e provasse dei sentimenti, avesse un cuore sensibile e una tenerezza nascosta. Che abbia conosciuto la rabbia e l'amore, lo stupore e l'angoscia, la trepidazione e il pianto, la gioia e l'innamoramento. Che anche Gesù avesse bisogno di affetto come noi. Guarda che se tu ci parlassi di questo Gesù a noi ci batterebbe ancora il cuore perché lo sentiremmo vicino e giovane, con i nostri stessi problemi e sogni, frastornato di speranze e capace di desideri altissimi. A noi un Gesù così ci manca, don: perché non ce lo hai mai raccontato, porca miseria! È per questo che siamo arrabbiati con te e tutta la tua “tribù dell'oratorio”. Uffa. Anzi: cavoli!
Facciamo così. Quest'anno mettiamo da parte gli screzi e ripartiamo da Lui. L'hai scritto anche tu sulla facciata della Chiesa: “Ripartire da Cristo”. Per un anno basta bans e castagnate, Gardaland e santuari vari. E lascia stare pure il dilemma “riscaldamento a pavimento: sì o no?” che scrivi nel foglietto parrocchiale. Non ce ne frega nulla di questo, don! Parlaci di Gesù quest'anno, punto e a capo. E noi – a motori spenti – ti racconteremo di quella nostalgia che ci lacerava dentro mentre sognavamo un Gesù che tornasse a farci battere il cuore.
Ti aspettiamo al Bar: se manchi...lo diciamo al Papa stavolta! E non ti farà più Monsignore! I tuoi miscredenti del Bar Centrale
Don Marco Pozza
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