A Napoli mette da parte il discorso preparato e risponde a tre domande poste da una ragazza, da un'anziana e da una coppia di sposi...
«Scusate se sono seduto, ma sono stanco… ma voi napoletani, eh? Mi fate muovere!». Ultimo appuntamento di una giornata molto intensa per Papa Francesco a Napoli. Prima di riprendere l’elicottero che per le 19 lo riporta in Vaticano, Jorge Mario Bergoglio si ferma sul lungomare Caracciolo per incontrare i giovani del capoluogo campano. Mette da parte il discorso preparato e risponde a tre domande – poste da una ragazza, da un’anziana e da una coppia di sposi – sui temi più disparati, dalle nozze alla crisi della famiglia, dalla teoria del gender ai silenzi di Dio.
«Il nostro Dio è il Dio delle parole, dei gesti, dei silenzi», ha detto il Papa ad una ragazza che gli aveva chiesto ragione del dolore innocente che c’è nel mondo. «Il più grande silenzio di Dio è la croce: Gesù ha sentito il silenzio del padre fino a chiamarlo abbandono: “Padre perché mi hai abbandonato?” E poi è successo quel miracolo, quella parola, quel gesto grandioso che è stata la risurrezione. Ma il nostro Dio è anche Dio dei silenzi, e sono silenzi che non puoi spiegare se non parli con il crocifisso. Per esempio, perché soffrono i bambini? Come mi spieghi questo? Dove trovi una parola di Dio che lo spieghi? È uno dei grandi silenzi di Dio. Il silenzio di Dio non dico che si possa capire, possiamo avvicinarci guardando il Cristo crocifisso, Cristo che muore, Cristo abbandonato. È questa la verità», ha proseguito il Papa. «Io non posso ingannarti dicendo: andrà tutto bene, sarai felice, avrai una buona fortuna, soldi. No, il nostro Dio fa anche i silenzi. Parole, gesti e silenzi, queste tre cose devi unirle nella tua vita. Questo mi viene da dirti: scusami, non ho un'altra ricetta».
Il Papa ha poi risposto a Erminia, una vedova di 95 anni che ha trovato il sostegno di una «comunità cristiana», iniziando da una battuta: «Si accomodi… perché quando io sento dire che lei ha 95 anni, ho voglia di dirle: se lei ha 95 anni, io sono Napoleone!». Il Papa ha ripreso il concetto di «cultura dello scarto», evocato dalla signora, denunciando lo scarto di anziani e bambini nella società odierna, «usa e getta». E, rievocando quanto già detto in una recente udienza generale del mercoledì, sui genitori anziani abbandonati nelle case di riposto dai figli, ha sottolineato che «l’affetto è la migliore medicina», soprattutto per gli anziani, mentre, senza «eufemismi», nella società di oggi a volte prevale la «eutanasia», non solo quando «ti danno una puntura e ti mandano dall'altra parte», ma anche la «eutanasia nascosta: non darti le medicine, non darti le cure, farti la vita triste e così si muore».
Ad una coppia di sposi che chiedeva della difficoltà della famiglia nel frangente attuale, il Papa ha detto che «la famiglia è in crisi, e non è una novità», ed ha elencato una serie di cause diverse: dalla mancanza di fede («Stiamo ancora cercando una chiesa in armonia con il vestito, e poi il ristornate vicino alla chiesa, e poi le bomboniere: ma dimmi, con che fede ti sposi, è un fatto sociale?») alle «colonizzazioni ideologiche» che ci sono in Europa e oltreoceano: «Modalità, proposte, anche quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender e che fa tanta confusione: la famiglia è sotto attacco». Bergoglio, che ha sottolineato di non avere «ricette», ha però indicato nella «testimonianza» e nella «preghiera» due concetti-chiave per affrontare in modo maturo l’amore («tiratevi pure i piatti, ma fate la pace prima di andare a dormire»), ed ha ricordato che proprio per questa crisi della famiglia «il Signore ha voluto il sinodo sulla famiglia».
Il Papa, che prima del lungomare aveva incontrato i malati nella basilica del Gesù nuovo, ha concluso l’incontro con i giovani ricordando che il primo giorno di primavera è «giorno dei giovani» e sottolineando che «se noi vogliamo che il nostro popolo abbia futuro, abbiamo cura dei giovani, cercando per loro il lavoro e strade di uscita da questa crisi, dando loro i valori dell'educazione, e abbiamo cura degli anziani, che portano saggezza della vita». Infine il commiato: «A Maronna v’accompagne».
Iacopo Scaramuzzi
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