Il paradosso delle Paralimpiadi

Molti atleti applauditi se fossero inglesi non sarebbero mai nati. Nel Regno Unito la legge infatti permette l'aborto “per motivi sociali” fino alla ventiquattresima settimana di vita del feto (sesto mese di gravidanza), ma è possibile praticare aborti ancora più tardivi motivati da “malattie gravi del feto”.

Il paradosso delle Paralimpiadi

Un paradosso evidente che non può non saltare agli occhi. In questi giorni in cui le Paralimpiadi di Londra hanno riempito come mai prima le pagine dei giornali, il paradosso è ancora più lampante sfogliando siti e giornali inglesi, i quali dedicano quotidianamente decine di articoli alle imprese di atleti portatori di handicap che grazie a duri allenamenti e anni di fatica conquistano vittorie e medaglie uniche (anche al netto della tanta retorica mielosa sparsa sull’evento da chi lo commenta). Prima ancora che cominciassero – certamente sull’onda del successo delle Olimpiadi – i Giochi paralimpici avevano già fatto il tutto esaurito di biglietti. Una partecipazione straordinaria – inimmaginabile anche soltanto qualche mese fa – a una manifestazione che sta commuovendo il pubblico con storie e imprese di uomini e donne paraplegici, amputati, non vedenti e con altri forti deficit fisici.

Il paradosso è presto spiegato: buona parte degli atleti che emozionano il pubblico inglese probabilmente non sarebbero mai nati se fossero stati inglesi. Nel Regno Unito la legge infatti permette l’aborto “per motivi sociali” fino alla ventiquattresima settimana di vita del feto (sesto mese di gravidanza), ma è possibile praticare aborti ancora più tardivi motivati da “malattie gravi del feto”. Da circa un anno i dati che si riferiscono a questa scelta sono stati resi pubblici, e si è venuto a sapere che tra le “malattie del feto” si considerano la spina bifida, la sindrome di Down ma anche difetti rimediabili come il labbro leporino, il piede torto e alcune malformazioni del palato. Questo tipo di aborti Oltremanica è aumentato di circa il trenta per cento dal 2000 al 2010. Terra in cui spesso le più disparate teorie eugenetiche trovano alveo e ribalta, l’Inghilterra si trova di colpo spiazzata dalla realtà, capace di dimostrarsi  più forte delle teorie che fanno decidere preventivamente se una vita sarà degna di essere vissuta (e, parafrasando Plinio, che sarebbe meglio per loro non essere mai nati). James Parker, coordinatore di questa edizione dei Giochi paralimpici, ha chiesto che Londra ripensi i limiti dell’aborto. Vorrà dire qualcosa se i più applauditi in Inghilterra oggi sono persone con una “qualità della vita inaccettabile”.

 

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