La verginità di Maria nell'Incarnazione di Cristo ‚Äì afferma il grande Dottore della Chiesa ‚Äì fu necessaria per esprimere l'assoluta soprannaturalità e divinità del Redentore e per nascondere al demonio la venuta della salvezza del genere umano.
Lo straordinario Pontefice san Leone I, insediato sul trono di Pietro nel 440 d.C., governò per circa vent’anni la Santa Chiesa di Dio con altissimo prestigio, autorità e dottrina, come pochi altri nella storia, nel periodo difficilissimo dell’instabilità dell’Impero Romano che cadeva e si sgretolava sotto i colpi tremendi delle invasioni barbariche. Per due volte, grazie al suo carisma veramente soprannaturale, salvò Roma, prima dagli Unni guidati dal feroce Attila costretto, non si sa da quale segno misterioso, a tornare al di là delle Alpi dopo aver incontrato il Santo Pontefice (452), e poi dai Vandali di Genserico che arrivarono a saccheggiare la città ma, per intervento di san Leone, risparmiarono la vita di tutti i cittadini (455). Il Pontefice, di grande cultura, non mancò di sottolineare la preminenza della Sede Romana sulle altre sedi e con profitto intervenne sulla controversia monofisita annullando un concilio che aveva sostenuto questa dottrina eretica, il cosiddetto Concilio di Efeso (449), poi chiamato “Latrocinio di Efeso” o “Brigantaggio di Efeso”, per l’annullamento avuto da parte del Papa, che fece rifare il Concilio con i suoi delegati ufficiali a Calcedonia nel 451, dove fu formulata finalmente la vera Dottrina cattolica (duplicità di natura, divina e umana, in Cristo) contro il monofisismo (unicità della natura divina in Cristo). Per le sue altissime qualità morali e teologiche fu proclamato “Magno”, “Grande”, oltre che Santo e Dottore della Chiesa.
Un Papa così eccelso, fu naturalmente debitore delle sue qualità alla continua meditazione e devozione dei Misteri di Cristo per mezzo di Maria. Ecco come da grande maestro e con sublime stile retorico ci spiega il senso mistico e teologico della Nascita di Cristo mediante il parto della Vergine: «Egli fu generato attraverso una natività nuova, perché concepito da una Vergine, e nato da una Vergine senza il concorso della concupiscenza carnale di un padre e senza danno dell’integrità della Madre; tale origine infatti conveniva al futuro Salvatore degli uomini, destinato ad avere in sé la natura della sostanza umana, senza subire la contaminazione della carne dell’uomo. Iddio stesso è autore di quel Dio che nasce nella carne [...]. Dissimile la sua origine, ma simile alla nostra è la sua natura, ed è al di fuori dell’umano costume e della consuetudine umana quanto ora crediamo per fede. È stato disposto dall’onnipotenza divina che Essa, Vergine, abbia concepito; che Essa, Vergine, abbia dato alla luce il figlio e Vergine sia rimasta. Qui non è questione che riguardi la condizione della Madre, ma la libera decisione del Figlio, il quale è nato uomo come Egli stesso voleva e poteva. E allora, se tu cerchi la realtà della sua natura, riconosci pure la materialità dell’uomo; se invece tu scruti il segreto della sua origine, devi ammettere l’intervento della potenza divina. In effetti, il Signore Gesù Cristo è venuto ad estirpare le radici delle nostre infezioni, non a subirle, non è venuto per essere contagiato dai nostri vizi, ma a medicarli. È venuto per curare ogni depressione della nostra corruzione e per guarire tutte le ferite delle anime coperte di piaghe. Era pertanto necessario che nascesse in una nuova forma, Colui che recava al corpo degli uomini la nuova grazia di una integrità immacolata; era necessario che nel suo nascere, la purezza del figlio preservasse intatta l’originale integrità della Madre, e che la virtù dello Spirito Santo a Lei comunicata, conservasse sicura questa difesa del pudore, di cui Egli si era compiaciuto, come pure quello stesso sacrario della santità [Maria]; Egli infatti aveva stabilito di rialzare tutto ciò che era caduto, di ricongiungere solidamente tutto ciò che era spezzato, e di concedere alla purezza, moltiplicandole, le forze necessarie per superare le seduzioni della carne. Ne seguiva che la verginità, la quale nelle altre donne non poteva essere preservata nella maternità, diveniva imitabile anche in quelle grazie alla rinascita spirituale» [1].
La Verginità di Maria quindi è necessaria all’Incarnazione del Figlio di Dio per manifestare l’assoluta purezza, soprannaturalità, divinità della sua Persona, venuta a liberare l’uomo da ogni macchia. Senza macchia doveva allora esser la concezione e il parto di Maria, cioè in stato di perfetta verginità. Ma c’è un altro motivo che era già stato accennato da sant’Ignazio di Antiochia, per cui il Figlio di Dio si serve del parto di una donna, sia pur Vergine, per entrare nel mondo: «Cristo volle nascere da una Vergine [...] perché il demonio ignorasse che per il genere umano era nata la salvezza e così restando a lui nascosta quella concezione del tutto spirituale, null’altro vedesse se non quello che è dagli altri uomini e non credesse che fosse nato in altro modo se non in quello in cui nascono tutti gli altri uomini. Perciò il demonio ritenne uguale a quella di tutti l’origine di Colui del quale egli osservava la natura simile a tutti e non pensò certo che fosse libero dalle catene della colpa Colui che egli non vedeva esente dalle debolezze della mortalità. Ben veritiera risulta dunque la misericordia di Dio: infatti pur avendo in potere molti ed ineffabili modi per riabilitare il genere umano, Egli elesse di preferenza, per attuare il suo disegno, questa via, per la quale non dovesse all’efficacia della sua onnipotenza per distruggere le ragioni del demonio, ma unicamente alle ragioni della giustizia. E in realtà la superbia dell’antico nemico non senza motivo rivendicava per sé il diritto alla tirannia sopra tutti gli uomini, e non senza un diritto immeritato reprimeva coloro che egli era riuscito a distogliere spontaneamente dal comando di Dio per passare alla soggezione del suo volere».
Il diavolo quindi pensa che anche Cristo sia soggetto alla legge del peccato per il parto di Maria e pensa di assoggettarlo con tutte le tentazioni e le pene possibili. Ma proprio la sua ferocia verso Cristo sarà la sua sconfitta, perché Cristo, pur essendo uomo, è Dio, ripieno di Spirito Santo e in nessun modo subirà, neppure nella sua Carne, risorta dai morti, l’offesa del demonio: «E così dove non giunse la trasfusione di seme umano, nemmeno si mescolò la prima origine del peccato. Quell’inviolata Verginità [di Maria] non conobbe la concupiscenza, pur somministrando la materia sostanziale della natura umana. Dalla Madre il Signore assunse la natura umana, non la colpa. Venne creata per Lui la forma di servo senza la condizione servile, poiché l’uomo nuovo venne conformato all’uomo vecchio, in modo da ricevere la realtà della natura umana ed escludere il marchio dell’antica eredità peccaminosa» [2].
La conclusione è che dobbiamo molto onorare Maria perché si è resa artefice insostituibile della venuta nel mondo di Dio e della sua vittoria unica e suprema sul demonio, da cui sola l’uomo può attingere grazia e salvezza: «Sia in noi la fede indubitata nella integrità verginale di Maria e nella sua verginale maternità. Onorate con un servizio santo e sincero il sacro e divino mistero della restaurazione dell’uomo; abbracciate Cristo che nasce nella stessa nostra carne [quella di Maria]» [3].
Note [1] San Leone Magno, Omelia 22, 2 (in PL 54, 193B-199A). [2] Ivi, 3. [3] Ivi, 6.
Padre Luca M. Genovese
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