Il valore della vita e dell'uomo

Come, io non posso dirlo.. Spero che gli altri si risveglino da questo letargo globale e inizino, per se stessi, per tutti quanti, a lottare...

Il valore della vita e dell’uomo

da Quaderni Cannibali

del 10 novembre 2009

 

Qual è la forza ideale che la società degli adulti sa oggi trasmettere ad un adolescente? Qual è la consistenza della capacità educativa delle figure di riferimento di un giovane in crescita?

Propongo la lettura di questo componimento perchè ci faccia riflettere.

 

 

 

 

TRACCIA: “La prima tragedia che deve essere urgentemente affrontata è la perdita del valore di se stesso che sente l’uomo” (E. Sabato, La resistencia). Spiega e commenta.

 

Un giorno accade a tutti. Silenziosa e devastante una faglia si squarcia sul nostro mondo. E improvvisamente si intravede un paesaggio estraneo, freddo, dove noi non siamo nessuno. E mai potremo esserlo.

 

L’uomo nasce con la convinzione di essere unico, protegge con forza la sua essenza, perchè sa che avrà solo quel momento, quella fugace fiamma che troppo presto torna alle ceneri. Questo è ciò che rialza il nostro capo dopo una sconfitta, che arresta le nostre lacrime dopo una delusione. Ed è ciò di più prezioso che l’uomo possegga: il senso del proprio valore. Ma nulla si è potuto fare per cambiare la visione che l’uomo ha assunto di sè negli ultimi decenni.

 

Le case sono diventate fili d’erba in un unico prato globale, le città sciami di lucciole senza posa. Ed è sorto un mondo dove l’uomo non è più nessuno, è uniformato agli altri; un mondo dove il contatto obbligato con gli altri, i media, ci suggerisce la nostra nullità di fronte alla moltitudine.

 

E la cosa più devastante è che hanno ragione, siamo gocce di un mare troppo grande e agitato per potersi accorgere di noi.

Fulminea la faglia ci attraversa da capo a piedi, sanguinante per la consapevolezza. Il nulla in cui siamo immersi ci spaventa, ci avvolge incontrovertibilmente.

 

Questa è una tragedia? No. E’ molto peggio. Una tragedia porta morte, devastazione, ruderi da piangere, macerie da sgombrare. Questa vita che ci possiede non ci annienta in maniera indolore. E’ una lenta tortura basata sul senso che abbiamo di noi stessi e che ci viene sminuito.

 

Dunque l’uomo, per difendersi, non può far altro che soffocare la propria volontà di emergere e diventare un automa, come troppo spesso ci viene imposto dal mondo. Pena, un logorante senso di ingiustizia che ogni giorno ci assorda, pregandoci di riprenderci le nostre vite, le nostra aspettative. Sono ancora giovane per deporre le armi ma non corro alla battaglia gettandomi tra le fauci del nemico. Ho già sentore del suo potere e lo temo.

 

Temo il momento in cui dovrò rinunciare ai miei sogni, perchè li vedrò impossibile, irrealizzabili. Temo quel momento preciso, quell’istante che marca l’uomo per sempre e lo consegna alle tenebre dell’approssimazione. Questo è peggio che morire, peggio di una tragedia.

 

L’espandersi dell’uomo ha portato al suo isolamento, il suo progresso al regresso morale. Si, io mi sento soffocata. Io mi sento estranea al mondo. Ho paura di andarmene senza aver visto tante cose, e averne fatte altrettante. Come possono le persone arrendersi e consegnare al vento le loro anime, perchè timorose di non poterle nutrire?

 

No. Io non voglio vivere in questo mondo. Non voglio sentirmi estranea sul palco della mia unica prima. Voglio vivere, non sopravvivere. Ed è difficile in questo mondo che ci possiede e guida le nostre azioni. Ci convince che l’unico senso della vita è quello di apparire per meriti futili, inutili, legati al commercio e ai soldi.

 

Ci ordina di rinunciare ai sogni, perchè siamo troppo inetti per realizzarli, troppo piccoli di fronte alla forza di un muro fatto da schermi intermittenti, da slogan pubblicitari, da esche tentatrici. Il cambiamento è possibile, urgente, prioritario. L’uomo deve riappropriarsi di se stesso, trovare l’uscita da questo labirinto che troppi chiamano “casa”.

Come, io non posso dirlo.. Spero che gli altri si risveglino da questo letargo globale e inizino, per se stessi, per tutti quanti, a lottare.

 

Io la mia l’ho già iniziata: quando si diffonderà in voi la resistencia?

 

Matteo Lusso

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