Immigrati e criminalità: l'allarme è eccessivo

Viviamo un periodo di "nuova migrazione di popoli". Un contesto in cui le società sono sempre più multirazziali e multiculturali, ma in cui, al tempo stesso, aumentano i fenomeni di rigetto dell'altro e si propaga la convinzione che tutti gli stranieri siano criminali.

Immigrati e criminalità: l’allarme è eccessivo

da Quaderni Cannibali

del 19 ottobre 2009

Tra gli stranieri, la percentuale di criminalità non è molto più elevata che tra gli italiani. Gli immigrati sono persone che vorrebbero essere in regola con la legge: una normativa più flessibile li aiuterebbe.

 

Viviamo un periodo di 'nuova migrazione di popoli'. Un contesto in cui le società sono sempre più multirazziali e multiculturali, ma in cui, al tempo stesso, aumentano i fenomeni di rigetto dell’altro e si propaga la convinzione che tutti gli stranieri siano criminali.

 

Le cronache pullulano di fatti a sostegno di queste preoccupazioni. In ogni caso, anche quando il pregiudizio non viene generalizzato e indirizzato verso ogni straniero, persiste la convinzione che vi siano alcune 'collettività canaglia'. Prima è stato il turno dei marocchini, poi quello degli albanesi, ora quello dei romeni e in particolare dei rom, attualmente ai vertici dell’hit parade della cronaca nera.

 

Cosa c’è di vero quando si parla del rapporto tra immigrazione e criminalità? Ha cercato di analizzarlo, almeno sul piano statistico, una ricerca condotta dal Dossier immigrazione Caritas-Migrantes insieme all’agenzia Redattore sociale della Comunità di Capodarco. È emerso che, tra gli stranieri, il tasso di criminalità non è molto più elevato che tra gli italiani. Incidono tanto età e situazione socioeconomica.

 

Non esiste un collegamento diretto tra l’aumento della popolazione immigrata e l’aumento della criminalità. I dati Istat sulle denunce e sui residenti nel periodo 2001-2005 lo confermano: registrano infatti un aumento degli stranieri residenti pari al 101 per cento, a fronte di un incremento delle denunce contro stranieri pari al 46 per cento.

 

Prevalgono nella graduatoria, con 20 mila denunce a testa, Romania e Marocco, seguiti da Albania (11.973 denunce), Senegal (7.622), Tunisia (6.934): sono le collettività che si distinguono anche per il maggior numero di presenze in Italia. Le donne straniere, pur rappresentando la metà della popolazione immigrata, sono implicate in un caso su sette (incidenza del 13,4 per cento, più bassa rispetto alla media delle donne italiane, attestata al 15,2 per cento).

 

Gli stranieri regolari sono coinvolti nel 28,9 per cento delle denunce contro cittadini immigrati e hanno un tasso di criminalità più alto tra i ventenni e i trentenni, fascia di età in cui cominciano la propria vicenda migratoria, spesso incontrando grandi difficoltà. Dai 40 anni in poi invece – avviato il processo di inserimento, favorito da adeguate opportunità (casa, lavoro, ricongiungimenti familiari) – si rileva un tasso di delinquenza pari o inferiore a quello degli italiani. Per cui il futuro non dovrebbe riservare sorprese negative.

 

Infine, la questione irregolari. La criminalizzazione generalizzata degli stranieri in posizione irregolare risulta infondata per ragioni storiche, tenuto conto che metà degli attuali residenti stranieri una volta era irregolare e poi è stata regolarizzata, come nel caso ultimo delle 300 mila collaboratrici familiari. Gli immigrati sono per lo più persone che vorrebbero essere in regola con la legge (e una normativa più flessibile li aiuterebbe), ma il bisogno li può indurre alla devianza, anche sotto la spinta della malavita italiana e straniera.

 

 

In conclusione, si tratta piuttosto di collocare le nostre società dentro una prospettiva che garantisca a tutti sicurezza, legalità, ma anche uguale dignità di vita e di speranza. Gli immigrati per noi sono sì una 'scomodità'. Ma una 'scomodità' che fa crescere.

 

Non c’è dunque bisogno di aizzare qualcuno contro qualcun altro, ma di organizzarci in tanti a favore di tutti, per una convivenza corresponsabile, partecipata, costruttiva, giusta, fraterna e solidale.

 

don Vittorio Nozza (direttore della Caritas italiana)

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