Marco Pappalardo, insegnante catanese, ha raccontato la quotidianità del rapporto con i ragazzi nel suo "Diario (quasi segreto) di un prof." in cui parla con un pizzico di ironia e tanta passione educativa...
del 11 settembre 2017
Marco Pappalardo, insegnante catanese, ha raccontato la quotidianità del rapporto con i ragazzi nel suo "Diario (quasi segreto) di un prof." in cui parla con un pizzico di ironia e tanta passione educativa...
«Quando un gruppo di insegnanti sono riuniti, di certo stanno sparlando dei ragazzi... Per questo io li evito. All’intervallo preferisco stare coi ragazzi, vivere la dimensione salesiana del cortile, nei corridoi. Impari a conoscerli in un modo diverso da come te li trovi davanti in aula...».
Quarantun anni, catanese, anche Marco Pappalardo si prepara a un nuovo primo giorno di scuola. Insegnante di lettere, educatore cresciuto nel Movimento giovanile salesiano, ha raccontato la quotidianità del rapporto con i ragazzi nel suo Diario (quasi segreto) di un prof, un libro gustoso delle Edizioni San Paolo, in cui parla con un pizzico di ironia e tanta passione educativa della quotidianità della vita con i ragazzi in un liceo. Fino a ieri era quello dei Salesiani di Catania, adesso invece riparte dal Majorana-Arcoleo di Caltagirone. Dalla scuola cattolica alla scuola statale ed è un po’ come un ritorno al primo giorno da “prof”.
«Era il 2001 e mi ero appena laureato», ricorda Pappalardo. «L’opportunità arrivò da un istituto paritario, la scuola media delle suore Cappuccine del Sacro Cuore, qui a Catania. Era anche la prima volta che le suore sceglievano un insegnante maschio. Non fu un caso: in quel periodo avevano un gruppo di ragazzi affidati dal Tribunale dei minori, la necessità di una figura maschile si sentiva. Fu una bella avventura sia da un punto di vista didattico sia umano. Provai fin dall’inizio a metterci dentro quanto avevo vissuto nel mondo salesiano, l’idea di costruire relazioni con questi ragazzi. Alcuni mi capita ancora oggi di incontrarli, sui social network ma anche al mercato: “Professo’!”... In quegli anni per loro ero diventato davvero tutto, forse l’unico che li chiamava davvero per nome».
Sono stati questi ragazzi a “costruire” Marco come insegnante: «Ho capito chi volevo essere dentro il mondo della scuola: non un cultore di materie o chissà quale studioso, ma qualcuno che potesse fare del bene agli altri attraverso l’insegnamento delle discipline». Anche se durò solo tre anni: il progetto col Tribunale finì e si trattò di trovare un’altra cattedra».
«Passai direttamente all’ambiente salesiano», continua, «quello dove ero già inserito con l’oratorio. Mi trovai in mezzo a ragazzi di tutt’altra condizione, quella di chi sta bene economicamente ma magari ha mille altri problemi. Si trattò di reimpostare tutto, anche dal punto di vista didattico, trattandosi di un liceo. Ma è stata un’altra bella sfida».
Professore nel segno di don Bosco: che cos’ha ancora da dire il suo metodo educativo a un insegnante? «L’invito a stare in mezzo ai ragazzi», risponde il professor Pappalardo. «È troppo facile lamentarsi, fare capannello tra noi insegnanti. E poi la capacità della buona parola, quella che lui chiamava la parolina all’orecchio: non i grandi interventi, ma la parola personale detta al momento giusto, magari anche fuori dall’aula. Senza il timore di una relazione educativa personale accanto a quella con la classe».
Professore di italiano e latino, ma con il Vangelo accanto ai compiti in classe. «Mi piace particolarmente la pagina delle Beatitudini», racconta: «mi ricorda che non mi devo lamentare. E poi quella in cui Gesù dice che “tutto ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”. Spiega l’universalità dell’impegno educativo. Adesso vale anche per il mio passaggio alla scuola statale. Non è stato facile, ci ho pregato parecchio sopra: qualcuno lo vedrà come un tradimento, in fondo lascio una situazione comoda. Ma anche sotto il profilo educativo, mi sembra un passo importante per guardare a una dimensione più grande».
«Nella scuola pubblica vedo quel rivolgersi a “tutti nessuno escluso” di cui parla anche il percorso del Sinodo dei giovani», continua Pappalardo. «E anche in un ambiente laico per un professore nuova evangelizzazione può voler dire obiettivi concreti: offrire ai ragazzi la possibilità di imparare un metodo di approccio alla realtà, la possibilità di riconoscere se stessi, la capacità di sviluppare il senso critico, la possibilità di essere ascoltati veramente».
Ma c’è anche un altro aspetto fondamentale nella testimonianza cristiana di un professore: «Fare sempre bene il proprio dovere, nel miglior modo possibile. Anche perché i ragazzi ti sgamano subito, lo vedono chi sei. Ad esempio, fin dall’inizio mi sono preso l’impegno di portare alla prima lezione successiva il compito in classe. Molti ragazzi mi chiedono “Prof, ma lei come fa?”. E io rispondo: “Come lavorate voi lavoro anch’io”. Del resto è ciò che chiediamo agli studenti: fate bene il vostro dovere».
Nel libro, Pappalardo sostiene che bisognerebbe aggiungere una materia al curriculum di studi: la capacità di sognare.
«Molti ragazzi sono disillusi», commenta. «E a dire il vero lo sono anche troppi insegnanti. L’orientamento è all’efficienza, ai risultati, e questo porta ad accontentarsi del minimo indispensabile, dei voti. Anche i genitori spesso cadono in questa trappola, dimenticandosi che la domanda vera a un professore dovrebbe essere: “Mio figlio come sta a scuola?”. Coltivare i sogni insegna ad aspirare a qualcosa di grande per comprendere anche le piccole cose. Anch’io continuo a sognare. Fa crescere. E ti fa ritrovare un senso anche nell’italiano, nella storia, nella geografia».
Il sottotitolo è «Pozioni e incantesimi per connettersi con gli adolescenti a scuola». Nel suo Diario (quasi segreto) di un prof (Edizioni San Paolo) Marco Pappalardo illustra con un pizzico di umorismo la sua ricetta per fare di un anno scolastico un tempo speciale, persino magico e creativo. Nel pentolone si mescolano la vita del prof e quella degli studenti, il desiderio di trasmettere affezione allo studio. E la consapevolezza di svolgere una delle professioni più belle al mondo. Info: www.sanpaolostore.it
Giorgio Bernardelli
http://www.famigliacristiana.it
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