Introduzione

La preghiera esicastica, che porta a quella quiete in cui l'anima può abitare con Dio, è la preghiera del cuore.

Introduzione

da L'autore

del 01 gennaio 2002

La preghiera esicastica, che porta a quella quiete in cui l'anima può abitare con Dio, è la preghiera del cuore.

Per noi che tendiamo ad essere così razionalisti, è particolarmente importante imparare a pregare con il cuore e dal cuore. I Padri del deserto possono indicarci la strada. Anche se non offrono alcuna teoria sulla preghiera, le loro storie e i loro consigli concreti offrono i mattoni con cui i successivi scrittori spirituali ortodossi hanno edificato una spiritualità di grande forza e profondità. Gli scrittori spirituali del Monte Sinai, del Monte Athos, e gli starcy della Russia del XIX secolo sono tutti ancorati alla tradizione del deserto. Troviamo la migliore definizione della preghiera del cuore nelle parole del mistico russo Teofane il Recluso:

«Pregare è discendere con la mente nel cuore e qui continuare a restare dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di te». Nel corso dei secoli, questa concezione della preghiera è stata al centro dell'esicasmo.

La preghiera è stare alla presenza di Dio con la mente nel cuore, cioè in quel punto del nostro essere in cui non ci sono divisioni o distinzioni, e siamo totalmente integri e indivisi. Qui abita lo Spirito di Dio e qui ha luogo il grande incontro. Qui il cuore parla al cuore, perché qui noi stiamo dinanzi al volto del Signore, onniveggente, dentro di noi.

Dobbiamo tenere presente che qui il termine 'cuore' è usato nel suo pieno significato biblico. Nella nostra cultura la parola 'cuore' è diventata una parola tenera. Si riferisce alla sede della vita sentimentale. Espressioni come 'cuore infranto' e 'di cuore' indicano che noi spesso pensiamo al cuore come al centro caldo in cui hanno sede le emozioni in contrasto con il freddo intelletto dove i nostri pensieri trovano il loro ambiente naturale. Ma il termine cuore nella tradizione ebraico-cristiana si riferisce alla fonte di tutte le energie fisiche, emozionali, intellettuali, volitive e morali.

Dal cuore nascono impulsi insondabili come pure i sentimenti, gli stati d'animo e i desideri consci. Anche il cuore ha le sue ragioni ed è il centro della percezione e della comprensione. Infine, il cuore è la sede della volontà: esso fa progetti e perviene a decisioni giuste. Il cuore, quindi, è l'organo centrale e unificante della nostra vita personale. Il nostro cuore determina la nostra personalità ed è, di conseguenza, non solo il luogo in cui abita Dio, ma anche il luogo contro il quale Satana dirige i suoi assalti più furiosi.

È questo cuore il luogo della preghiera. La preghiera del cuore è una preghiera che si rivolge a Dio dal centro della persona e, quindi, coinvolge la nostra umanità nella sua totalità e integrità.

Uno dei Padri del deserto, Macario il Grande, dice: «Il compito principale dell'atleta [cioè, del monaco] è entrare nel proprio cuore». Questo non significa che il monaco dovrebbe cercare di riempire la sua preghiera di sentimento, ma che dovrebbe sforzarsi di lasciare che la sua preghiera riplasmi interamente la sua persona. E l'intuizione più profonda dei Padri del deserto: entrare nel cuore è entrare nel regno di Dio. In altri termini, la via che conduce a Dio passa attraverso il cuore. Isacco il Siro scrive: "Entrate prontamente nel tesoro che è dentro di voi; così vedrete le cose che sono in cielo, perché una sola è l'entrata che conduce ad entrambi. La scala che porta al Regno è nascosta nella vostra anima". Fuggite il peccato, immergetevi in voi stessi, e nella vostra anima scoprirete la scala su cui ascendere».

E Giovanni Carpathios dice: «Ci vogliono un grande sforzo e una grande lotta nella preghiera per raggiungere quello stato della mente che è libero da ogni agitazione; questo stato della mente è un paradiso dentro al cuore (letteralmente: 'endocardiaco'), il luogo, come ci assicura l'apostolo, dove 'Cristo abita in voi' (2 Cor ì3,5)».

I Padri del deserto nei loro detti ci orientano verso una concezione della preghiera assolutamente olistica. Essi ci distolgono dalle nostre pratiche intellettualizzanti, in cui Dio diventa uno dei tanti problemi che ci troviamo a dover affrontare. I Padri del deserto ci mostrano che la preghiera autentica penetra fino all'essenza della nostra anima e va a toccare ogni sua fibra, raggiungendo ogni suo angolo più remoto.

La preghiera del cuore è una preghiera che non ci permette di limitare il nostro rapporto con Dio  a parole interessanti o a pie emozioni. Per sua stessa natura, la preghiera del cuore trasforma tutto il nostro essere in Cristo proprio perché apre gli occhi della nostra anima alla verità di noi stessi così come alla verità di Dio. Nel nostro cuore, giungiamo a riconoscerci come peccatori abbracciati dalla misericordia di Dio. É questa visione che ci fa prorompere nel grido:

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».

La preghiera del cuore ci sfida a non nascondere assolutamente nulla a Dio e ad affidarci incondizionatamente alla sua misericordia. Perciò, la preghiera del cuore è la preghiera della verità. Essa smaschera le tante illusioni su noi stessi e su Dio e ci fa entrare nel rapporto autentico del peccatore con il Dio della misericordia. Questa verità è ciò che ci dà la 'quiete' dell'esicasta. Nella misura in cui questa verità si ancora nel nostro cuore, noi saremo meno distratti dai pensieri mondani e più risolutamente rivolti verso il Signore, che è Signore sia del nostro cuore sia dell'universo. Così, le parole di Gesù: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8), diventeranno reali nella nostra preghiera. Tentazioni e lotte resteranno fino alla fine della nostra esistenza, ma con un cuore puro noi saremo nella quiete anche in mezzo a un esistenza travagliata.

Questo solleva il problema di come praticare la preghiera del cuore in un ministero che non conosce quiete e tranquillità. A questa questione, che riguarda la disciplina, ora dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.

Henri Jozef Machiel Nouwen

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