Il contributo che segue, tratto dal testo Sentirsi amati di Henry Nouwen, ci aiuta a focalizzare la nostra vera identità e a rispondere ad una delle principali domande che da sempre l'uomo di pone: chi sono?La domanda per voi, così come per me, è: «Chi siamo?»; perché questa è la domanda che ci fa andare avanti. Durante tutta la nostra vita cerchiamo di rispondere a questa domanda: «Chi sono io?».
del 01 gennaio 2002
La nostra vera identità
Al centro della mia fede vi è la convinzione che siamo i figli e le figlie prediletti di Dio, e che uno degli immensi compiti spirituali che abbiamo è affermare e vivere una esistenza fondata su questa consapevolezza. Non è molto facile; infatti, la maggior parte di noi viene costantemente meno al compito di affermare la verità di ciò che siamo.
Potrei tracciare una linea su un cartellone appeso alla parete e dire: «Questa è la mia vita, la mia breve cronologia, queste le scansioni del mio tempo. Bene, sono nato nel 1932 e mi chiedo quale sarà il punto finale. Forse nel 2010? Non sarebbe poi tanto male!». In realtà, però, è questo qui tutto ciò che io ho. A vostra volta, voi potete disegnare il vostro punto di partenza un po' più in là e dire: «Sono arrivato qui». E potete mettere il vostro punto finale un po' più a destra del mio e dire: «Ho ancora un po' di anni davanti a me». Ma non fa molta differenza. È ancora un limitato, breve lasso di vita quello che avete. Un pezzo di vita che si consuma molto, molto presto.
La domanda per voi, così come per me, è: «Chi siamo?»; perché questa è la domanda che ci fa andare avanti. Durante tutta la nostra vita cerchiamo di rispondere a questa domanda: «Chi sono io?».
Sono quello che faccio ?
La prima risposta che spesso diamo è: «Sono quello che faccio». Ed è verissimo. Quando faccio buone cose e ho un po' di successo nella vita mi sento bene con me stesso. Ma quando fallisco comincio a sentirmi triste e depresso; e quando invecchio non posso fare molto, così mi dico: «Guarda quel che ho fatto nella mia vita… guarda, guarda, in fin dei conti ho combinato anche qualcosa».
Sono ciò che la gente dice di me?
O potremmo dire: «Sono ciò che la gente dice di me». È straordinario quello che la gente dice di voi. Anzi, talvolta è della massima importanza. Quando si parla bene di voi potete andare in giro tranquillamente; ma quando qualcuno comincia a dire male di voi, potreste diventare tristi. Ricordo di aver parlato a migliaia di persone che mi hanno assicurato: «È meraviglioso ciò che hai detto»; ma poi basta che una sola persona si alzi dica: «Beh, io penso che fosse un mucchio di sciocchezze», ed è quella la sola persona di cui in me si fissa il ricordo. Talvolta qualcuno quando parla contro di te può ferirti profondamente nel cuore; e quando al mattino qualcuno dice qualcosa di te che ti ferisce... questo può perseguitarti per la giornata intera e guastare il tuo umore.
Io sono ciò che ho ?
E potreste anche dire: «Io sono ciò che ho». Per esempio, io sono olandese, con dei bravi genitori, una buona educazione e una buona salute. Ma appena perdo qualcosa -se un membro della famiglia muore, la mia salute vacilla, o se perdo i beni che ho -allora posso scivolare nel buio interiore...
Spessissimo, gran parte delle vostre e delle mie energie sono dedicate al «sono ciò che faccio», «sono ciò che gli altri dicono di me», «sono ciò che ho»; e, voi lo sapete, quando questo avviene, la nostra vita diventa in fretta un movimento altalenante e deprimente. Quando la gente parla bene di me, quando faccio cose positive e possiedo tante cose, sono su di umore ed entusiasta; ma quando comincio a perdere, quando all'improvviso scopro che non posso fare più nulla, quando scopro che vengono meno gli amici, posso rapidamente cadere in depressione e stare davvero male. E prima ancora che ce ne rendiamo conto, voi e io andiamo a zig zag, su e giù, e gran parte della nostra fatica, della nostra energia mentale è un tentativo di rimanere a galla; e lo chiamiamo sopravvivere. Possiamo richiamarci al nostro buon nome, aggrapparci a qualche opera ben riuscita, appellarci ai nostri beni, ma sappiamo che alla fine vi è la parola che dice: «Dopotutto, moriremo».
E voi lo sapete, quando è questa la vostra vita, piena di alti e bassi, la fine è la morte. E quando siete morti, siete morti; nessuno parla più di voi, non avete più nulla e non potete fare più nulla. Perdete tutto. E quel vostro e mio breve tratto di vita è approdato al nulla. Ma ciò che voglio dirvi oggi è che tutto questo è sbagliato. Non dice chi siete voi e chi sono io. È questo che il demonio disse a Gesù quando costui andò nel deserto: «Trasforma le pietre in pane e mostra che puoi fare qualcosa». «Salta giù dal tempio e lascia che la gente ti afferri, così parlerà bene di te». «Inginocchiati davanti a me e io ti darò in possesso la terra». Allora siete amati perchè fate qualcosa, perché la gente parla bene di voi... e tutti vi ameranno. Ma Gesù risponde: «È una menzogna. È la più grande menzogna che provoca in voi e in me rapporti di violenza e di distruzione».
Io sono l’amato
Perché, io so chi sono. Io so chi sono. Perché prima che lo Spirito mi mandasse nel deserto per essere tentato, lo Spirito è sceso su di me e il Padre ha detto: «Tu sei il mio Figlio prediletto. Tu sei il mio amato Figlio. In te mi sono compiaciuto».
Ed è questa la voce alla quale Gesù si è attenuto durante la sua vita. La gente lo ha lodato e poi lo ha respinto, la gente ha detto 'osanna' e poi lo ha crocifisso. Ma Gesù si è tenuto aggrappato alla verità. «Qualunque cosa accada, sono il prediletto Figlio di Dio: questo è ciò che io sono». E ciò mi consente di vivere in un mondo che continua a respingermi o a esaltarmi, a ridere di me o a sputare su di me. Io sono l'amato. Non perché la gente dica che io sono grande, ma perché io sono l’amato, ancora prima di nascere.
Cari amici, se vi è qualcosa che voglio voi ascoltiate è che ciò che è detto di Gesù è detto di voi. Dovete sentire che siete le amate figlie e gli amati figli di Dio, e sentirlo non soltanto nella vostra testa ma nelle vostre viscere, sentirlo affinché tutta la vostra vita possa essere trasformata.
Volgiamo lo sguardo alle Scritture: Io ti ho amato di un amore eterno. Da tutta l'eternità ho scritto il tuo nome sulle palme delle mie mani. Ti ho formato nel profondità della terra e ti ho intessuto nel grembo materno. Io ti amo. Io ti abbraccio. Tu sei mio, io sono tuo e tu mi appartieni». Dovete ascoltarlo, perché se potete ascoltare questa voce che vi parla di eternità, in eternità la vostra vita diventerà sempre più la vita degli amati da Dio, perché è questo che siete.
Poi comincerete a scoprire che tutto ciò che fate nello scorrere del tempo si nutre della consapevolezza del vostro essere amati: è questo che siete. E quando cominciate a crederlo, allora questa conoscenza spirituale crescerà fino a trasformare la vostra vita quotidiana. Sarete ancora respinti, riceverete ancora lodi e subirete ancora sconfitte, ma non le vivrete più come una persona che ricerca in esse la propria identità. Le vivrete come persone amate. Vivrete il vostro dolore e la vostra angoscia, i vostri successi e i vostri fallimenti come chi sa ciò che è.
E voglio dirvi ancora una breve parola. La. voce di Colui che vi chiama prediletti è la voce del primo amore. Giovanni scrive: «Amatevi l'un l'altro perché Dio vi ha amati per primo» (15,12). La grande lotta è affermare quel primo amore. Siete stati amati prima che vostro padre e vostra madre, vostro fratello e vostra sorella e i vostri maestri vi amassero... Le persone che ci amano non ci amano sempre bene... Le persone che tengono a noi talora ci feriscono. E potete apprendere dalla vostra esperienza che le realtà che vi sono più vicine -il padre, la madre, i figli, i fratelli, gli insegnanti, le chiese- sono anche quelle che possono ferirvi di più. Come vivere questo dramma? Come vivere la nuda verità che in questo mondo amore e ferite non sono mai disgiunti? Possiamo viverlo soltanto quando rivendichiamo sempre quel primo amore.
Possiamo allora perdonare coloro che ci amano così miseramente, e possiamo riconoscere nell'amore che riceviamo un rimando o un barlume di quel primo amore reale. Potete tenervi stretti a questo? Ogni volta che avete la tentazione di diventare aspri o gelosi, di rimproverare rabbiosamente, di sentirvi respinti, potete tornare a dire: «No, io sono l'amata figlia di Dio». Anche quando sono respinto/a, quel rifiuto deve diventare per me un modo di affermare la verità; deve essere come una potatura che mi aiuta ad affermare più pienamente e profondamente la verità del fatto che sono amato/a. Se posso afferrarmi a questo dato certo e vivere nel mondo, sono libero/a di amare gli altri senza aspettarmi che mi diano ciò che il mio cuore desidera.
Infatti Dio ha creato voi e me con un cuore che soltanto l' amore di Dio può soddisfare. Ogni altro amore sarà parziale, sarà reale ma limitato, sarà doloroso. E se siamo disposti a lasciarci potare dal dolore, perché ci dia un senso più profondo del nostro essere amati, allora siamo liberi come Gesù di camminare per il mondo e di proclamare il primo amore di Dio, dovunque andiamo.
(tratto da Nouwen H., Being the Beloved)
Io sono l’amato
Henri. J.M. Nouwen
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