Ricorre oggi l'anniversario dei martiri salesiani spagnoli, morti testimoniando la fede durante la Guerra Civile Spagnola
Nella grande disumana strage che fu la Guerra Civile Spagnola (1936-1939), il numero delle vittime superò il milione, colpendo persone di ogni classe e di ogni fede.
Ormai gli storici hanno riconosciuto che all’interno di questo terribile massacro, nei territori allora chiamati “zona rossa”, in mano agli anarchici ed ai social comunisti, ci fu una vera e propria persecuzione contro i cristiani.
I fedeli laici solo perché cristiani, furono ammazzati a decine di migliaia e con loro massacrati 4148 sacerdoti diocesani, 12 vescovi, 283 suore, 2365 religiosi (sacerdoti e fratelli) per un totale finora riconosciuto di 6808 martiri, con distruzione di numerose chiese.
Ogni Famiglia Religiosa diede il suo tributo di sangue con un numero più o meno alto di vittime; la Famiglia dei Salesiani di Don Bosco, in questo elenco è presente con 97 suoi membri, appartenenti a tre fiorenti ‘Ispettorie’ di Salesiani e una ‘Ispettoria’ delle Figlie di Maria Ausiliatrice e così suddivisi: 39 sacerdoti, 26 coadiutori, 22 chierici, 5 salesiani cooperatori, 3 aspiranti salesiani e 2 Figlie di Maria Ausiliatrice.
I martiri Salesiani sono raggruppati in tre Famiglie locali, di Valencia, di Siviglia, di Madrid; quelli di Valencia sono stati dichiarati beati nel 2001.
Il gruppo di Valencia consta di 32 martiri, è capeggiato dal sacerdote ispettore salesiano don José Calasanz Marqués, il quale nacque a Huesca il 23 novembre 1872, i pii genitori lo educarono nell’austerità e nella fermezza di carattere; nel 1884 a 12 anni entrò nella Casa salesiana di Sarriá; erano trascorsi due anni quando fu testimone della visita di don Bosco a Barcellona nel 1886.
Fece la sua professione nella Congregazione Salesiana col beato Filippo Rinaldi (1856-1931), terzo successore di s. Giovanni Bosco; primo sacerdote salesiano in Spagna fu ordinato nel 1895.
Durante i primi anni di sacerdozio lavorò come segretario al fianco di don Rinaldi, imparando a vivere lo spirito salesiano, con la bontà nel cuore; espletò il suo zelo pastorale soprattutto con il Sacramento della Penitenza.
Nei successivi 25 anni fu mandato prima a fondare il collegio di Mataró, poi ad iniziare l’Opera salesiana nelle Antille e dopo a dirigere l’Ispettoria Perù-Bolivia; ritornò in Spagna nel 1925 con la carica di ispettore dell’Ispettoria Tarraconese.
La Guerra Civile lo sorprese in questa carica; il 18 luglio 1936 si trovava a Valencia per presiedere agli Esercizi Spirituali nella locale Casa Salesiana.
All’alba del 22 luglio, i miliziani rossi irruppero armati, trovando i salesiani schierati lungo la scalinata centrale; uno di loro sopraggiunto rimproverò gli altri, perché non avevano sparato come d’accordo, uccidendo ognuno un salesiano.
Furono arrestati e poi rilasciati per essere di nuovo poi arrestati nei giorni seguenti, don Calasanz fu fatto salire con tre confratelli su un camion avviato verso Valencia, lui era sempre sotto la mira del fucile di un giovane miliziano, quando improvvisamente questo gli sparò a bruciapelo forandogli la testa. Padre José Calasanz Marqués si accasciò a terra in un lago di sangue, mormorando “Dio mio”. Era il 29 luglio 1936 ed aveva 64 anni.
Nello stesso anno 1936, in periodi diversi furono uccisi in odio alla fede cattolica e al loro sacerdozio o alla professione religiosa, altri 10 salesiani di Valencia e 21 di Barcellona, compreso due Suore Figlie di Maria Ausiliatrice; tutti accomunati in un unico processo per la loro beatificazione, avvenuta a Roma l’11 marzo 2001, insieme ad altri 201 martiri della diocesi di Valencia.
Per brevità di spazio si omettono i nomi degli altri 32 martiri salesiani, il cui elenco è comunque presente con la scheda “Beati Martiri Spagnoli Salesiani”.
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Tratto da: santiebeati.it
Autore: Antonio Borrelli
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