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KRAMER CONTRO KRAMER

“Kramer contro Kramer” riguarda il rapporto tra genitori e figli in una situazione di crisi coniugale, e questo spiega la straordinaria incidenza emotiva dei film in una società dove aumenta il numero delle famiglie malate, delle separazioni e dei divorzi...


KRAMER CONTRO KRAMER

da Quaderni Cannibali

del 24 novembre 2005

Regia: Robert Benton

Interpreti: Dustin Hoffman, Meryl Streep, Justin Henry

Origine: Usa 1979

Durata: 104’

 

J. Kramer rompe il matrimonio e se ne va di casa. Non si sa se per crudeltà mentale o soltanto stanchezza e frustrazione per un ménage troppo monotono, come ama confidare all’amica Margaret, per diciotto mesi si allontana dal marito e dal figlio Billy. Il padre/ marito fa il pubblicitario per un’agenzia importante, è appassionato del lavoro, vi si dedica anima e corpo: improvvisamente si trova a prendersi cura del bambino, scollandosi gradualmente dai suoi impegni professionali, perdendo addirittura il posto, rioccupandosi altrove ma con un lavoro più modesto e meno remunerativo. Quando approda faticosamente ad un rapporto d’armonia con il figlio, Joanna si rifà viva chiedendo l’affidamento del bambino. La storia della famiglia finisce in un’aula di tribunale dove il giudice, pur riconoscendo l’incidenza della figura paterna come modello per la conoscenza del mondo e l’avvio equilibrato di relazioni interpersonali, discrimina le parti: alla madre assegna le virtù e i quotidiani diritti-doveri dell’educazione, al padre la possibilità di vedere il figlio due weekend al mese.

 

 Hanno detto del film

“Kramer contro Kramer” riguarda il rapporto tra genitori e figli in una situazione di crisi coniugale, e questo spiega la straordinaria incidenza emotiva dei film in una società dove aumenta il numero delle famiglie malate, delle separazioni e dei divorzi. Come capita al pubblicitario Ted Kramer e a sua moglie Joanna: lui tutto assorbito dal lavoro e dalla carriera, lei che invece rinunciò ad un buon impiego per imprigionarsi senza gratificazioni fra le mura domestiche. Dopo otto anni, sempre più necrotizzata, la donna getta la spugna, e se ne va, lasciando sul gobbo dell’esterefatto marito anche il settenne figlio Billy, sinceramente convinta che anche per lui – e almeno per il momento- sia la soluzione migliore.

(La Libertà, 28/03/1980)

 

La novità rappresentata dal film è il ribaltamento dei tradizionali ruoli familiari ritenuti inviolabili: la donna-madre è colei che abbandona il focolare domestico senza troppe spiegazioni, ed è il padre che resta accanto al figlio per indossare l’identica veste di “nutrice” e mamma sacrifica. (…). Il modo in cui è tratteggiato il personaggio femminile indica, nell’autore, una chiara avversione verso la liberazione effettiva della donna: Joanna è vista secondo connotazioni negative, tutta istinto ed aggressività repressa, una madre snaturata destinata solo alla psicoanalisi per chiarirsi il proprio ruolo nella società. Per Ted (il padre) è invece sufficiente stare qualche tempo accanto al figlio perché prenda coscienza di se stesso.

(Cinema Nuovo, n°265, giugno 1980)

 

“Kramer contro Kramer” sembra meritare solo lodi e commozione di ottima qualità, a condizione però di riconoscervi al di là delle immagini quotidiane, l’impronta della favola. (…) Nella realtà, purtroppo, le cose vanno diversamente. I bambinetti senza mamma non se la cavano bene, i ragazzi-padre nemmeno. E che ognuno dei genitori si prodighi allo spasimo, sacrificando tutto il resto, perché i figli crescano bene e felici proprio frequentissimo non è.

(Paolo Valmarana, Il Popolo, 08/03/1980)

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