Avere accanto persone con cui potersi fermare a riflettere su questioni fondamentali per cercare delle risposte è essenziale per la vita dell'uomo...
del 20 ottobre 2017
Avere accanto persone con cui potersi fermare a riflettere su questioni fondamentali per cercare delle risposte è essenziale per la vita dell'uomo...
Per cercare una risposta alla domanda sul senso della vita bisogna tornare all’essenziale. È questo il messaggio del Piccolo Festival dell’Essenziale, organizzato dal Centro Culturale Roma in collaborazione con la Fondazione Claudi, che dal 13 al 15 ottobre si è svolto nella capitale nella sua quinta edizione. Come ogni anno, si sono scelte quattro parole chiave intorno a cui letterati, artisti ed esperti si sono confrontati. Quest’anno le parole erano: ospitare, imparare, vuoto, dimora. «Sono temi essenziali nella nostra epoca e ciò che li lega è la loro urgenza» spiega a tempi.it Davide Rondoni, poeta e curatore del festival. «Sono parole, e quindi realtà, da rimettere a fuoco perché troppo spesso abusate e banalizzate. L’esperienza e l’arte sono due strumenti fondamentali per questa indagine perché consento di andare a fondo nella realtà e acquisire una conoscenza profonda».
L’ospitalità per esempio, spiega Rondoni, è una parola da riscoprire nel suo senso originario: «Oggi si parla tanto di integrazione, ma io ripeto sempre che i macchinari si integrano, gli uomini si ospitano. Nell’antichità, come quella classica ed ebraica, l’ospitalità era sacra, ma dal carattere transitorio: l’ospite non lo è a vita ed è destinato a evolversi in amico e nemico. L’ospitalità inoltre presuppone il possesso da parte di chi accoglie di una dimora e di pane sufficiente, ma non sempre e non per forza ci sono risorse per tutti». Questo discorso non riguarda solamente il fenomeno dell’immigrazione, ma anche del carcere e dell’accoglienza nella società ai carcerati, un tema caldo di cui al festival si è parlato con Federica Chiavaroli, sottosegretario del ministero degli Interni. «Guardiamo tanto alle minacce esterne, ma se 7 carcerati su 10 sono recidivi e continuano a commettere reati, abbiamo un problema interno», dice Rondoni.
Un’altra urgenza del nostro tempo, è emerso dal festival, riguarda la crisi delle istituzioni educative. «Dobbiamo rivedere il rapporto con i maestri. Oggi si lega molto l’apprendimento a conoscenze tecniche e di strumentazioni, ma imparare non è solo una questione tecnica. Prima di tutto bisogna imparare a essere» dice Rondoni. Di tecnologia e apprendimento si è parlato per esempio con Giampiero Lotito, amministratore delegato di Facility Life. Il tema della scuola invece non è stato affrontato. «Ne ho già ampiamente parlato in altre sedi, per esempio nel mio libro Contro la letteratura, un pamphlet provocatorio contro un sistema scolastico che tradisce e svilisce la letteratura. La scuola ormai è un fallimento, dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo, e purtroppo aveva ragione Pasolini quando diceva che si devono chiudere le scuole. L’unico modo per salvarla è distruggere per ricostruire».
Il vuoto invece è stato affrontato non solo con un approccio “da conferenza”, attraverso riflessioni filosofiche, ma anche con il linguaggio artistico: «Sono state presentate opere d’arte, esibizioni di canto e musica per rendere visivo e concreto questo concetto, del vuoto come impronta. Ma il vuoto è anche momento di intendimento, perché spesso vi si sente un bisbiglio che ci suggerisce qualcosa, non esiste il vuoto assoluto» spiega Rondoni. La sensazione di vuoto è una condizione connaturata alla natura umana, lo mostra la letteratura, «che in quanto arte capace di cogliere l’essenza dell’uomo e del presente, spesso si rivela profetica. Oggi però la risposta a questo vuoto, al “deserto oppressante della metropolitana” come dice Eliot, è molto spesso ansiogena. Il vuoto può essere occasione di ascolto, invece noi lo temiamo e tendiamo a ignorarlo, a mascherarlo, riempiendolo di ansia». A valle di queste riflessioni emerge ciò che è davvero essenziale per la vita dell’uomo: «L’amicizia, avere accanto persone con cui potersi fermare a riflettere su questioni fondamentali per cercare delle risposte, come abbiamo fatto noi in questo festival. L’amicizia è una delle chiavi migliori per cercare il percorso che si apre nel varco».
Francesca Parodi
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