Forse mai era accaduto che un Papa ascoltasse così a lungo la lettura di centinaia di nomi, uno dopo l'altro. In tutto 842, di uomini, donne, persino bambini (ben 82), ognuno vittima della mafia...
Forse mai era accaduto che un Papa ascoltasse così a lungo la lettura di centinaia di nomi, uno dopo l’altro. In tutto 842, di uomini, donne, persino bambini (ben 82), ognuno vittima della mafia. A capo chino il vescovo di Roma era assorto, in preghiera, insieme a centinaia di persone, credenti e non credenti, in una giornata «della memoria e dell’impegno». Per tenere viva appunto la memoria, nome per nome, di chi dalla mafia è stato ucciso, presenti molti familiari degli assassinati, e manifestare la volontà di combattere la corruzione insieme a chi lo fa ogni giorno.
Al termine della proclamazione dei nomi Papa Francesco ha parlato. Sommessamente, carico di dolore ma aperto alla speranza, perché la responsabilità — ha puntualizzato — prevalga sulla corruzione, «da dentro, dalle coscienze, e da lì risanare», affinché la giustizia «prenda il posto dell’inequità», in un cammino che esige tenacia e perseveranza. E ai parenti delle vittime ha detto grazie per non essere rimasti nel chiuso della loro pena, ma perché al contrario «vi siete aperti, siete usciti» per raccontare dolore e speranza.
Memoria e impegno, dunque, ma anche e soprattutto parole rivolte «ai grandi assenti», gli uomini e le donne della mafia. Parole improvvisate e scandite, quasi sotto voce, dal Pontefice: «Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene». E di nuovo, gravemente: «Convertitevi, ancora c’è tempo; per non finire all’inferno. È quello che vi aspetta se continuate su questa strada». Parole che hanno richiamato alla memoria l’implorazione di Paolo VI agli «uomini delle Brigate Rosse» per salvare Aldo Moro, il grido di Giovanni Paolo II che nella Valle dei templi ad Agrigento ricordò ai mafiosi il giudizio di Dio, il gesto di Benedetto XVI che nel crepuscolo palermitano fece fermare il corteo di macchine per pregare in silenzio davanti alla stele di Capaci.
Tutto questo rimarrà nella memoria. E sempre resteranno vivi i nomi degli uccisi. Come il nome di Lazzaro accolto nel seno di Abramo nella parabola raccontata da Gesù nel vangelo di Luca. Che tace invece quello del ricco negli inferi, rimasto senza nome.
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