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La bellezza di essere madre

Nove mesi. Il tempo previsto per preparare una creatura alla luce del mondo. Mi sono sempre chiesta, cosa si prova a portare dentro di sé un'altra vita. Cosa significa essere cicogna, abituarsi ad avere delle ali. È meraviglioso pensare che si può essere due in un corpo unico, è meraviglioso pensare che un giorno quella creatura sarà un cittadino del mondo.


La bellezza di essere madre

da Quaderni Cannibali

del 04 marzo 2011

 

  

          In tempi come questi si sente parlare di donne oggetto e, come in tutti i casi, si cade nell’errore più comune: la generalizzazione. Quindi ho deciso di dare voce a quelle donne che lavorano, studiano e fanno di tutto per realizzarsi e che non hanno nessuna ambizione a essere trattate come oggetti. Donne che molto spesso hanno un mestolo in una mano e nell’altra l’agenda di lavoro.

           Nove mesi. Il tempo previsto per preparare una creatura alla luce del mondo. Mi sono sempre chiesta, cosa si prova a portare dentro di sé un’altra vita. Cosa significa essere cicogna, abituarsi ad avere delle ali. È meraviglioso pensare che si può essere due in un corpo unico, è meraviglioso pensare che un giorno quella creatura sarà un cittadino del mondo. Oltre alla metamorfosi fisica, nella donna si attua una metamorfosi psichica. La donna si prepara a essere madre. Ed è grazie a questo, che ella sopporta tutti quei disagi che s’incontrano durante la gravidanza.

          Per spiegare meglio questo concetto vi racconto una storia. Mia è una ragazza di 26 anni, sposata da quando ne aveva 21 ed è madre di due figli meravigliosi. Ma, vista la sua giovane età e la voglia di avere una famiglia numerosa, ella rimane incinta a 25 anni. Mia, felicissima, esegue le prime analisi ed esami che risultano tutti positivi. Ma l’esame più difficile è quello con i suoi due figli: come comunicare loro che presto avranno un altro fratellino o sorellina? Decide di dare la notizia con suo marito e, con sorpresa, scopre che i suoi figli sono entusiasti della notizia. I primi mesi corrono veloci, con i normali disagi che però vengono superati con molta serenità.

          Ma, a metà del sesto mese, Mia comincia ad avvertire continui giramenti di testa. Credendo siano normali disagi procurati dalla gravidanza, Mia non ne dà il giusto peso. Fin quando un giorno sviene e, una volta al pronto soccorso, le dicono che è carenza di zucchero e le prescrivono una dieta. Mia non pernotta nemmeno al pronto soccorso, poiché vuole tornare dai suoi figli. La gravidanza continua insieme a questi forti mal di testa che, all’ottavo mese, si mutano in forti emicranie che le impediscono di aprire gli occhi. Un giorno sviene e, a differenza del precedente svenimento, questa volta non riesce a riprendere conoscenza nemmeno arrivata al pronto soccorso. Oramai l’ottavo mese è al suo tramonto.

          Mia, dopo 4 ore si sveglia, al richiamo di suo figlio maggiore di 4 anni. Si guarda intorno e non capisce, improvvisamente si tocca il ventre e comprende che la sua creatura fedelmente era rimasta lì dove lei l’ha lasciata. I giorni continuano a passare, e i medici non riescono a diagnosticare la malattia. Pochi giorni dopo si rompono le acque. Mia dopo un lungo travaglio riesce a partorire e dà al mondo una bellissima bimba. Mia va in coma. I dottori temono il peggio e non garantiscono che Mia potrà continuare a vivere. Dopo nove lunghi giorni Mia si sveglia, riprende conoscenza. I valori si ristabiliscono.

          I medici tutt’ora non sanno spiegarsi il “miracolo”. Ma Mia lo sa. E sa che non c’entra niente la medicina, la sua salvezza è essere madre di tre bambini. La forza di essere madre l’ha fatta tornare in vita. Ed è per questo che sua figlia è stata chiamata Vita. Perché, grazie a lei, Mia è tornata in vita. Oggi Mia, ricorda quei giorni con serenità, e con il sorriso mi dice: “Lei è stata nove mesi in pancia, io nove giorni in vacanza e, se non fosse per loro tre, forse non sarei nemmeno ritornata!”.

Benedetta Rubin

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