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La castità è la fioritura dell'uomo

La castità non è rinuncia all'amore, ma imparare ad amare di più. Se qualcuno lo spiegasse ai ragazzi, alcuni fatti di cronaca nera forse non accadrebbero.


La castità è la fioritura dell'uomo

da Quaderni Cannibali

del 24 maggio 2008

È difficile, anche per chi ci vive in mezzo, capire gli umori, le incertezze, i dubbi, le inquietudini, che turbano o allontanano i giovani da noi “vecchi”, spesso incapaci di comunicare con loro.

Tuttavia insisto nel proporre una riflessione sulla castità e sull’amore, perché mi sembra importante che abbiano a scoprire quello che Chris, il giovane interprete del film “Into the Wild”, aveva cerchiato in uno dei pochi libri, che aveva nello zainetto, nel suo viaggio solitario verso terre selvagge: «La castità è la fioritura dell’uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa».

 

Se qualcuno l’avesse letta e commentata “prima” ai tre ragazzi minorenni di Niscemi che hanno ucciso una loro coetanea, con la quale hanno giocato ad essere grandi nella sessualità o a quel ventenne, arrestato perché smistava ad amici e conoscenti le foto osèe della “fidanzatina” tredicenne, forse oggi non saremmo a piangere su questi ed altri episodi che nascono da distorsioni della sessualità e dell’amore.

Invitando i giovani a scoprire la castità non è invitarli a rinunciare all’amore, ma ad imparare ad amare di più per amare meglio, accettando le varie tappe, che non si possono bruciare ed anticipare.

 

Da ragazzo mi insegnavano che non ci si può gettare con il paracadute dal tetto di una casa o da un albero di trenta metri! Il rischio è la morte o rimanere in carrozzella. Così l’anticipare alcune tappe dell’amore come i rapporti sessuali in età giovanile, non avendo la maturità o la capacità di assumersi la responsabilità dell’altro, conduce a fallimenti, che segnano una vita.

L’arte dell’amare è nella logica del dare più che ricevere o del dominare. Cresce nella libertà, esige un cammino, una maturazione, una “cultura dell’amore”, che non parte da “ciò che fanno tutti”, da ciò che viene propagandato dai mass-media, ma da quale relazione si intende costruire con gli altri: secondo il piano di Dio o al di fuori o contro di esso.

 

I giovani non sono certamente aiutati a scegliere leggendo i vari blog spesso intrisi di volgarità, né attingendo alle immagini girate con telefoni e messe in You tube.

Né li aiuta una cultura permissiva, del lasciar fare comunque delle esperienze, senza affrontare la fatica di crescere insieme, secondo proposte forti, tra le quali certamente quella cristiana: «La mentalità secolarista dilagante nel nostro tempo, che ha catturato tanti adulti ma che aggredisce soprattutto i giovani, ha detto il cardinal Bagnasco, si alimenta della tabula rasa dei valori creati da un’informazione che troppo spesso demotiva e dissacra».

 

Non è stato dissacrante nel suo libro, Educazione del cuore, don Carlo Gnocchi, un educatore nato e grande imprenditore della carità, come lo definiva il cardinal Martini: “O con Cristo o contro Cristo… L’amore è la forza più benefica del mondo. Dio stesso è amore. I frigidi non saranno mai uomini generosi e cristiani perfetti…”.

 

Amare come Cristo significa dare respiro d’eternità all’amore, esige fedeltà nel tempo e ancor più nel cuore. Don Gnocchi come don Bosco, di cui era affascinato, non ha trasformato il cristianesimo in una serie di divieti, di semafori rossi, denunciando a toni alti la corruzione di un mondo, dove non esiste più purezza e onestà.

 

Ha proclamato invece con entusiasmo che “Bisogna spalancare le finestre dell’anima al più solare ottimismo”, all’amore vero, all’amore cristiano, che, vissuto secondo Dio, è davvero ripieno di quel “solare ottimismo”, che dà calore alla vita di ogni giorno. 

don Vittorio Chiari

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