Forse, proprio nell'uso di questo termine, apocalisse, che il vocabolario definisce catastrofe, disastro totale, si può fare qualche riflessione, a partire proprio dal suo significato originario, e pur indicato come primo nel medesimo vocabolario.Purtroppo, l'evento che ha colpito migliaia di persone, in Asia e in Europa, in Africa e in Italia, non ha svelato né rivelato, non ha parlato né esplicitato, e non ha dato un senso diverso alla nostra vita quotidiana.
del 01 gennaio 2002
Le immagini sono giunte ancora una volta in abbondanza e ci hanno travolto, con la stessa forza e violenza dello tsunami che dovevano documentare.
La violenza delle immagini hanno continuato farci mangiare, riposare, divertire, lavorare con le stesse modalità dei giorni precedenti. Purtroppo non sono cambiate le intenzioni e le emozioni, al di là di un generico e istantaneo sussulto di meraviglia. Forse ha prevalso ancora una volta la spettacolarità dell’evento e la ricerca di una sensazione forte.
Questa volta si è aggiunto il richiamo biblico: l’inferno ha preso il posto dei paradisi pubblicizzati dalle agenzie di viaggio, la catastrofe ha assunto quantificazioni bibliche, e per sintetizzare quanto avvenuto, una parole su tutte: apocalisse !
Forse, proprio nell’uso di questo termine, che il vocabolario definisce catastrofe, disastro totale, si può fare qualche riflessione, a partire proprio dal suo significato originario, e pur indicato come primo nel medesimo vocabolario.
Apocalisse significa innanzi tutto rivelazione, svelamento, esplicitazione di una realtà nascosta: le modalità letterarie del libro biblico a cui si fa maggiormente riferimento hanno preso il sopravvento e così… apocalittico è ciò che spaventa, incute timore, si presenta con immagini forti e roboanti.
Purtroppo, l’evento che ha colpito migliaia di persone, in Asia e in Europa, in Africa e in Italia, non ha svelato né rivelato, non ha parlato né esplicitato, e non ha dato un senso diverso alla nostra vita quotidiana.
Per definire apocalittico lo tsunami , il maremoto, l’onda anomala che ha sconvolto un mondo di lavoro e di relazioni, di divertimento e di sogni, è necessario che ci dica, che ci interroghi, che ci riveli qualcosa.
4 Se le statistiche dei morti non ci ricordano affetti rovinati, legami parentali rovinati, comunità civili infrante: lo tsunami non è apocalittico.
4 Se la povertà illustrata dai media non ha svelato il peggioramento delle condizioni economiche generali, la riduzione del prodotto interno lordo, la diminuzione del reddito pro-capite: lo tsunami non è apocalittico.
4 Se il movimento economico turistico propagandato non tiene conto anche del lavoro minorile e del cosiddetto turismo sessuale: lo tsunami non è apocalittico.
4 Se l’immagine dell’ albergo ha nascosto il villaggio di poveri pescatori a poche decine di metri: lo tsumani non è apocalittico, perché non ha svelato le contraddizioni di uno sviluppo turistico, anomalo più dell’onda definita tale.
Si assiste a un mondo di ricchezza giustapposto a un mondo di povertà.
Un modello culturale che aumenta il divario tra ricchi e poveri, più disposto alla beneficenza occasionale che alla solidarietà quotidiana.
* Interverranno ancora le multinazionali per la ricostruzione e continueranno a prosperare a senso unico ?
* Verrà creata una nuova rete telefonica, la cui inefficienza precedente non ha contribuito efficacemente a una tempestiva informazione che poteva salvare qualche vita umana ?
* Verranno reimpostati i pacchetti turistici, eliminando il turismo sessuale, chiedendo il rifiuto del lavoro minorile, rispettando il lavoro locale di tipo artigianale o di rappresentazione ludica, e così evitare una merce di scambio miseramente retribuita?
* Si riuscirà a insinuare l’idea che il folklore e la bellezza della natura, venduti a caro prezzo, non sono sufficienti per documentare e offrire l’attenzione alla cultura locale ?
Perché lo tsunami sia veramente apocalittico deve insegnare
· che la bellezza della natura va gustata e contemplata, non usata e consumata;
· che il tempo del riposo e della festa deve ri-creare una condizione di serenità e pace interiore;
· che il lavoro va adeguatamente retribuito nel rispetto di ogni persona;
· che non esistiamo noi e loro: noi ricchi e loro poveri; noi fortunati, loro disgraziati; noi del 1° mondo, loro del terzo; noi cittadini, loro stranieri; a noi i diritti, per loro i doveri; noi più civili, loro più arretrati; noi più intraprendenti, loro più rassegnati; noi padroni, loro schiavi.
Non esistiamo noi e loro, ma solo noi, tutti insieme. Tutti noi insieme figli dello stesso Dio che invochiamo Padre nostro.
Gianluigi Pussino
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