Circa duecentomila persone hanno sfilato sabato 17 novembre a Parigi da piazza Denfert-Rochereau a Les Invalides, per opporsi al progetto di “matrimonio omosessuale”. Gli striscioni e i manifesti parlavano solo di genitori, di figli e di responsabilità sociale. Un'alleanza anche tra concittadini che non condividono le stesse convinzioni politiche o lo stesso credo religioso.
Circa duecentomila persone hanno sfilato sabato 17 novembre a Parigi da piazza Denfert-Rochereau a Les Invalides, per opporsi al progetto di “matrimonio omosessuale”. Sostenuta da manifestazioni analoghe, svoltesi contemporaneamente in altre dodici città francesi, la dimostrazione ha sorpreso i media per la sua ampiezza.
Cattolici, atei, fedeli di altre religioni, persone di destra e di sinistra, omosessuali: questa diversità contro il “matrimonio omosessuale” è stata una delle chiavi del successo. L’altra chiave è stata la pertinenza degli slogan. La manifestazione non era di parte, e ancora meno settaria od omofoba, e aveva un obiettivo unico: ricordare il carattere vitale della famiglia naturale costituita da padre, madre e figli. Gli striscioni e i manifesti parlavano solo di genitori, di figli e di responsabilità sociale. È su questo terreno che si è potuto stringere un’alleanza anche tra concittadini che non condividono le stesse convinzioni politiche o lo stesso credo religioso.
Da qui il successo di massa, e la sorpresa da parte dei media. «La mobilitazione è riuscita» ha constatato il sito internet di «Le Monde» — i cui editoriali sostengono peraltro il “matrimonio omosessuale” — aggiungendo: «Le manifestazioni dei sostenitori del progetto hanno, per ora, riunito molte meno persone delle manifestazioni di sabato».
Il successo della mobilitazione contro il “matrimonio omosessuale” è un segno dei tempi. «La Chiesa cattolica era, da diversi mesi, la punta di lancia della contestazione del progetto di legge» sottolineano i giornali francesi. I vescovi hanno esortato i cattolici a farsi sentire in modo efficace. Innanzitutto scrivendo personalmente ai loro deputati, poi manifestando per le strade, ma in modo adeguato al dibattito: non per una dimostrazione di soli cattolici, ma per il bene comune di tutta la società, al di là delle divergenze di opinione.
L’idea si è dimostrata buona. E in effetti simultaneamente si è levata nella società una protesta spontanea contro il progetto di legge. È stata espressa da sindaci e da amministratori locali, e anche da esponenti politici nazionali membri del Partito socialista. Così il nuovo deputato socialista Dominique Potier ha dichiarato: «Condividiamo l’idea che lo statuto delle coppie omosessuali possa acquisire maggiori diritti e un riconoscimento che eviti ogni discriminazione. Ma crediamo anche che questi progressi siano possibili senza dimenticare il senso originale del matrimonio (l’alterità, la generazione, l’essere figli). Nello sviluppo legislativo la saggezza consiste nel conciliare il desiderio, il progetto e i diritti degli uni e degli altri. Da parte nostra, diamo valore al fatto che i figli siano uguali nella conoscenza della dualità sessuale che è all’origine della loro esistenza».
Una situazione inedita si è così presentata in Francia: lungi dal predicare nel deserto, la Chiesa cattolica questa volta è alla guida di un movimento convergente di resistenza della società civile di fronte al “pensiero unico liberale-libertario”, sempre più criticato anche dall’ala marciante dei filosofi e dei sociologi.
La Chiesa in Francia non è più sola. Essa cammina con i non credenti in difesa delle fragili realtà della condizione umana. La sua fermezza su questi temi — fermezza presentata dai media come un handicap rispetto alla società di oggi — diviene un punto di forza, nella misura in cui interi settori di questa stessa società scoprono a loro volta i rischi di una disumanizzazione che non avevano visto sopraggiungere.
La mattina del 17 novembre, Benedetto XVI, nel ricevere una quarantina di prelati del nordest della Francia in visita ad limina, ha detto a proposito dei cattolici francesi: «Con i Vescovi, avranno a cuore di prestare attenzione ai progetti di leggi civili che possono attentare alla tutela del matrimonio tra un uomo e una donna». Qualche ora dopo, Parigi constatava che decine di migliaia di francesi, cattolici e non cattolici, erano davvero attenti, insieme ai vescovi.
Patrice de Plunkett
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