Un giorno andai in parrocchia, ma non c'era il curato di sempre. Uscì ad accogliermi un sacerdote vecchio e dallo sguardo penetrante. Lo avevano “castigato” relegandolo lì e affidandogli la cura della parrocchia del nostro piccolo paese...
Testimonianza della mia conversione al cattolicesimo
"Una cosa che facevo era mandare i miei ragazzi in dialogo con quelli della parrocchia cattolica. Io mi approfittavo del fatto che i ragazzi cattolici erano molto male istruiti. Commentavamo così alle loro spalle: vanno in parrocchia solo per divertirsi, per distribuire cose ai poveri, e per fare azioni pratiche, ma di dottrina e delle Scritture non sanno nulla. Generalmente i cattolici hanno vergogna nel mostrare tutte le questioni che riguardano la messa e, siccome non mostrano tutto con chiarezza, è molto facile dar fuoco alle loro tende da campeggio, perché hanno i lati alquanto flosci.
Un giorno decisi di andare nella parrocchia cattolica a chiacchierare... Il sacerdote era uno di quelli che si appellano ora curati nuovi, con una chitarra tra le mani e molta voglia di avvicinarsi a me. Io cercavo di strappargli affermazioni che scandalizzassero i miei parrocchiani. Il povero curato, non comprese mai che l’ecumenismo, molte volte, serve più per sminuire i cattolici che per avvicinare i fratelli separati.
Un giorno andai in parrocchia, ma non c’era il curato di sempre. Uscì ad accogliermi un sacerdote vecchio e dallo sguardo penetrante. Lo avevano “castigato” relegandolo lì e affidandogli la cura della parrocchia del nostro piccolo paese. Negli ultimi trent’anni la popolazione era passata dall’essere in maggioranza cattolica ad una maggioranza evangelica o non praticante... Il sacerdote mi ricevette amabilmente, ma tenendo le distanze. Gli esposi alcune questioni di interesse comune. Notai che erano stati strappati alcuni poster che noi regalavamo ogni tanto e che costituivano effettivi trofei per noi radicati in territorio nemico. Parlavamo di quasi tutto. Sulla dottrina iniziò a scalfirmi. Io iniziai a rispondergli, come d’abitudine, citando esattamente frasi bibliche a ripetizione per dimostrargli il suo errore.
Mi disse: Pastore Boullon, già sai che il demonio fu il primo evangelico. Questo mi ferì. Mi insultava a viso aperto, trattandomi da demonio. E mi disse: Ricordati che il demonio cercò di tentare Cristo con la Bibbia in mano. Andai a casa carico di rabbia. Non era possibile che la stessa Bibbia approvi due cose diverse. Questa è una bestemmia. Per forza uno doveva aver ragione e l’altro torto. Consultai vari autori evangelici. Mi feci forza e tornai al dispaccio parrocchiale. Mi ricevette amabile. Mi dilungai per mezz’ora in un discorso sulla salvezza attraverso la fede e non attraverso le opere. Conclusi con un pezzo tratto dagli Atti 16, 30-31: Signore cosa debbo fare per salvarmi? Essi risposero: Credi nel Signore Gesù e sarai salvo tu e la tua famiglia.
Quando ebbi terminato il sacerdote mi disse: Continui la lettura di san Paolo? Continuai con 1 Co 13, 2: “Se anche possiedo tutta la fede, sì da trasportare le montagne, ma non ho la carità, non sono niente”. Per tanto non è la fede a salvare. Forse non è l’apostolo Giacomo che dice che “anche i demoni credono e rabbrividiscono”? (Gc 2, 19). Così anche la fede, se non ha le opere, di per se stessa è senza vita. (Gc 2, 17). Quando il giovane ricco domanda a Gesù: “Cosa debbo fare per acquistare la vita eterna?” Egli risponde: “Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19, 17). Non dice abbi fede e ti salverai.
Per concludere mi disse: “Cerca nella Bibbia e trova un solo testo che affermi che si debba insegnare solo ciò che è contenuto nella Bibbia”. Gia vi immaginerete il risultato. Effettivamente non trovai nulla. Al contrario trovai dei passi biblici nei quali si concedeva la stessa autorità alle dottrine trasmesse per via orale o dalla tradizione. (2 Ts 2, 15; 3, 6; 1 Ts 4, 2; 2, 13; 1 Co 11, 2; 11, 23-24).
Passata una settimana mi confidai con mia moglie. Lei era stata mia confidente e compagna di sofferenze e gioie. Mi ascoltò con attenzione. Le sue parole furono tanto semplici come la sua conclusione: “Devi allontanarti immediatamente dal sacerdote cattolico e cercare di recuperare affiatamento con i tuoi parrocchiani. Abbiamo degli obblighi religiosi, e dobbiamo conservare la nostra famiglia”. Non se ne parlò più. Per lei la questione era chiusa. Io continuai a visitare di nascosto il sacerdote. Io cercavo di rispondere alle sagge domande che mi sfidavano. Come detestavo dovergli dar ragione... Ricordo perfettamente una fredda mattina, quando ricevetti una chiamata affinché lo andassi a trovare all’ospedale. Lì seppi che aveva il cancro. Decisi di render pubblica la nostra amicizia e gli facevo visita quotidianamente. La tensione arrivò a tal punto che subii aggressioni verbali e minacce di sospensione dell’incarico e ritiro del denaro... Finché non riunii i miei parrocchiani e dichiarai la mia conversione... Mia moglie mi buttò fuori casa. Da allora e poi per anni dacché mi ero convertito, non sono stato più riaccolto in casa come padre e sposo.
Oggi li visito con tanta frequenza quanto me lo permettono, ma i loro cuori sono molto induriti... Il sacerdote, prima di morire, mi parlò molto, ma ciò che più mi unì a lui fu l’offerta della sua anima per la mia salvezza. Dio ascolta le preghiere del mio buon amico nel cielo per mia moglie e i miei sei figli affinché a suo tempo vivano la vita di grazia che dona la santa fede.
Nell’aprile del 2001 fui accolto nel seno della Chiesa. Nel giugno dello stesso anno il mio amico amato offrì la sua anima al Signore e venne pianto grandemente da tutti quelli che lo conoscevano. Piansero i malati e i carcerati che visitava, i bambini ed i giovani catechisti, i poveri ed i bisognosi che consolava, i fedeli che ricorrevano a lui in cerca di consiglio e di perdono. In sua memoria ho scritto queste righe.
Ora, unito con voi, posso sostare ai piedi di Maria Santissima e chiedere che, per amore al divino sangue del suo Figlio amato, ottenga la conversione di tutti.
Luis Miguel Boullón
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