La capitale libanese devastata da 2.750 tonnellate di nitrato sequestrato da una nave nel 2014 e incustodito. I morti salgono a oltre 130, 4.000 feriti. La preghiera del Papa e la vicinanza della Cei
di Silvia Guzzetti, tratto da avvenire.it
Martedì pomeriggio le fiamme e l'assordante boato udito fino a Nicosia, sull'isola di Cipro, distante più di 240 chilometri, un urto pari a quello di un terremoto di magnitudo 4,5. E questa mattina la capitale del Libano, Beirut, si è svegliata immersa nel sangue, nel caos e nella disperazione, in un incubo che il governatore Marwan Abboud ha sintetizzato così: "Sembra quello che è successo a Hiroshima e Nagasaki".
Le scene sono di una spaventosa distruzione dopo la doppia esplosione che ha devastato la città, compiendo una strage con almeno 135 morti e altrettanti dispersi e oltre 4.000 feriti. Ora un grave rischio è rappresentato dai gas tossici che stanno riempiendo la città e dall'inquinamento. Una nube arancione sovrasta la città e il ministro della Sanità Hasan ha chiesto ai cittadini di andarsene o di restare chiusi in casa.
"Quasi la metà di Beirut è distrutta o danneggiata", ha affermato il governatore della capitale libanese, Marwan Abboud. Una catastrofe paragonabile a un terremoto di magnitudo 3.3, secondo i dati forniti dal servizio geologico statunitense Usgs, che ha provocato danni per un valore di 3-5 miliardi di dollari e 300.000 sfollati. Distrutto anche l'edificio dove erano conservate le riserve strategiche di grano per tutto il Libano che sono andate perdute. La gran parte del porto è distrutta. Non esiste più l'infrastruttura attraverso cui transitava il 70% delle derrate per il Paese. Secondo il governatore di Beirut almeno 300mila persone sono rimaste senza casa.
Nella città è stato proclamato lo stato d'emergenza per due settimane. La Farnesina sta monitorando l'eventuale coinvolgimento di altri italiani che, per il momento, non risulta. E' rimasto ferito, infatti, a un braccio, durante l'esplosione, Roberto Caldarulo, il caporalmaggiore dell'Esercito del contingente Unifil, Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite. Il militare non è in condizioni gravi. Di Bari e residente a Palombaio, frazione di Bitonto, Caldarulo era in servizio dal 2013 ed era stato assegnato ai servizi logistici di trasporto per le missioni all'estero per il cosiddetto "Battaglione Gestione Transitò". Ferita gravemente anche, secondo quanto riportato dalla Bbc, la moglie dell'ambasciatore olandese. L'Onu ha confermato che 100 membri del suo staff sono stati feriti. continua a leggere
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