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La fattoria di Oliviero Toscani dove l'uomo conta meno degli animali

È soltanto una pubblicità, un invito raffinato all'acquisto di cibo per cani e gatti ma pretende di insegnarci molto di più. Compri crocchette ma metti la tua firma pure su un punto di vista, un orizzonte culturale e la scelta di specie.


La fattoria di Oliviero Toscani dove l’uomo conta meno degli animali

da Quaderni Cannibali

del 01 luglio 2010

 

               È una specie di Eyes Wide Shut in versione canina e gattara. Una sorta di club di scambisti, giovani donne e muscolosi ragazzi nudi e con il volto nascosto da inquietanti maschere animalesche. È soltanto una pubblicità, un invito raffinato all’acquisto di cibo per cani e gatti ma pretende di insegnarci molto di più. Quella di Almo Nature: diversi visual con sempre in primo piano corpi senza veli e senza volto di uomini e donne con la testa animale. Pretenzioso è il pay-off: “Dal loro punto di vista”. A sottolineare che non solo di scatolette si tratta, che c’è in ballo non solo la genuinità del cibo per i nostri amici a quattro zampe.

               Compri crocchette ma metti la tua firma pure su un punto di vista, un orizzonte culturale e la scelta di specie. Forse, c’è addirittura la critica al creazionismo, in nome della cancellazione delle differenze e di nuovi diritti extra-umani. Lo dicono quei cartelloni con i loro nudi giganteschi e la scritta “Amore” che campeggiano a dieci metri d’altezza, lo ripetono quei corpi abbronzati in primo piano mentre sfogli il giornale e sei in coda dietro l’autobus.

               Almo Nature è una ditta genovese che ha stabilimenti in tutta Europa; sulla campagna ha investito più di 4 milioni di euro soltanto in Italia. L’azienda assicura che tutti gli ingredienti utilizzati posseggono un altissimo valore biologico e nutrizionale, e non subiscono manipolazioni; in più, i suoi prodotti sono assolutamente cruelty free. Esiste anche un linea che si chiama Holistic.

               Il messaggio pare la traduzione mercantile de: “Gli animali ci guardano”, titolo di un libro di Jacques Deridda, filosofo destrutturalista, una delle menti più acute dell’intellighenzia francese, maitres-à-penser della Sorbonne e gran guru della Rive gauche parigina. Insomma, roba per palati umani raffinati e non solo cibo per cani e gatti dai gusti gourmet.

               Detto questo, non stupisce scoprire che l’Eyes Wide Shut miagolante e abbaiante è l’ultima creazione dell’ingegnoso Oliviero Toscani: una réclame così non poteva che uscire dalla sua mente astutamente trasgressiva e radical-shock.

               Sentite la sua filosofia per vendere, la sua cagnara desnuda al gentile pubblico delle pappe biologiche: “Gli animali sono molto più pazienti con noi di quanto noi siamo con loro e, se vedessimo il mondo attraverso i loro occhi, forse vedremmo un mondo migliore”.

               Se il lupo di Deridda ci guardava con i suoi occhioni umidi e imploranti, la bionda gattina mascherata e seminuda rovescia addirittura il punto di osservazione: strappa le pupille agli animali e se le auto-trapianta come nella metamorfosi kafkiana. Bisogna avere gli occhi di un cane o i baffi di un gattone per immaginare un mondo migliore e più giusto, ci ordina il profeta Oliviero mentre vernicia con la parola “Amore” il business della multinazionale dei bocconcini di tacchino lessato con pasticci di trota. Che, come dice lo spot, si trovano solo “nei negozi specializzati, nei garden shops, nelle agrarie e nelle migliori farmacie”.

               Insomma, roba chic, animalmente corretta e a impatto zero, mica i volgari Ciappi che prendi in offerta speciale ai grandi magazzini. Ma si limitasse solo a questo, saremmo nella norma dello spot: un prodotto di lusso, per nobili felini e molossi che vanno in ferie a Portofino o costasmeraldeggiano in super yacht registrato alle Cayman.

               Macché, qui l’occhio (canino e gattino) non si accontenta più della sua parte, ma pretende il tutto: fino alla costruzione del mondo nuovo e migliore che solo uno sguardo animale, cioè non-umano, è in grado di edificare. Con tanti saluti a duemila anni di cultura, religione e scienza delle nostre umane civiltà.

               La questione è seria: non c’è in discussione l’amore sacrosanto per gli animali né la cura che loro dedichiamo in cambio di un po’ di gioco e compagnia. Il messaggio di Almo-Toscani mira più in alto, sexy-colora e addolcisce i dogmi dell’ossessione animalista per consumatori disposti a tutto perché ricattabili affettivamente. Ma attenti, quegli slogan con l’affetto per mici e bastardini sono distillati di pura ideologia e visione del mondo fondate sull’assunto che azzera ogni differenza tra umani e animali. Anzi, questi sono migliori perché innocenti.

               E questo spiega perché i movimenti liberazionisti che si battono contro gli allevamenti intensivi, chiedono libertà per galline e polli rinchiusi in lager da macello, ricorrono anche ad azioni violente pur di strappare manzi e vitellini all’industria della carne.

               Non è certo il caso di Toscani e degli spot di Almo Nature, che fanno solo il loro mestiere: s’approfittano della nostra commozione per il creato a scopo di lucro e insieme al cibo per gli amici a quattro zampe ci rifilano teorie e teologie da sottoscala: l’odio per l’uomo, la distruzione della sua centralità nella scala culturale, la differenza specifica e di specie.

               A vantaggio di una parità animale, disponibile alle manipolazioni più mostruose della vita e ai crimini dell’eugenetica. Già oggi nessuno si indigna e protesta se un progetto finanziato dall’Unione europea prevede l’uso di cellule staminali embrionali umane, anziché di cavie animali per effettuare test di tossicità sulle sostanze usate nei cosmetici.

               Il rischio non è tanto quello di “vedere una scimmia seduta in Parlamento” (come scrive Giuseppe Sermonti), ma l’insinuarsi nella nostra vita della metafisica del babbuino. O, più spesso, del gattino. E poi: chi glielo dice al coniglio fatto biologicamente a bocconcini, o al pesce tagliato a filetti che nella fattoria di Oliviero Toscani tutti gli animali sono uguali, ma cani e gatti ancora di più?

               Ci vorrebbe un nuovo pensiero che fondi i diritti degli animali sul concetto di Creazione e ridisegni il dato naturale come segno e sintomo, su una nuova centralità umana liberata dal possesso, su un esercizio del potere trasfigurato dalla commozione. Dove le fusa del micio e lo scodinzolìo di Fido siano allusivi richiami all’amicizia e misericordia verso i nostri simili.

Luigi Santambrogio

http://www.ilsussidiario.net

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