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La fiducia in Dio

La fiducia di Don Bosco negli aiuti divini si mostrò veramente eroica nella costruzione degli Oratori. Gli mancava tutto, era attaccato da tanti, eppure non desistette mai. Anche quando era cacciato da un luogo ad un altro, anche quando lo abbandonavano i suoi aiutanti; anche quando i suoi amici lo consideravano pazzo, egli non diffidò mai del Signore.


La fiducia in Dio

da Don Bosco

del 14 gennaio 2011

 

           Quando andiamo al ristorante, non chiediamo al cuoco di poter fare l’analisi chimica dei cibi che ci ha cucinato: ci fidiamo di lui. Quando saliamo su un aereo, non chiediamo al pilota di fargli un esame del sangue per verificare se il tasso alcolico è nella norma: ci fidiamo. E così ci fidiamo di molte altre persone.            Quando si tratta di Dio, invece, spesso non ci fidiamo della sua Parola e quindi facciamo di testa nostra e puntiamo tutto sulle nostre forze.   «Uomo di poca fede!»           Don Bosco, invece, si fidava di Dio. Don Michele Rua, suo primo successore, testimoniò al processo di beatificazione e canonizzazione: «Si manifestava la confidenza di Don Bosco in Dio nella circostanza di intraprendere opere difficili e grandiose, premettendovi le preghiere sue, dei suoi figli e di altre anime pie, egli più nulla temeva, ed era solito dire che quando sapeva che un’opera era necessaria per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, egli si sentiva tutto il coraggio, persuaso che Dio non gli avrebbe lasciato mancare i mezzi, e le grandi opere da lui intraprese e compiute ben dimostrano quanto fosse grande e ben fondata la sua speranza. Talvolta accadeva che nel corso di qualche impresa molto costosa io mi presentavo infastidito per la moltitudine dei debiti da pagare.            Don Bosco, senza turbarsi minimamente, mi diceva sorridendo: “Oh! Uomo di poca fede! Sta’ tranquillo che il Signore ci aiuterà”. Questa fiducia era appoggiata alla Divina Provvidenza, e non alle sue forze e sollecitudini». La fiducia di Don Bosco nei confronti della Divina Provvidenza era ben evidente nella sua ferma decisione di mai conservare case o terreni a titolo fruttifero, se non quando fosse necessario per i fabbricati e piccole adiacenze dei suoi istituti.            Testimoniò don Rua: «Quando gli veniva lasciata qualche eredità consistente in terreni o case, Don Bosco mi sollecitava ad accelerare, quanto più si potesse, la vendita sia per poter più presto pagare i debiti sia per paura che il cuore di qualcuno vi si attaccasse». Don Bosco era solito dire che il padrone delle sue opere era Dio, l’ispiratore e sostenitore, e che lui non era altro che lo strumento; però Dio era impegnato a non fare cattiva figura. Altre volte attribuiva il buon esito delle sue imprese alla protezione di Maria Ausiliatrice, che era solito chiamare «Tesoriera».  In soccorso dei malati di colera            «Nel 1854, quando si cominciava a parlare del colera, Don Bosco una sera, nel solito sermoncino dopo le orazioni, ci assicurò che nessuno di noi sarebbe stato attaccato dalla terribile malattia che fece tanta strage nella città di Torino, specialmente nel quartiere dove abitavamo – testimoniò don Rua –. Ci pose però la condizione di non commettere peccati mortali, e di dire ogni giorno un Pater, Ave e Gloria ed oremus a San Luigi Gonzaga, e la giaculatoria “ab omni malo libera nos, Domine”.            E tanta era la sua fiducia in Dio che in quella stessa circostanza ci esortò a prestare soccorso a coloro che sarebbero stati colpiti, assistendoli sia nei lazzaretti sia nelle case private. Prese nota di quanti si offrivano alla caritatevole impresa. Quando il colera cominciò le sue stragi, Don Bosco e i suoi giovani furono tra i primi a prestare soccorso ai colerosi, passando i giorni e le notti al letto degli infermi, senza che neppure uno sia stato colpito. Io stesso, dietro il suo invito, presi parte a questa assistenza con altri compagni». Nel 1852 cadde quasi tutta la fabbrica nuova, che stava erigendo, per la caduta abbondantissima di pioggia sul finire della stagione autunnale.           Erano le undici di sera quando cadde il muro principale. Tutti balzarono giù dal letto, e Don Bosco, visto che nessuno aveva sofferto, ci esortò a ringraziare il Signore, poi sorridendoci disse: “Il demonio ha voluto darci un calcio, ma state tranquilli: il Signore è più forte di lui, e il demonio non riuscirà ad impedire l’opera sua”. Infatti, nella bella stagione i lavori furono ripresi e condotti a compimento. Così in altre circostanze di disgrazie simili non venne mai meno la sua fiducia in Dio» (Don Michele Rua).            Don Bosco mostrò fiducia in Dio nel 1860 in modo speciale quando subì le perquisizioni su ordine del Governo, che minacciava di chiudere il suo istituto. Don Rua testimoniò che «dopo una visita e un colloquio con il suo amico venerando Padre Anglesio, successore del ven. Cottolengo, fu deciso di pensare subito a dare maggior sviluppo all’istituto stesso, e così venne stabilito l’acquisto di caseggiati e terreni attigui, che avrebbero permesso di duplicare il numero dei ricoverati, come si eseguì nell’anno stesso».   Gli mancava tutto            La fiducia di Don Bosco negli aiuti divini si mostrò veramente eroica nella costruzione degli Oratori. Gli mancava tutto, era attaccato da tanti, eppure non desistette mai. Anche quando era cacciato da un luogo ad un altro, anche quando lo abbandonavano i suoi aiutanti; anche quando i suoi amici lo consideravano pazzo, egli non diffidò mai del Signore.            Quando pensò di fondare la Congregazione, si affidò completamente a Dio. «Ebbe contraddizioni dai buoni, come dai perversi, non era capita la sua opera, alcune volte nemmeno da chi doveva giudicare la sua causa, eppure Don Bosco non si scoraggiò mai, alzava gli occhi al Signore e diceva: “A suo tempo conosceranno tutto; a suo tempo Dio farà capire tutto”, e con illimitata fiducia nel Signore proseguiva inalterato nell’opera sua – testimoniò don Giulio Barberis –. Come avrebbe potuto aprire tante missioni, innalzare tante chiese e case, subire perquisizioni, l’abbandono di tutti, senza una fiducia illimitata nella divina bontà?».            È molto probabile che Don Bosco ricordasse spesso le parole di Gesù: «Senza di me non potete fare nulla».

Claudio Russo

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