Lo scorso 6 febbraio su invito della Chiesa, i cattolici hanno organizzato per la prima volta delle veglie di preghiera in tutto il paese per promuovere il dibattito pubblico con motivazioni lucide e laiche.
L’attesa per l’approvazione del ddl che estenderà l’eutanasia ai minori scorre più animata del previsto. Il voto finale della legge, passata in Senato e alla Commissione Giustizia della Camera, è previsto per giovedì 13 febbraio, ma la sorpresa dei giorni scorsi è stata la risposta che sta arrivando dalla Chiesa cattolica e, con essa, da parte del popolo. L’arcivescovo di Malines-Bruxelles, André-Joseph Léonard, assieme ad altri vescovi ausiliari ha indetto con un appello ufficiale una giornata di digiuno e preghiera, e così giovedì 6 febbraio tanti cattolici si sono ritrovati in numerose veglie organizzate nelle diverse chiese della diocesi, allo scopo di promuovere il dibattito pubblico e risvegliare le coscienze individuali.
LE CHIESE SI RIEMPIONO
In una nazione in cui nessuno si lamenta anche quando il popolo resta per più di un anno senza governo, dove aborto ed eutanasia sono considerati pilastri sociali indiscutibili, l’appello della comunità cattolica locale è stato accolto con inusuale entusiasmo da credenti e non. Una Chiesa sempre più scarna nei numeri ed abbandonata, dove i luoghi di culto vengono trasformati in mercati pubblici (è quanto successo, ad esempio, alla chiesa di Sainte-Catherine a Bruxelles), ha trovato le forze per riunirsi giovedì scorso con spirito di unità ed obbedienza, mostrando una capacità di iniziativa per nulla scontata.
A Lovanio, ad esempio, nella centrale chiesa di San Pietro c’erano più fedeli di quanti se ne vedono la notte di Natale. Più di mille persone si contavano nella Basilica nazionale Koekelberg a Bruxelles, dove l’arcivescovo Léonard ha celebrato il servizio insieme al vescovo di Gent, estendendo l’invito al Metropolita della Chiesa ortodossa del Benelux, e pure ad un prete anglicano. Le veglie non sono mancate in Vallonia, nelle città di Namur, Basse-Wavre e Liegi.
NON È UN PROBLEMA RELIGIOSO
Ma al di là dei numeri, ad impressionare è l’intelligenza dell’appello dell’arcivescovo di Bruxelles, e il richiamo che le veglie hanno fatto affiorare. L’eutanasia, prima ancora che una questione di credo personale, è un «problema di natura filosofica», ha spiegato Léonard, «minaccia nel lungo termine la società riguardo ai temi della vita, della morte e della libertà umana». In un momento «così cruciale per la società», la Chiesa belga esorta i suoi fedeli con forza e determinazione a «partecipare attivamente al dibattito pubblico». Mettendo in luce non soltanto elementi di fede, quanto piuttosto motivazioni lucide e laiche che si appellano al cuore della ragione. Ci sono infatti domande invalicabili su come sia possibile attribuire ai bambini responsabilità di scelta sulla propria vita. Ma al di là di queste, le previsioni dicono che sarebbero pochissimi i bambini che chiederebbero l’eutanasia, come dimostra anche l’esperienza olandese.
Per questo, i vescovi hanno messo in luce che la legge rischia di trasformarsi in un grimaldello con cui estendere, in futuro, l’eutanasia anche ai disabili, anziani e dementi che hanno perso il «gusto della vita» e si credono ormai di peso per la famiglia. Esempi di eugenetica, ma anche tentativi di uccidere la solidarietà, banalizzare e rendere vano qualsiasi fenomeno di aiuto tra chi è forte e sano verso chi è debole.
UNA PICCOLA NOVITÀ
L’esito del voto appare comunque scontato: la legge verrà approvata e non è un caso che nessuno dei maggiori quotidiani belgi abbia speso mezzo articolo per raccontare quanto accaduto durante le veglie. Tuttavia, il paese sta assistendo in questi giorni ad una piccola novità, difficile da tacere: un risvegliato impegno sociale – seppur ancor tiepido – da parte del suo popolo e una Chiesa che con coraggio richiama alla verità ed esorta a riflettere sulla condizione e libertà umane.
«Non siamo individui indipendenti», diceva giovedì sera monsignor Jean Kockerols dal pulpito di San Pietro a Lovanio, «ma esseri in relazione, che necessitano solidarietà».
«RISVEGLIAMO LA COSCIENZA»
L’atmosfera di pace, priva di rabbia e rancore, e il continuo richiamo al perdono da parte dei vescovi durante le veglie di preghiera, lasciano intendere che il problema sia ben più radicale della semplice approvazione o meno della legge. La vera posta in gioco sono ragione e coscienza nella società belga. E se il dibattito sull’eutanasia contribuirà anche solo a far scoprire al popolo cattolico il suo ruolo nella società, allora ne sarà valsa la pena. «Non è troppo tardi, il momento è ora!», è l’invito dell’arcivescovo Leonard. «Risvegliamo la nostra coscienza e, con rispetto, anche quella dei nostri fratelli e sorelle».
Eleonora Mingarelli
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