Quando i cattolici sbarcano sui nuovi media gli esiti non sono sempre irresistibili. Dall'altra parte dell'oceano però ci provano e, a volte, ci prendono. È il caso del Reverendo Robert Barron, per tutti Father Barron, classe '59, da Chicago (Illinois), oggi star di Youtube, oltre che commentatore molto richiesto dalle tv secolarizzate.
Quando i cattolici sbarcano sui nuovi media gli esiti non sono sempre irresistibili. Dall’altra parte dell’oceano però ci provano e, a volte, ci prendono. È il caso del Reverendo Robert Barron, per tutti Father Barron, classe ’59, da Chicago (Illinois), oggi star di Youtube, oltre che commentatore molto richiesto dalle tv secolarizzate.
Il suo canale, Word on fire (titolo anche di un suo libro e di una trasmissione radiofonica) ha più di 22.000 iscritti, alcuni dei suoi video superano le 220.000 visualizzazioni e approfondiscono con intelligenza sia i temi più scottanti (dal gay marriage alla riforma della Curia), sia gli ultimi film usciti nelle sale cinematografiche (interessante la riflessione tra Platone e Nietzsche del nuovissimo Superman, Man of Steel) che, per esempio, l’ispirazione biblica nelle canzoni di Bob Dylan .
Ma la chiave del suo successo non sono di certo gli effetti speciali, le gag o le trovate geniali. Solo tanti libri letti (e una buona dose di humor), a conferma che senza contenuti tutti i contenitori, anche quelli nuovi e scintillanti, servono a poco. D’altra parte in America sembrano davvero aver preso sul serio le parole che Giovanni Paolo II pronunciò in favore di una “nuova evangelizzazione” nel Cherry Creek State Park di Denver il 15 agosto del 1993. «Non abbiate paura di andare per le strade e nei luoghi pubblici, come i primi Apostoli che hanno predicato Cristo e la Buona Novella della salvezza nelle piazze della città dei centri e dei villaggi – disse Wojtyla in occasione dell’ottava Giornata mondiale della Gioventù –. Non è tempo di vergognarsi del Vangelo. È tempo di predicarlo dai tetti».
E proprio da Denver, vent’anni dopo, Father Barron ha provato a dare il suo contributo alla riflessione sulla nuova evangelizzazione 2.0, durante il raduno dei giornalisti cattolici (Catholic Media Conference 2013, organizzato dalla Catholic Press Association). Per prima cosa “partire dalla bellezza”. È da quello che poi si può arrivare al bene e alla verità. L’uomo del nostro tempo deve intuire una bellezza possibile per la sua vita, non un insieme di regole. Solo così potrà chiedersi come parteciparvi. Secondo, “non puntare in basso”, non preoccuparsi troppo di abbassare le pretese del messaggio cristiano, ma “raccontare la grande storia”. «Perché a uno studente americano vengono proposte complicatissime formule di Eistein, gli viene chiesto giustamente di leggere Virgilio in latino, ma quando apre il libro di religione trova solo figure e disegni?» si è chiesto Barron, suscitando le risate dei presenti. «Ci sono ragazzini che sanno a memoria tutta la saga di Star Wars, mentre i loro genitori continuano a dire che non possono leggere la Bibbia, di cui il celebre film è solo un’imitazione…».
Non solo, il Vaticano II ha visto i contributi di giganti come Henri de Lubac, von Balthasar, Wojtyla e Ratzinger ed è stato essenzialmente un concilio missionario. «Perché al posto di lanciarci nel mondo ci siamo rinchiusi nei nostri dubbi e nelle nostre insicurezze, quasi alla ricerca di un concilio permanente?».
Perché, ha continuato Barron, i cattolici e i media cattolici non tornano all’antropologia di Agostino, al cuore affamato dell’uomo che non può essere soddisfatto dal piacere, dal potere, dai soldi e dall’onore che il mondo propone? Portiamo l’acqua che disseta per la vita intera eppure i nuovi ateisti, senza aggiungere quasi nulla a quelli vecchi, sembrano avere più coraggio di noi. Con queste solide basi, si può anche andare su Youtube e su tutti i social media che verranno senza rendersi ridicoli. Parola di Father Barron.
Rinaldo Pozzi
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