«Sforzatevi di entrare per la porta stretta» sono le parole con cui Gesù risponde, nel Vangelo della domenica, a un uomo che gli aveva chiesto se sono pochi quelli che si salvano.
Nell'Angelus di domenica 25 agosto - dove ha pure chiesto pace e preghiere per la Siria, ricordando che nel tormentato Paese medio-orientale i morti sono ormai arrivati a centomila, tra cui settemila bambini - Papa Francesco ha proposto una riflessione sulla difficile nozione evangelica di «porta stretta», che i teologi discutono fin dai tempi apostolici. Evitando ogni rigorismo - ma anche ogni buonismo - il Papa ha insistito sul fatto che la porta che conduce alla salvezza è sempre aperta. Ma non tutti accolgono l'invito del Signore a varcarla.
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta» sono le parole con cui Gesù risponde, nel Vangelo della domenica, a un uomo che gli aveva chiesto se sono pochi quelli che si salvano. La domanda rifletteva un problema su cui dibattevano i dotti d'Israele e su cui si è continuato a dibattere nella storia della Chiesa, quello del numero degli eletti. Sono molti o pochi quelli che si salvano? Alla domanda Gesù non risponde offrendo numeri o percentuali, ma enunciando un principio generale, che il Papa ha spiegato: la porta del Cielo è aperta per tutti, ma occorre avere la volontà di entrare, e non tutti ce l'hanno. «Ma qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? - si è chiesto il Pontefice - «Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta, il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno».
Una tentazione eterna è quella di disperare della misericordia del Signore, di non riuscire a credere che il nostro peccato potrà essere perdonato. «Qualcuno di voi forse potrà dirmi - ha affermato Francesco -: ‘Ma, padre, sicuramente io sono escluso perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita …’. No: non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre. Per perdonarlo, per amarlo … Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti …». Ma c'è una condizione. Occorre voler entrare per quella porta, riconoscere il peccato, chiedere perdono. «Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta». A qualcuno, forse a qualche grande peccatore, l'entrata per la porta della salvezza è preclusa? No, ha risposto il Papa. «Tutti sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura».
Tutti sono invitati: ma non tutti accolgono l'invito. Quella porta, infatti, va scelta a preferenza di altre che oggi c'invitano e ci seducono allontanandoci dalla «porta stretta» del Vangelo. «Al giorno d’oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma io vi domando: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita?». Dobbiamo scegliere. La porta di Gesù è sempre aperta, ma sta a noi decidere se varcarla o no. «Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita». Perché «Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più». Entrare per la porta stretta non può essere la decisione emotiva di un momento. «Non è un fuoco d’artificio, non è un flash! No, è una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù».
La porta di Gesù non è crudele, ma è esigente: «quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura. No, non per quello! Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui». Non basta dire di essere cristiani, mettersi un'etichetta. Occorre professare la verità, e dimostrare questa professione di fede con le opere. «Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’"etichetta"! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro! Non cristiani, mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede».
Dunque, «per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita». Il rischio che la nostra vita si concluda con il rammarico di non essere passati da quella porta, che pure era aperta, è reale. «Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della fede, a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo».
Massimo Introvigne
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