La Sfida EducativaSintesi di alcuni dati empirici 7

Nella formazione delle culture giovanili, una voce sempre più importante è costituita dalla voce consumi. Le più recenti ricerche su questo tema in Italia mostrano che gli stili di consumo sono assai differenziati, la ricerca promossa dall'Iref Scegliere il bene...

La Sfida EducativaSintesi di alcuni dati empirici 7

da Quaderni Cannibali

del 03 novembre 2009

 

Educazione, giovani e consumo

 

Nella formazione delle culture giovanili, una voce sempre più importante è costituita dalla voce consumi. Le più recenti ricerche su questo tema in Italia mostrano che gli stili di consumo sono assai differenziati, la ricerca promossa dall’Iref Scegliere il bene.

 

 

Indagine sul consumo responsabile (cfr. Lori, Volpi 2007) individua tre tipologie prevalenti: i consumatori tradizionalisti, i consumatori narcisisti e i consumatori etici. I tradizionalisti (47,4% del campione) hanno un atteggiamento prudente verso il consumo caratterizzato essenzialmente da tre fattori: in primo luogo c’è un forte senso di concretezza, il bene acquistato o acquistabile è guardato principalmente alla luce di elementi concreti e oggettivi; in secondo luogo, il consumo è volto prevalentemente a soddisfare i bisogni primari dell’individuo, più che ricercare in esso altri tipi di gratificazioni, il consumo insomma ha una funzione strumentale prima che espressiva; in terzo luogo, questo tipo di consumatore è parsimonioso, limita gli acquisti e sostituisce gli oggetti posseduti solo quando diventano del tutto inutilizzabili.

 

I narcisisti (36,8% del campione) utilizzano i beni soprattutto per costruire la propria immagine di sé e trasmetterla agli altri. Gli oggetti, dunque, svolgono una funzione di sostegno dell’identità individuale, mentre passano in secondo piano gli aspetti meramente materiali: i consumi sono finalizzati alla gratificazione personale. I consumatori etici (15,8%) hanno la tendenza a valutare attentamente sul piano etico le proprie scelte e i propri comportamenti di acquisto. In altri termini, questi intervistati sono, in buona misura, i principali artefici di una controcultura del consumo; cioè un sistema di valori che si contrappone alle regole del mondo della produzione e agli atteggiamenti consumistici diffusi nella società.

 

Per i consumatori etici i comportamenti di consumo responsabile sono pratiche abituali, coerenti con un insieme di principi e di valori. Secondo l’indagine Iref più di un italiano su tre adotta pratiche di consumo responsabile, si è passati da un dato del 28,5% nel 2002 ad un dato del 36% del 2007. Andando a vedere più in dettaglio i comportamenti di questi consumatori responsabili, sono state rilevate le seguenti preferenze (gli intervistati potevano esprimere più di una preferenza): acquisto di prodotti del commercio equo e solidale, 55,6%; adozione di stili di vita sobri, 51%; consumo critico, 29,2%; altre forme di consumo responsabile, 2,9%; finanza etica, 2%.

 

È interessante anche conoscere i motivi prevalenti dei comportamenti di consumo responsabile adottati: perché il consumo e il risparmio debbono avere un fine sociale, 45%; per aiutare i paesi in via di sviluppo, 27%; per l’interesse alla qualità dei prodotti, 14,1%; per aiutare le organizzazioni che operano nel settore, 12,3%; altra risposta, 1,5%. Per quanto riguarda i canali attraverso cui il consumo critico viene conosciuto e socializzato, sono emerse le seguenti risposte: per mezzo di parenti, amici e conoscenti, 30%; per informazioni raccolte personalmente, 19,8%; per mezzo di articoli di giornale, 14,9%; per mezzo di programmi televisivi, 13,9%; per mezzo di banchetti per strada, 9%; tramite organizzazioni coinvolte di cui si era già a conoscenza, 5,3%; attraverso le parrocchie, 3,1%; per mezzo di comunicazioni postali, 1,5%; altro, 2,5%.

 

 

Un quadro per certi versi analogo emerge dall’analisi degli stili di consumo dei giovani e dei giovani adulti, età compresa tra i 15 e i 35 anni (cfr. Fondazione Nord Est 2006a). La maggioranza relativa degli intervistati (37,6%) è costituita da consumatori sobri, seguono i consumatori edonisti (il 37%) e i consumatori selettivi (25,3%). I consumatori sobri hanno un orientamento nei confronti del consumo ispirato a criteri di razionalità e di risparmio. Un prodotto è acquistato in quanto viene giudicato conveniente (22,2%), di qualità nella qualità (14,5%) e, soprattutto, in quanto ritenuto affettivamente necessario (45,1%). Gli edonisti sono invece giovani fortemente votati al consumo e si lasciano guidare nelle loro scelte dall’istinto e dai desideri, per loro i consumi sono un fine piuttosto che un mezzo.

 

I selettivi hanno un atteggiamento circospetto nei confronti dei consumi, dovuto in parte a una minore disponibilità economica (sono prevalentemente studenti, 71,2%), ma anche a una maggiore propensione a selezionare in senso qualitativo i consumi. Il luogo di socializzazione principiale all’etica del consumo è la famiglia (64,5%). Sono saldamente vincolati nelle scelte alla famiglia, che riconoscono come uno spazio educativo centrale rispetto all’uso dei soldi e al giudizio sui beni di consumo.

 

AA.VV.

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