Appunti sulla conferenza che J. Touadi ha tenuto ad un'incontro di scuola di mondialità.
del 01 gennaio 2002 Globalizzazione
Fino a qualche anno fa ricorreva comunemente una parola: internazionale. Ad un certo punto ci siamo accorti che non bastava, era troppo poco. Nasce allora la parola globalizzazione con la quale scomparve la frontiera nazionale ed internazionale. Per globalizzazione si intende un fenomeno dovuto a due fattori: la rivoluzione dei trasporti (lo spazio diventa piccolo grazie alla velocità di spostamento) e delle telecomunicazioni (internet, televisione). Capiamo bene che sono fattori in cui siamo immersi ormai da tempo, che fanno parte della nostra vita, per cui non può esistere la parola NoGlobal, perché parliamo di un fenomeno già accaduto che non è da evitare, ma semmai da comprendere.
Altro fattore della globalizzazione sono le immagini: veniamo a conoscere delle situazioni solo attraverso immagini e non, come accadeva un tempo attraverso la comunicazione orale. Ecco l’origine del predominio della televisione.
Ma possiamo permetterci che sia la televisione l’unico strumento informativo? E se fosse così, quale tipo di informazione passerebbe?
Come funziona la televisione
1.Un fatto diventa notizia solo se ci sono delle immagini! Dove non c’è una telecamera non c’è informazione, e peggio, non c’è evento, qualcosa che non è accaduto! Se la televisione ci parla dell’Iraq, vuol dire che l’Africa non esiste? Che non ci sono altre guerre?
2.La seconda caratteristica è la spettacolarizzazione della notizia. Ecco perché si dice il bene non fa notizia, perché non è ricco di spettacolo. Allora: dove finisce la realtà e dove inizia la verità?
3.Qualcuno l’ha definita la scatola delle emozioni: deve dare emozioni, agire sull’emotività. Nulla è valido se non è emotivo…Tutto il nostro vissuto può fermarsi all’emotività?
4.L’istantaneo. Non è mezzo che contempla il passato ed il futuro, fa vivere e vedere solo il presente. É invece importante articolare passato-presente-futuro.
5.La violenza. Sotto tutte le forme. Parliamo anche di violenza verbale. La TV spettacolarizza la violenza, ma non fa vedere la sofferenza, non fa vedere che dietro ad una violenza subita c’è la storia di una persona (si chiede cosa prova alla madre che ha perso un figlio!!!). Queste immagini oggi sono merci e come merci devono poter fruttare nel commercio.
Abbiamo fatto bene a conferire alla TV questo ruolo?
Che tipo di giornalismo possiamo fare che si sottragga alle regole sopra dette?
Possiamo difenderci? La risposta è sì.
Nell’immediato dopo guerra nell’ambito dei mass-media era diffusa la teoria del “bersaglio di fronte alla pallottola”: ossia dell’importanza di ciascuno di noi di fronte alla pubblicità, la quale plasma le persone come vuole. Oggi, invece, si crede nella teoria della selezione espositiva: ciascuno di noi ha la capacità di discernere ciò che è valido da ciò che non lo è. Questo ci permette di guardare criticamente e di giudicare ciò che vediamo in TV!
Alcune piste percorribili
1.La par conditio. La tecnologia delle telecomunicazioni riguarda il 25% dell’umanità: dov’è allora il villaggio globale?
2.Stabilire personalmente delle priorità. Noi non possiamo sottrarci alle regole di questo tipo di società perché ne siamo parte. Tuttavia, possiamo rovesciare le priorità del sistema? A che cosa dareste priorità? Cosa per voi fa notizia?
3.Evitare la trappola dell’istantaneo. Ritmo, velocità, spettacolarizzazione è ciò di cui è fatta la TV...forse, al contrario, abbiamo bisogno di calma, lentezza, memoria per restituire ai fatti la loro densità.
Voi giovani dovete rovesciare queste priorità!
JEAN LEONARD TOUADI
Nato nel 1959 nel Congo-Brazzaville, è giornalista e conferenziere; ha insegnato filosofia in un liceo romano. Possiede due lauree, una in filosofia e l’altra in scienze politiche entrambe conseguite in Italia. É diventato anche giornalista dopo avere frequentato la Scuola Luiss. Fin dagli inizi della carriera, negli Anni ’80, ha lavorato alla Rai. È autore del programma di RaiDue “Un mondo a colori”, nel quale ha “scelto di raccontare luoghi sociali e culturali, reali e metaforici in cui l'incontro fra italiani e stranieri era già avvenuto e iniziava a dare i primi frutti.”
IL LIBRO
Jean Léonard Touadi
Africa, la pentola che bolle. Politica, economia e società
Emi - Editrice Missionaria italiana, 2003
A cura di Renzo Moreale
Renzo Moreale
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