La Chiesa è il mezzo attraverso cui Dio si comunica all'uomo, è l'effetto di una vocazione e, simultaneamente, essa stessa è voce che chiama. Dopo il Concilio, attraverso la Chiesa, la chiamata non è più vista solo in relazione al sacerdozio ma allargata a tutti i battezzati e si incontra con la realtà di Gesù, riscoprendo la sua vocazione.
Papa Giovanni Paolo II, nella Lettera ai giovani del 31 marzo 1985, spiegava la “vocazione” e faceva osservare che nel periodo anteriore al Concilio Vaticano II questa realtà veniva applicata prima di tutto in relazione al sacerdozio e alla vita religiosa, come se Cristo avesse rivolto solo ad alcuni il suo “seguimi”. Il Concilio ha allargato la visuale. La vocazione sacerdotale e quella religiosa hanno conservato la loro importanza, ma nel contempo il Concilio – con l’immagine della Chiesa-Popolo di Dio – ha fatto sorgere la consapevolezza dell’universale partecipazione di tutti i battezzati alla triplice missione di Cristo profeta, sacerdote e re, ossia la partecipazione attiva di tutti alla missione e alla vita della Chiesa.
Invertendo l’ordine dei fattori il risultato … cambia
Il mutamento del concetto di vocazione è collegato alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, ossia all’immagine che il Concilio ha presentato al mondo del “volto della Chiesa”. E questa immagine è fondamentalmente trinitaria-comunionale. La Chiesa è ekklesia, e-vocazione per una con-vocazione. La Chiesa è convocazione divina e comunità di chiamati, è l’effetto di una vocazione e, simultaneamente, essa stessa è voce che chiama: due aspetti che sono inscindibili ed entrambi convergono nell’annunciare il suo mistero. Il mistero della Chiesa, la sua vita e la sua storia sono vincolate a questa interpretazione del suo nome, che rinvia alla sua origine ed alla sua realtà di comunione di persone, nata da una vocazione e costituita per una vocazione. Prima del Concilio la sequenza era: Dio-vocazione-Chiesa; dopo, la sequenza diventa: Dio-Chiesa-vocazione, come a dire che Dio si comunica alla persona e dialoga con lei attraverso la Chiesa, mentre prima il discorso della vocazione tendeva ad essere piuttosto una grazia individuale o privata.
La sinfonia delle vocazioni
Essere sacramento, comunione e missione sono le dimensioni che identificano la Chiesa che nasce dal Concilio, e queste tre caratteristiche diventano anche le tre condizioni ineludibili per capire la vocazione, soprattutto la considerazione della missionarietà, in quanto la vocazione della Chiesa e di ogni singola comunità ecclesiale si esprime nella tensione verso il mondo. Chiesa tutta in perenne stato di vocazione, Chiesa tutta ministeriale: posta l’una di fronte all’altra ogni vocazione, in forza dell’inserimento nell’unico corpo di Cristo, è rimandata all’altra, invitata a riscoprirsi come relativa, sia a Cristo sia alla Chiesa, e a percepirsi come data per la missione, che è il modo cristiano di realizzarsi della persona e della comunità. In questo senso la funzione mediatrice della Chiesa riguardo alle vocazioni è dovuta al suo mistero di comunione, perché servire la comunione nella Chiesa significa curare le diverse vocazioni e i carismi nella loro specificità, ed operare affinché si realizzino nella reciprocità e in maniera “sinfonica”, in una visione di crescita progressiva e includente.
Un “cristocentrismo vocazionale”
Oggi non sono pochi gli Autori che propongono, non certo in maniera alternativa, di ri-centrare il discorso della vocazione sulla persona di Gesù Cristo. In momenti di crisi o di incomprensione vocazionale – sia a livello personale sia istituzionale – è decisivo guardare anzitutto alla vocazione di Gesù. La prima e fondamentale ragione sta nel fatto che l’esistenza cristiana stessa è vocazione a Cristo e vocazione di Cristo. L’annuncio vocazionale è anzitutto un problema di proposta del cristianesimo; una proposta che sia in grado di affermare la pienezza del mistero di Gesù Cristo e di proclamare come solo Lui sia in grado di rispondere ai grandi interrogativi della vita delle persone e della storia dei popoli. Il Concilio Vaticano II, con la Gaudium et Spes, mostra in che modo la vocazione personale, sociale e storica di ogni persona si incontri con la realtà di Gesù Cristo: «La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà sempre all’uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua suprema vocazione... Crede egualmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine dell’uomo nonché di tutta la storia umana» (GS 10); e in maniera ancora più forte: «Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 22). Risiede in questo il fascino della persona di Gesù Cristo, che le persone di oggi, in particolare i giovani, continuano a percepire come loro contemporaneo. È questo il “cristocentrismo vocazionale” che occorre riscoprire e proporre con decisione. E, non da ultimo, è sempre in riferimento a Gesù Cristo che si deve leggere e comprendere il tema evangelico della preghiera per le vocazioni, il Rogate comandato da Cristo (Mt 9,38; Lc 10,2).
Cambia l’O.d.G. della vocazione
Oggi, in un momento in cui la fede cristiana conosce l’esigenza di una nuova evangelizzazione delle generazioni ormai post-cristiane, il paradigma sul quale coniare una nuova realtà di vocazione (e la conseguente pastorale vocazionale) non potrà essere quello di una Chiesa preoccupata per i propri insufficienti quadri numerici, ma dovrà essere il Mondo, al quale va nuovamente – e in maniera nuova – annunciato che il Senso della vita umana e della Storia sono Gesù Cristo e il suo Vangelo di salvezza. La realtà teologica della vocazione inserita nel quadro della nuova evangelizzazione del mondo, non potrà più essere la stessa di quando i parametri di riferimento di tutta l’azione della Chiesa erano altri. Per guardare alla Chiesa che è in Italia, occorrerà considerare attentamente cosa hanno voluto dire gli Orientamenti pastorali per gli anni 2000-2010 appena trascorsi: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia; e gli Orientamenti in atto per questo decennio: Educare alla vita buona del Vangelo. Come si può notare, ritorna sempre il tema del Vangelo, dell’educazione alla fede in Gesù Cristo, come prima cosa su cui poi reimpostare tutto il resto.
Allargando l’orizzonte, il tema non cambia. Il pontificato di Papa Benedetto XVI è segnato dalla centralità della figura di Cristo (oggetto anche delle sue pubblicazioni) e da una grande preoccupazione per l’evangelizzazione. Sono fatti recenti l’istituzione del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e l’indizione dell’Anno della Fede. Tutti segnali che indicano una direzione chiara, e devono far riflettere sotto quale luce occorre oggi leggere in maniera privilegiata la realtà della vocazione; e, insieme, suggeriscono anche verso dove è chiamata ad incamminarsi la pastorale delle vocazioni nella Chiesa.
Luciano Cabbia
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