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Lasceresti tutto per venire con me?

Ero convinta del mio no. Un amico mi aveva chiesto di andare ad insegnare a Bogot√°. «Assurdo», pensavo. Lui non si stancava mai di chiedermelo, ma io continuavo a rifiutare. Non mi sentivo il tipo: non sono coraggiosa, non volevo lasciare gli amici... Ma un giorno, mentre stiravo, ho ripensato a quella proposta...


Lasceresti tutto per venire con me?

da Attualità

del 28 settembre 2011

 

          Insegno in una scuola elementare a Bogotá. Tutto è partito dalla proposta che un amico mi ha fatto dopo la laurea in Scienze della formazione primaria: «Vuoi andare in Colombia a insegnare?». Inizialmente gli ho detto di no: mi pareva una proposta assurda. Lui non si stancava mai di chiedermelo, ma io continuavo a rifiutare. Non mi sentivo il tipo: non sono coraggiosa, non volevo lasciare gli amici... Lui però mi ha provocato dicendomi: «Da quando in qua, nella vita, uno verifica il “perché no” e non il “perché sì”?».

          Un giorno, mentre aiutavo mia mamma nelle faccende domestiche, ripensavo a questa decisione da prendere. E, proprio mentre stiravo, mi sono accorta che dentro di me c’era una disponibilità che non era mia: tutto di me diceva di no (avevo pur sempre le mie buone ragioni!), ma iniziava a farsi spazio in me una disponibilità a Uno che mi chiamava. Uno che mi diceva: vuoi venire con me in Colombia? Allora ho iniziato pian piano a cedere, perché negli anni dell’università ho visto che gli amici sono la cosa più preziosa del mondo, il Paradiso, ma la compagnia più vera ed essenziale per la mia vita è Gesù. E Lui mia stava chiedendo: lasceresti tutto per venire con me?

Allora mi sono detta: se Lui viene con me, che paura ho?

          Ad ogni camicia che stiravo, Gli chiedevo: cosa devo fare? Alla fine ho ceduto a questo rapporto, a Lui che aveva bisogno di me lì, a Bogotá. Poi mi è tornata in mente una cosa che aveva detto don Carrón: «L’obbedienza è seguire la scoperta di sé operata da un Altro». Questo, per me, è stato carne. Così ho scoperto per cosa sono fatta: per il tutto. E questo, nella mia vita, ha un nome e un cognome. La preoccupazione degli amici restava, perché non li volevo perdere. La mia obiezione, però, è stata ribaltata: «Sei veramente unita a loro se rispondi a Chi ti chiama», mi ha ricordato un amico.

          In quei giorni un’amica si stava per sposare a Chicago. Volevo un punto che ci unisse, allora mi sono iscritta alla Fraternità: un luogo a cui voglio appartenere, ovunque mi trovi. Dalla Colombia, però, ho scoperto che non sarei potuta andare al suo matrimonio. Quel weekend ero arrabbiatissima, non volevo parlare con nessuno. Sono andata alla Scuola di comunità, quel giorno, solo perché era al piano sotto il mio appartamento e non volevo noie con gli altri della comunità. Lì uno è intervenuto dicendo: «Le circostanze sono il luogo in cui vive e passa il Signore». Penso di avere sentito questa frase centinaia di volte, ma solo in quel momento l’ho presa sul serio. Ho dato spazio alla mia sete. E ho pensato: «Se Tu sei davvero qua, Ti voglio vedere. Non solo: voglio un amico qua, come Giulia, che ora è a Chicago». C’era una differenza, però, tra me e lei: il suo “sì”. Allora, davanti alle facce di quei colombiani, il mio “no” si è trasformato. Poi, dopo l’assemblea Aureliano, un amico di Bogotá che non conoscevo ancora, è venuto a invitarmi a casa sua, per farmi conoscere i figli e la moglie. Ecco: in quel momento ho riscoperto che Cristo mi preferisce, mi stava preferendo ancora in quel volto.

          Un ultimo fatto. Qualche mese fa, sono venuti a Bogotá Marcos e Cleuza. Ero contentissima di conoscerli finalmente. Infatti, andando a letto quella sera, ero felice di averli incontrati... ma non mi bastava. Quando, il giorno dopo, sono passati a trovarci a scuola, un bambino ha chiesto a Marcos perché solo loro avevano aiutato i brasiliani a rispondere al bisogno che avevano. E lui: «Se aveste la mappa del tesoro della vita, non verreste a cercarlo con me?». Loro, mettendosi a saltare sulla sedia: «Sì!». Allora mi sono chiesta se quella mattina avessi saltato sulla sedia per il desiderio di cercare il tesoro della mia vita, per il bisogno di rincontrarLo. Ho capito allora il motivo per cui ero andata a letto senza essere contenta eternamente.

Loro per me sono stati il volto di Ges√π che mi voleva bene.

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