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Laureato = disoccupato?

La tua è una Pgeneration: una generazione precaria, una generazione di piazza perché l'isola che non c'è, è il lavoro. Non tradire la tua giovinezza. Sperare è il primo compito da eseguire e portare a termine. Diamoci sei mesi e mi darai ragione. Prima di correre dobbiamo imparare a camminare e, prima ancora, a gattonare.


Laureato = disoccupato?

da Attualità

del 14 marzo 2011

 

 Messaggio ad un giovane.

Non ho risposte facili o pronte per l’uso. Vivo con te pensieri e paure.

          Sul mio tavolo ho il tuo biglietto di saluti, all’indomani dell’esame di laurea in ingegneria aeronautica. L’ho messo in una cornice d’argento. È sulla mia scrivania.

“Oggi laureato = domani disoccupato”. 

La tua è una Pgeneration: una generazione precaria, una generazione di piazza perché l’isola che non c’è, è il lavoro.

          Non ho le chiavi per aprirti le porte di un futuro sicuro e ben remunerato. Però ti assicuro la mia vicinanza e la mia solidarietà e impegno per quanto serve.

Non aspettarti la luna nel pozzo, o la manna dal cielo.

La speranza è l’ultima dea. Non demordere.

          Non tradire la tua giovinezza. Sperare è il primo compito da eseguire e portare a termine. Diamoci sei mesi e mi darai ragione. Prima di correre dobbiamo imparare a camminare e, prima ancora, a gattonare.

          A quante porte dovrai bussare, quanti colloqui dovrai sostenere, quanti profili professionali dovrai spedire zigzagando tra decine di indirizzi?

          Se immaginassi che tutto questo non esistesse sarei un sognatore e se ti dicessi che il lavoro è fuori dalla porta sarei un utopista. La posta in palio non è un posto di lavoro, ma non smettere di lavorare per accedere ad una occupazione, a una professionalità.

La speranza fa da volano e da bussola.

Ti orienta e ti dà forza.

Non aspettare che le cose succedano, falle succedere (A. Schweitzer).

Non sognare di diventare uno Zio Paperone, perché hai un titolo tra le mani.

Non essere capriccioso come Paperino, perché non trovi occupazione subito.

          Io appartengo alla generazione di Walt Disney dell’ happy end, ma anche tu con i tuoi 30 anni appartieni a quella di “Imagine”di John Lennon, il suo canto del cigno prima di morire.

Le generazioni si assomigliano perché sperano, amano e credono.

La speranza è per tutti la nuova frontiera necessaria, perché potresti aver più paura di vivere che di morire.

Il futuro si avvicina di giorno in giorno e potresti non amarlo o farne senza per partito preso, perché vivi contro tutto e tutti.

L’amore non è una moneta fuori corso, un ornamento. Ci sia o non ci sia fa lo stesso. È una scelta, è una decisione.

Scommettiamo?

Questa è l’unica certezza che non metto in discussione.

          La vita è vita se amo e spero. L’amore e la speranza sono i due occhi della tua giovane età. Ti faranno vedere come affrontare il futuro e la tua esistenza. 

 

Carlo terraneo

http://biesseonline.sdb.org

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