Quali sono le condizioni per sognare? Scopriamolo attraverso il sogno del pergolato di rose
Un secondo passaggio utile per mettere a fuoco le condizioni per poter sognare è quello che fa leva su una necessaria disciplina per permettere ai sogni di svilupparsi e crescere. Sappiamo che questo vale per ogni cosa: non ci può essere frutto se non ci sono semina abbondante, temperatura adeguata, rispetto dei tempi e delle stagioni; non c'è nascita se non c'è disponibilità a fare spazio e se manca il tempo della gestazione. Così vale anche per i sogni, che possono avvenire solamente se facciamo loro spazio attraverso una vera e propria disciplina che implica docilità e disponibilità.
Lasciare la parola a Dio non è un'azione che si improvvisa. Ci sono ostacoli che non la permettono: la volontà di indipendenza, l'orgoglio di chi non vuole dipendere da nessuno, la superbia che ci fa credere capaci di tutto. Anche la mancanza di umiltà è un ostacolo forte, perché ci rende indisposti ad accogliere la chiamata di Dio.
La stessa vita cristiana è legata ad alcune condizioni che la rendono possibile. La tradizione della Chiesa ha sempre parlato di "ascesi,,: parola che viene dal verbo "ascendere,,, quindi fa riferimento ad una salita faticosa. Sappiamo per esperienza che se facciamo un'uscita in montagna è importante essere ben allenati (preparazione remota) e anche liberarsi da fardelli inutili e ingombranti (preparazione prossima).
Anche per i sogni ci vuole una preparazione remota, che è guell'attitudine al silenzio e all'ascolto di cui abbiamo parlato attraversola chiamata diSamuele, e ci vuole pure una preparazione prossima, che è quell,ascesi capace di liberarci da zavorre inutili e attrezzarci con ciò che è necessario.
In questo passaggio riprendiamo uno dei grandi sogni di don Bosco, quello del pergolato ili rose, che ci aiuterà a maturare i giusti atteggiamenti per poter camminare nella giusta direzione. Riascoltiamo i passaggi principali di questa visione:
Un giorno dell'anno 1847 avendo io molto meditato sul modo di far del bene, specialmente a vantaggio della gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino incantevole.[ ...] Questo portico metteva in una bella via, sulla quale a vista d'occhio prolungavasi un pergolato incantevole a vedersi, che era fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in piena fioritura. Il suolo eziandio era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse: "Togliti le scarpe!". E poiché me l'ebbi tolte, soggiunse: "Va avanti per quel pergolato: è quella la strada che devi percorrere". Fui contento di aver deposto i calzari perché mi avrebbe rincresciuto calpestare quelle rose, tanto erano vaghe. E cominciai a camminare; ma subito sentii che quelle rose celavano spine acutissime, cosicché i miei piedi sanguinavano. Quindi, fatti appena pochi passi, fui costretto a fermarmi e poi a ritornare indietro.
Qui ci vogliono le scarpe, dissi allora alla mia guida.
Certamente, mi rispose: ci vogliono buone scarpe.
Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni, i quali erano apparsi in quel momento, chiedendo di camminar meco. Essi mi tennero dietro sotto il pergolato, che era di una vaghezza incredibile; ma avanzandomi quello appariva stretto e basso. Molti rami scendevano dalPalto e rimontavano come festoni; altri pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Dai fusti dei rosai altri rami si protendevano di qua e di là ad intervalli, orizzontalmente; altri formando talora una più folta siepe, invadevano una parte della via; altri serpeggiavano a poca altezza da terra. Erano però tutti rivestiti di rose, ed io non vedeva che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai miei passi. Io mentre ancora provava vivi dolori nei piedi e alquanto mi contorceva, toccava le rose di qua e di là e sentii he spine an ora più pungenti stavano nascoste sotto di quelle. Tuttavia andai avanti. Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite; rimoveva un ramo traversale, che impedivami la via oppure per ischivarlo rasentava la spalliera, e mi pungevo e sanguinavo non solo nelle mani, ma in tutta la persona. Al di sopra le rose che pendevano, celavano pure grandissima quantità di spine, che mi si infiggevano nel capo. Ciò non per tanto, incoraggiato dalla Beata Vergine proseguii il mio cammino. Di quando in quando però mi toccavano eziandio punture più acute e penetranti, che mi cagionavano uno pa imo ancor più doloroso.
Intanto tutti coloro, ed erano moltissimi, che mi osservavano a camminare per quel pergolato dicevano: "Oh! come D. Bosco cammina sempre sulle ro e: egli va avanti tranquillissinJO; tutto gli va bene'1• Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie povere membra. Molti chierici, preti e laici da me invitati si erano messi a seguitarmi festanti, allettati dalla bellezza di quei fiori; ma quando si accorsero che si doveva camminare sulle spine pungenti e che queste spuntavano da ogni parte, incominciarono a gridare dicendo: "Siamo stati ingannati!,,.
Io risposi: - Chi vuol camminare deliziosamente sulle rose torni indietro: gli altri mi seguano.
Non pochi ritornarono indietro. Percorso un bel tratto di via, mi rivolsi per dare unosguardo ai miei compagni. Ma qual fu il mio dolore quando vidi che una parte di questi era scomparsa, ed un'altra parte mi aveva già voltate le spalle e si allontanava. Tosto ritornai anch'io indietro per richiamarli, ma inutilmente, poiché neppure mi davano ascolto. Allora incominciai a piangere dirottamente ed a querelarmi dicendo: - Possibile che debba io solo percorrere tutta questa via così faticosa? Ma fui tosto consolato. Veggo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, di chierici e di ecolarì, i quali mi dissero: "Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirlan. Precedendoli mi rimisi in via. Solo alcuni si perdettero d'animo e si arrestarono, ma una gran parte di essi giunse con me alla meta.
[...] Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: - Sai che cosa significa ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima?
No, risposi: vi prego di spiegarmelo.
Allora Ella mi disse: - Sappi che la via da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le spine per terra rappresentano le affezioni sensibili, le simpatie o antipatie umane che distraggono l'educatore dal vero fine, lo feriscono, lo arrestano nella sua missione, gli impediscono di procedere e raccogliere corone per la vita eterna. Le rose sono simbolo della carità ardente che deve distinguere te e tutti i tuoi coadiutori. Le altre spine significano gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Colla carità e colla mortificazione, tutto supererete e giungerete alle rose senza spine.
Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia camera.
Il racconto è drammatico: il pergolato è stretto e basso e coloro che lo attraversano sono colpiti dappertutto. Devono resistere attraverso un giusto abbigliamento - "qui ci vogliono le scarpe", dice don Bosco - e un comportamento coraggioso, perché tanti si perdono durante il cammino.
Perseverare sulla strada dei sogni non è facile: l'interpretazione del sogno da parte della Vergine Maria rimanda alla mortificazione, owero ad un cammino ascetico che deve davvero far morire ciò che è di ostacolo alla vita buona. Ciò che le spine rappresentano - i patimenti e i dispiaceri - feriscono il corpo e l'anima. Non si tratta di scansarli, ma di passare attraverso il pergolato di rose.
Tutto ci porta a crescere nella "resilienza", cioè in quella attitudine che ci permette di attraversare il male. Partendo dalla capacità fisica dei materiali di resistere ad urti improvvisi senza perdere consistenza, la pedagogia ha approfondito in questi ultimi decenni il concetto di "resilienza”, che nelle scienze socio-educative indica la capacità di una persona di fare appello alle sue risorse interiori per reagire ad una situazione sfavorevole e sviluppare una personalità positiva, nonostante tutte le previsioni contrarie. [...] Questa "forza d'animo" può forse avere una base genetica, ma è essenzialmente una qualità morale, che si sviluppa nel corso della vita.
La resilienza implica quella capacità di affrontare il fallimento e la sconfitta sapendo che non si tratta dell'ultima parola; di passare attraverso le fatiche e le salite della vita, sapendo che esse sono l'unica via verso una vita buona e felice; di affrontare con coraggio quelle situazioni che si presentano avverse e irrecuperabili; di non stancarsi di fare il bene anche quando si gioca in perdita; di non smettere di volere il bene dell'altro quando questo si potrebbe interpretare come un non voler più bene all'altro; di non cedere sul proprio desiderio di fare il bene e di vivere secondo il bene, anche quanto tutto e tutti affermano il contrario.
Per perseverare sulla strada dei sogni bisogna crescere nella resilienza. Proviamo a verificare il nostro atteggiamento e i nostri comportamenti nei momenti di fatica e di difficoltà, quando le cose vanno in direzione opposta rispetto a come noi vorremmo.
Cosa possiamo fare per crescere come persone e comunità più resilienti?
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