Hai mai sentito parlare di indulgenze? Sai cosa sono? Questo articolo può aiutarti a capire il bene che puoi fare con la tua preghiera!
La Chiesa, madre e maestra, ci indica parecchi mezzi per aiutare le anime dei nostri cari a raggiungere il Paradiso.
La Sacra Scrittura ricorda che nulla d’impuro può entrare in Paradiso (Ap 21,27). Per questo è necessaria la purificazione delle anime dei defunti per raggiungere il Paradiso. E l’opera indulgenziata abbrevia o rimedia del tutto la purificazione che si dovrebbe fare in Purgatorio. (vedi sotto: "Purgatorio e il beneficio delle indulgenze")
In questa pagina approfondisco la pratica dell'indulgenza planaria. È una potente opportunità che Dio ci offre per fare del bene ai nostri cari defunti.
Qui sotto trovi sia in modo sintetico sia in modo un po' più dettagliato, le principali info necessarie per sapere cosa fare. I tuoi cari defunti te ne saranno "eternamente" grati, e se insegnerai agli altri questa pratica, probabilmente qualcuno, "un domani", pregherà anche per te...
Si può lucrare (termine tecnico) l’indulgenza plenaria, a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre visitando una Chiesa dove recitare almeno il Padre Nostro e il Credo.
Questa indulgenza si può lucrare una sola volta nei due giorni ed è applicabile solo ai defunti.
Inoltre nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti che desidera, sono sempre da rispettare le "condizioni generali" di cui sopra.
È sufficiente confessarsi una sola volta per lucrare più indulgenze (chiaramente deve permanere la lontananza dal peccato), invece la Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa vanno ripetute ogni volta.
"Per chi vuole approfondire"
La colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento dell’amicizia con Dio, è rimessa dall’assoluzione sacramentale nella confessione, (attraverso la quale Dio cancella l’offesa ricevuta),
la pena permane anche oltre l’assoluzione. La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva dalla natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio è anche contaminazione e corruzione dell’uomo.
I nostri peccati infatti rendono sempre più faticoso ricostruire l’amicizia con Dio e superare quella inevitabile inclinazione al male che permane anche dopo la remissione sacramentale, come conseguenza del peccato stesso.
Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua a darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché riprenda l’emorragia. Il nostri corpo deve faticare per ricostruire il tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente guariti.
Il peccato è una ferita dell’anima e anche dopo il nostro pentimento e l’assoluzione sacramentale rimane come una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a ricadere proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente rimarginata, si riapra proprio nello stesso punto.
Le indulgenze che possiamo acquistare anche per noi stessi (esempio il perdono d’Assisi o le indulgenze dell’Anno Santo) sono come un medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il peccato e sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al progetto di Dio.
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Noi possiamo tranquillamente dubitare delle nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni affetto malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di purificazione le varie prove e la sofferenza stessa (non cercata, ma accolta e offerta quando si presenta), l’impegno nelle opere di carità, la preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l’acquisto delle indulgenze.
Ma poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere a quella perfezione necessaria di raggiungere subito il Paradiso, c'è il purgatorio in cui le anime si purificano dalla pene.
Leggiamo nel Catechismo: “Coloro che muoiono nell’amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della propria salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio”
Con tutti i limiti che possono avere le esemplificazioni trattando questi temi cosi profondi, come primo superficiale approccio al tema del purgatorio, possiamo dire che il purgatorio,
(che non è certamente un luogo fisico in qualche parte dell'universo) è una condizione molto dolorosa in cui moltissime anime vengono a trovarsi dopo la morte corporale per purificarsi pienamente e poter cosi raggiungere il Paradiso.
Doloroso, non perché, Dio infligga loro dolore come punizione dei peccati commessi (il purgatorio è una grazia che Dio ci dà).
Il dolore lo provano loro stesse, è un dolore che ricorda quello che proviamo già qui sulla terra quando ci rendiamo conto di aver ferito la persona che più amiamo.
Un po' alla volta man mano che comprendiamo il male fatto, il dolore cresce, ma cresce anche la capacità di ricevere fino in fondo il perdono che ci viene accordato.
Sembra paradossale, ma è un "sano" dolore che purifica e prepara un cuore nuovo, puro e votato al bene. Questo, amplificato nel bene e nel dolore, accade alle anime in purgatorio.
Le anime del purgatorio, non possono più acquistare meriti per eliminare queste pene, noi però si per noi e per loro attraverso i sacramenti, le preghiere, la penitenza, le opere di carità, le indulgenze.
La Sacra Scrittura ricorda che nulla d’impuro può entrare in Paradiso (Ap 21,27). Per questo è necessaria la purificazione. E l’opera indulgenziata abbrevia o rimedia del tutto la purificazione che si dovrebbe fare in Purgatorio (permette all'anima di andare in Paradiso!)
Comprendiamo che è una grande grazia.
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Autore: don Paolo Biscotti
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