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Le radici dell'Europa sono cristiane e vanno ravvivate

Oggi le radici cristiane vanno ravvivate con un programma sistematico di evangelizzazione. Ci assicura Benedetto XVI, che le radici sono ancora tra noi. Il Papa propone quattro tappe: studiare la parola di Dio, la meditazione della Croce, la cura della liturgia e la devozione mariana.


Le radici dell'Europa sono cristiane e vanno ravvivate

da Teologo Borèl

del 27 luglio 2011

 

          Vengono ripresi i discorsi di Benedetto XVI in Francia in occasione del 150 anniversario delle apparizioni della Madonna di Lourdes, nel settembre del 2008.

          Il viaggio del Papa in Francia è composto da due 'pannelli': nel primo presenta una riflessione sulle radici cristiane dell'Europa nel contesto laicista, cioè anticristiano e anticlericale. Nel secondo, il Papa precisa che le radici cristiane dell'Europa sono radici mariane. Benedetto XVI nei suoi interventi di Parigi afferma con forza che non è possibile parlare di Europa, e neppure di Francia, senza considerare le loro radici religiose. È sufficiente camminare per le strade, osservare l'architettura, studiare la letteratura o visitare i musei per rendersi conto che un discorso sull'Europa che prescinda dalle radici religiose, semplicemente, non ha senso. «Ciò che ha fondato la cultura dell'Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura».

           Dopo aver valorizzato il contributo dell'ebraismo alla cultura europea, il Papa, invita i cristiani allo studio delle nuove presenze religiose in Europa, in particolare quelle islamiche per «un reale impegno di conoscenza reciproca», in assenza del quale si rischia di cadere in percorsi di dialogo che «conducono a vicoli ciechi». Anche se viviamo in una «società globalizzata, pluriculturale e plurireligiosa», secondo il Papa, ciò non può essere pretesto per nascondere la Verità o rinunciare alla missione, anche nei confronti degli stessi musulmani. Una società dove convivono più religioni dev'essere al contrario vissuta come «un'opportunità che il Signore ci offre di proclamare la Verità». Se un tempo i missionari dovevano andare a cercare i seguaci di religioni non cristiane nei loro Paesi, oggi costoro vengono da noi come immigrati, e attraverso la loro presenza il Signore ci offre l'occasione di esercitare la missione, che rimane un aspetto imprescindibile della vita cristiana, senza dovere necessariamente partire verso terre lontane.

          Benedetto XVI in Francia ribadisce che nonostante l'Europa sia stata edificata anche con il contributo di altre religioni, la Chiesa non può astenersi dal proclamare che le radici dell'Europa sono cristiane. E proprio qui in Francia, «La fede del Medio Evo ha edificato le cattedrali(...)alcune delle più belle e famose cattedrali d'Europa, testimonianza viva delle radici cristiane che nessuno può ignorare'.

          Benedetto XVI al Collège des Bernardins fa notare che le radici cristiane dell'Europa sono, più precisamente, radici monastiche, e che nei monasteri medievali le radici dell'Europa si confondono con le radici della teologia della Chiesa universale.

          Ma la ragione principale del viaggio del Papa in Francia è la celebrazione del 150° anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes. «Il Papa aveva il dovere di venire a Lourdes». Non si tratta di una mera celebrazione: anzi, nel contesto del viaggio, il Papa ricorda che le radici cristiane e monastiche dell'Europa sono anche necessariamente radici mariane. Le apparizioni della Madonna che costellano la storia d'Europa negli ultimi secoli sono un forte e provvidenziale richiamo a queste radici, nel momento in cui l'Europa comincia a negarle.

          Al paragrafo 5 della sintesi dei discorsi di Benedetto XVI, si chiede se le radici religiose, cristiane, monastiche e mariane dell'Europa sono un semplice riferimento storico o una realtà viva e presente ancora oggi? Evidentemente, se si trattasse di un puro richiamo storico il loro interesse sarebbe limitato agli specialisti. Ma, ci assicura Benedetto XVI, non è così: le radici sono ancora tra noi. Lo sono, anzitutto, di fatto. Anche se la Francia è tra i paesi europei con il più basso tasso di partecipazione alle funzioni religiose, il Papa è convinto che i tempi siano favorevoli a un ritorno a Dio.

          Per ravvivare le radici dell'Europa bisogna rifiutare il politeismo e l'adorazione di molti falsi dèi. A qualcuno questo discorso può sembrare lontano dall'attualità, invece per il Papa, il politeismo oggi non si manifesta nelle «divinità dell'Olimpo» ma in idoli che si chiamano ricchezza, sesso, potere e anche relativismo e secolarismo. Il «culto degli idoli» è dunque ancora ben presente oggi, e «distoglie dalla realtà chi lo serve per confinarlo nel regno dell'apparenza». Le radici cristiane dell'Europa fondano una cultura del monoteismo che si oppone agl'idoli. Oggi queste radici, che come si è visto sono ancora presenti ma rischiano di essere dimenticate o negate, vanno ravvivate con un programma sistematico di evangelizzazione.

          Il Papa propone quattro tappe, studiare la parola di Dio, tornando alla «celebre formula di san Girolamo» (347-420) secondo cui «ignorare le Scritture è ignorare Cristo». Senza interpretazioni personali, l'incontro con le Scritture dovrà essere mediato dalla catechesi, che «non è innanzitutto una questione di metodo, ma di contenuto». In un contesto dove si apprezza il «grande realismo» delle previsioni del «più grande catechista di tutti i tempi», san Paolo, secondo cui «verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» (2 Tm 4, 3-4), il Papa invita - come fa in tutti i suoi viaggi - all'uso del Catechismo della Chiesa Cattolica e del relativo Compendio come bussola sicura per rimanere fedeli alla dottrina cattolica.

          La seconda tappa è la meditazione sulla Croce che, forse non a caso, Benedetto XVI propone proprio su quel sagrato della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi dove la presenza di una grande croce era stata contrastata nel novembre 2004 dal sindaco socialista (nonché militante omosessuale) della capitale francese, Bertrand Delanoë, per presunto contrasto con le leggi sulla laïcité in vigore (AFP 2004). «Molti di voi - dice il Papa ai giovani - portano al collo una catena con una croce. Anch'io ne porto una, come tutti i Vescovi del resto. Non è un ornamento, né un gioiello. È il simbolo prezioso della nostra fede, il segno visibile e materiale del legame con Cristo».

          Perché la croce non sia solo un ornamento, è obbligatorio che sia occasione di meditazione sulla passione di Cristo e sul peccato degli uomini che l'ha resa necessaria. E che dalla meditazione sul peccato fiorisca il desiderio della confessione, un altro tema che ricorre in tutti i viaggi di Benedetto XVI, a fronte di statistiche davvero desolanti - anche in Francia - sullo scarso numero di cattolici che si accostano al sacramento della penitenza. Ai vescovi il Papa chiede di esortare senza sosta i sacerdoti a rendersi disponibili con generosità per le confessioni, sull'esempio di un grande santo francese, il santo curato d'Ars Giovanni Maria Vianney (1786-1859).

          La terza tappa di un itinerario che mira a ravvivare la coscienza delle radici cristiane è la cura della liturgia. In Francia, certo, pochi vanno a Messa: senza che questa sia l'unica causa, ci si deve chiedere se la qualità della liturgia sia sempre quella che auspicavano gli antichi monaci, come si è visto assai severi nei confronti di canti o preghiere recitate male. «La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita». E qui Benedetto XVI invita ad accogliere il suo Motu Proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, che liberalizza la celebrazione della Messa secondo la liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, e afferma che «non c'è alcuna opposizione tra la liturgia rinnovata del Concilio Vaticano II e questa liturgia'. Lo spirito del Motu Proprio non è quello di creare piccole enclave di sostenitori dell'antico rito, ma di favorire la qualità della liturgia in genere attraverso il «mutuo arricchimento» fra i due riti, che dunque dovrebbero essere entrambi conosciuti da molti fedeli, fermo restando che «la liturgia rinnovata è la liturgia ordinaria del nostro tempo». Purtroppo, da questa situazione si è ancora lontani, forse non solo in Francia.

          La quarta tappa è la devozione mariana. «I cattolici in Francia hanno più che mai bisogno di rinnovare la loro fiducia in Maria», riscoprendo le loro radici che si trovano a Notre-Dame, a Lourdes, e in mille altri luoghi mariani, e superando obiezioni che vorrebbero considerare la devozione alla Madonna come obsoleta, sentimentale o magari un ostacolo al dialogo ecumenico con le comunità protestanti. In realtà, «tutto è venuto da Cristo, anche Maria; tutto è venuto mediante Maria, lo stesso Cristo».

          Infine il Papa spera che un ritorno alle radici cristiane porti anche a un un rinnovato impegno politico dei laici nel quadro di un'Europa cui chiede di tutelare, meglio di quanto non stia facendo, «i diritti inalienabili della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come anche quelli relativi all'educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza dimenticare naturalmente i diritti religiosi». Ma perché ritorni a rifiorire la testimonianza di un numero socialmente significativo di laici cattolici nel campo della politica e delle leggi - sulla base di un'integrità di dottrina che oggi è minacciata - è un frutto che non potrà che venire al termine di un itinerario di cui la catechesi, la confessione, la Messa e la devozione mariana non sono momenti esortatori e in qualche modo superflui, ma sono i passaggi indispensabili e cruciali. Per riprendere il titolo dell'opera di dom Chautard citata dal Papa a Lourdes, L'anima di ogni apostolato è la vita spirituale, senza la quale non si dà propriamente apostolato neppure in campo sociale e politico.

          Nella Messa solenne per il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes, il Papa cita la sua stessa enciclica Deus caritas est, che al n. 36 si esprime in termini molto vicini all'insegnamento di dom Chautard: «Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell'emergenza e sembra spingere unicamente all'azione».

 

Domenico Bonvegna

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