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Lectio divina_33a domenica del tempo ordinario

Non lasciamoci attrarre dagli sconvolgimenti esteriori, ma da quelli interiori, che preannunciano e preparano l'incontro con il Signore. Non è giunta la fine, che occorre vivere l'attesa con impegno: apriamo gli occhi sulle tragedie del nostro tempo, non per essere profeti di sventure, ma coraggiosi profeti di un nuovo ordine basato sulla giustizia e la pace.


Lectio divina_33a domenica del tempo ordinario

da Teologo Borèl

del 16 novembre 2007

a) Il testo:

5 Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: 6 «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». 7 Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».

8 Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: 'Sono io' e: 'Il tempo è prossimo'; non seguiteli. 9 Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».

10 Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; 17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

 

b) Il contesto:

Il brano riguarda l’inizio del discorso di Gesù sulla fine dei tempi. Il brano 21,5-36 è tutta un’unità letteraria. Gesù si trova a Gerusalemme, negli atri del Tempio, si avvicina la passione. I Vangeli sinottici (vedi anche Mt 24; Mc 13) fanno precedere, al racconto della passione, morte e risurrezione, il discorso cosiddetto “escatologico”. Eventi da leggere alla luce della Pasqua. Il linguaggio è quello “apocalittico”. L’attenzione non va posta su ogni parola, ma sull’annuncio di capovolgimento totale. La comunità di Luca già era a conoscenza degli avvenimenti riguardante la distruzione di Gerusalemme. L’evangelista universalizza il messaggio ed evidenzia il tempo intermedio della chiesa in attesa della venuta del Signore nella gloria. Luca fa riferimento alla fine dei tempi anche in altre parti (12,35-48; 17,20-18,18).

 

c) Meditatio

Non lasciamoci attrarre dagli sconvolgimenti esteriori, tipico del linguaggio apocalittico, ma da quelli interiori, necessari, che preannunciano e preparano l’incontro con il Signore. Pur consapevoli che anche oggi, in diverse parti del mondo si vivono situazioni “apocalittiche”, è possibile anche una lettura personalizzata, certamente non evasiva che sposta l’attenzione sulla responsabilità personale. Luca, rispetto agli altri evangelisti, sottolinea che non è giunta la fine, che occorre vivere l’attesa con impegno. Apriamo gli occhi sulle tragedie del nostro tempo, non per essere profeti di sventure, ma coraggiosi profeti di un nuovo ordine basato sulla giustizia e la pace.

 

[5] Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: Probabilmente Gesù si trova negli atri del tempio, considerato l’accenno ai doni votivi. Luca non specifica gli ascoltatori, è diretto a tutti, universalizza il discorso escatologico. Questo discorso può riferirsi alla fine dei tempi, ma anche alla fine personale, del proprio tempo di vita. In comune c’è l’incontro definitivo con il Signore risorto.[6] 'Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta'. Gesù introduce un linguaggio di sventura (17,22; 19,43) e riprende le ammonizioni dei profeti riguardo al tempio (Michea 3,12; Ger 7,1-15; 26,1-19). E’ una considerazione anche sulla caducità di ogni realizzazione umana, pur meravigliosa. La comunità lucana già conosceva la distruzione di Gerusalemme (anno 70). Consideriamo il nostro atteggiamento verso le cose che terminano col tempo.

[7] Gli domandarono: 'Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?'. Gli ascoltatori sono interessati agli sconvolgimenti esteriori che caratterizzeranno questo avvenimento. Gesù non risponde a questa specifica domanda. Il “quando” non è messo da Luca in relazione con la distruzione di Gerusalemme. Sottolinea che “non sarà subito la fine” (versetto 9) e che “prima di tutto questo…” (v. 12) dovranno accadere altre cose. Ci interroga sulla relazione tra gli avvenimenti storici e il compimento della storia della salvezza. I tempi dell’uomo e i tempi di Dio.

[8] Rispose: 'Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: 'Sono io' e: 'Il tempo è prossimo'; non seguiteli. Luca, rispetto agli altri evangelisti, aggiunge il riferimento al tempo. La comunità dei primi cristiani sta superando la fase di un ritorno prossimo del Signore e si prepara al tempo intermedio della chiesa. Gesù raccomanda di non lasciarsi ingannare o meglio, sedurre da impostori. Ci sono due tipi di falsi profeti: quelli che pretendono di venire in nome di Gesù dicendo “sono io” e quelli che affermano che il tempo è giunto, che già si conosce la data (10,11; 19,11)[9] Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine'. Anche gli avvenimenti bellici e, diremmo oggi, le azioni terroristiche, non sono l’inizio della fine. Tutto questo accade, ma non è il segno della fine (Dn 3,28). Luca vuole prevenire l’illusione della fine imminente dei tempi con la conseguente delusione e abbandono della fede.

[10] Poi disse loro: 'Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, [11] e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Il “poi disse” è una ripresa del discorso dopo gli avvertimenti iniziali. Siamo in pieno linguaggio apocalittico che vuol dire rivelazione (Is 19,2; 2Cr 15,6) e velazione allo stesso tempo. Si usano immagini tradizionali per descrivere l’accelerazione del cambiamento della storia (Is 24,19-20; Zc 14,4-5; Ez 6,11-12, ecc.). L’immaginario catastrofico è come un sipario che vela la bellezza dello scenario che è dietro: la venuta del Signore nella gloria (v. 27).

[12] Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.

[13] Questo vi darà occasione di render testimonianza. Il cristiano è chiamato a conformarsi a Cristo. Hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi. Luca ha presente la scena di Paolo davanti al re Agrippa e al governatore Festo (At 25,13-26,32). Ecco dunque il momento della prova. Non necessariamente sotto forma di persecuzione. S. Teresa di Gesù Bambino ha sofferto per 18 mesi, dalla scoperta della sua malattia, l’assenza di Dio. Un tempo di purificazione che prepara all’incontro. E’ la condizione normale del cristiano, quella di vivere in una sana tensione che non è frustrazione. I cristiani sono chiamati a rendere testimonianza della speranza che li animano.[14] Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;  [15] io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.  Giunge il momento di riporre la fiducia totale in Dio, solo Dio basta. E’ quella  stessa sapienza con la quale Stefano confutava i suoi avversari (At 6,10). E’ garantita al credente la capacità di resistere alla persecuzione.

[16] Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;

[17] sarete odiati da tutti per causa del mio nome. La radicalità nel seguire Cristo comporta anche il superamento delle relazioni di sangue, quelle che affettivamente credevamo più sicure. C’è il rischio di rimanere soli, come Gesù nella sua passione.

[18] Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Luca riprende un versetto precedente (12,7) per ricordare la protezione divina assicurata nei momenti della prova. E’ garantita anche al credente la custodia della sua integrità fisica.

[19] Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime. La perseveranza (cf. anche At 11,23; 13,43; 14,22) è indispensabile per produrre frutto (8,15), nelle prove quotidiane e nelle persecuzioni. Vuol dire il “rimanere” in Cristo di Giovanni. La vittoria finale è certa: il regno di Dio sarà instaurato dal Figlio dell’uomo. Occorre allora essere perseveranti, vigilanti e in preghiera (v.36 e 12,35-38). Lo stile di vita del cristiano deve farsi segno del futuro che verrà.

 

d) Alcune domande

- Quali sentimenti prevalgono in me: angoscia, spavento, sicurezza, fiducia, speranza, dubbio…- Dov’è la buona notizia in questo discorso?

- Amiamo quello che attendiamo e ci conformiamo alle sue esigenze?

- Come reagisco alle prove nella mia vita di fede?

- Posso fare un aggancio con gli eventi storici attuali?

- Che posto ha Ges√π nella storia, oggi?

 

e) Letture della settimana

18 novembre             Ml 3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19

19 novembre             1Mac 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Sal 118; Lc 18,35-43

20 novembre             2Mac 6,18-31; Sal 3; Lc 19,1-10

21 novembre             2Mac 7,1.20-31; Sal 16; Lc 19,11-28

22 novembre             1Mac 2,15-29; Sal 49; Lc 19,41-44

23 novembre             1Mac 4,36-37.52-59; Sal 1Cor 29; Lc 19,45-48

24 novembre             1Mac 6,1-13; Sal 9; Lc 20,27-40

25 novembre             2 Sam 5, 1-3; Sal 121; Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43

 

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