"Vorrei chiedere a voi, carissimi giovani: non narrateci l'ovvio, lo scontato. Narrateci, invece, quello che nella vita vi fa sognare! Narrateci le vostre speranze, i vostri desideri; siate i trasmettitori di un'esperienza che solo l'amore dischiude! Bisogna scommettere sulle vostre capacità!"
Assemblea Diocesana dei Giovani 3-4 Gennaio 2013
Carissimi giovani,
vorrei provare a dirvi come vi immagino, quando penso a voi quali protagonisti del mondo che cambia. Lo faccio partendo da una scena biblica, che si trova nel libro dei Numeri (cap. 13), lì dove si narra degli esploratori mandati da Mosè a visitare la terra promessa. Ritornando, essi portano il grappolo d’uva, il melograno e il fico, e raccontano quello che hanno visto, trasmettendo una tale emozione, che tutto il popolo decide di affrontare il rischio di entrare in quella terra dove abitano i giganti.
È l’immagine di quanto dovrebbero fare i giovani di fronte alla crisi in atto.
Come gli esploratori, i giovani non sono i capi del popolo, non sono né Mosè, né Aronne; essi non sono neanche i sacerdoti o i leviti, e neppure la grande massa costituita dalle famiglie, dagli anziani, dai bambini. I giovani sono per loro natura gli esploratori, mandati a scoprire il futuro di tutti. Chi entrerà nella terra promessa, chi la vedrà e la farà sua? Chi ne intuisce già i tratti, ne avverte il sapore e il profumo? Siete Voi, giovani! In questo senso, aveva ragione Giovanni Paolo II quando diceva che i giovani sono le sentinelle del mattino, che annunciano con i loro sogni e le loro attese il giorno che verrà. Voi siete i primi destinatari di quel sì di Dio al mondo, di cui parla spesso Benedetto XVI. Voi anticipate il futuro, ce lo fate assaggiare.
Chi sta a contatto con voi e sa ascoltarvi, riceve una carica stupefacente di giovinezza e di speranza.
Mi chiedo, allora, quali caratteristiche dovrete avere per essere veri esploratori della terra promessa. Come agli inviati del libro dei Numeri, è chiesto a voi di raccontare un mondo ai più sconosciuto: dovete essere dei narratori! Narrare non significa aver capito tutto o voler spiegare tutto. Narrare vuol dire comunicare un’esperienza vissuta in maniera così intensa, da risultare contagiosa di futuro. È questo che mi aspetto da voi: che aiutiate tutti noi a conoscere, attraverso i vostri racconti - che sono i vostri sogni, le vostre attese, le vostre speranze - un mondo che per tanti aspetti non conosciamo, quello che condividete ogni giorno nelle scuole, negli ambienti di vita, con i vostri amici, con quanti sanno dialogare con voi. Da questo mondo gli adulti spesso sono distanti, incapaci di capirlo. È evidente, peraltro, che non si può imparare la lingua degli altri senza conoscerli. Chi conosce la lingua dei giovani, chi esplora il mondo che deve venire, siete anzitutto voi, giovani. Perciò, noi adulti abbiamo bisogno di voi, perché senza di voi non potremo parlare al futuro; è grazie a voi, se accettate di coinvolgervi nell’avventura di sognare insieme e di organizzare la speranza, che anche noi potremo parlare al domani e costruirlo con voi.
Il mio appello è allora a coinvolgervi nello sforzo creativo del progetto, necessario ad aprire le vie del domani di tutti. Gli organismi di partecipazione (ad esempio scolastica) sono importanti, ma non bastano. Occorre un livello ulteriore di ascolto e di condivisione.
Oltre a essere i narratori della speranza, voi, giovani, come gli esploratori della terra di Canaan, siete chiamati a considerare lucidamente il desiderio e le sfide della conquista. Quando presentano il melograno, il fico e l’asta con i grappoli d’uva, gli esploratori lo fanno per dire: “Guardate che bello, questi sono i frutti della terra promessa”, una terra di cui si sono innamorati. Essi descrivono qualcosa per cui vale la pena di rischiare.
Vorrei chiedere allora a voi, carissimi giovani: non narrateci l’ovvio, lo scontato; narrateci, invece, quello che nella vita vi fa sognare. Narrateci le vostre speranze, i vostri desideri; siate i trasmettitori di un’esperienza che solo l’amore dischiude, perché solo se si guarda con amore la terra della promessa di Dio, si può anche vedere il grappolo d’uva e il melograno e il fico.
Aiutateci a sognare con voi un sogno anche arduo, ma possibile!
Proprio per questo, come fecero gli esploratori della terra promessa, non tacete a voi stessi e agli altri le difficoltà dell’impresa. Il vostro sogno sia a occhi aperti, tanto da risultare interprete lucido della realtà!
Bisogna scommettere sulle vostre capacità: non dobbiamo solo chiedervi di trasmetterci un’emozione, ma anche di aiutarci a pensare, di proporci delle sfide, di farci valutare senza ambiguità le difficoltà dell’impresa. Nella terra promessa ci sono i giganti, le grandi agenzie che puntano solo al profitto e non esitano a sacrificare ad esso i più deboli, a cominciare dai giovani! Non si può, né si deve tacere sulle difficoltà, le sfide, le prove che vanno affrontate.
Amare i giovani significa chiedere loro sacrifici sensati, impegnarli a prepararsi, a studiare, a esercitarsi nel dono di sé. Guai a stimolarli solo a fare bella figura, ad apparire! I giovani vanno educati e devono educarsi a capire i problemi, a esaminarli e ad affrontarli insieme con gli altri, a lavorare sodo per superarli. Da questo consegue una svolta decisiva: da semplici destinatari, più o meno raggiunti dalle nostre analisi e dai nostri progetti, voi giovani andate riconosciuti e trattati da protagonisti e interlocutori. Qui c’è il nuovo cui aprirsi: normalmente si parla dei giovani, si progetta sui giovani, ma i giovani non ci sono. In tutti gli organismi decisionali i giovani sono una rarità: si studiano i loro problemi, ma loro sono assenti, non convocati.
Come vorrei stimolare tutti, specialmente gli adulti e quanti hanno responsabilità di azione, ad ascoltare seriamente il mondo dei giovani, con mente lucida e cuore aperto!
A voi giovani, però, affinché siate protagonisti del domani, chiedo di sentirvi caricati di un invio, coscienti di una responsabilità, portatori di speranza e di fede, innamorati della bellezza che salverà il mondo. Siate giovani luminosi, capaci di guardare agli altri non con indifferenza, ma con attenzione d’amore, col desiderio di raggiungere tutti con un sogno comune, pronti a pagare il prezzo necessario per fare della speranza il dono di un presente possibile. Abbiamo bisogno di giovani che amino i deboli e i poveri, che regalino un po’ del loro tempo agli altri, che non si risparmino nel prepararsi seriamente al domani, che adorino Dio e non si chiudano mai alle Sue sfide e alle Sue sorprese.
È quello che auguro a tutti voi, perché sia fecondo il vostro cammino verso un futuro più giusto e più bello per tutti e ognuno di Voi realizzi il sogno che Dio ha sulla sua vita.
Con questo augurio, che si fa preghiera, Vi benedico con tanto affetto Padre Arcivescovo, Mons. Bruno Forte
Mons. Bruno Forte
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