Cari ragazzi, ultima campanella. Pronti? Quella a scuola è l'unica fine che arriva con tanto piacere. La fine di un film, di una gita, della merenda, delle vacanze, quelle sono fini tristi...
del 05 giugno 2013
Cari ragazzi,
ultima campanella. Pronti? Quella a scuola è l’unica fine che arriva con tanto piacere. La fine di un film, di una gita, della merenda, delle vacanze, quelle sono fini tristi, per non parlare de “la fine”. Ma questa è una lettera di vita, inizi e desideri.
Vita. Quella che abbiamo visto scorrere assieme tra i banchi di scuola, quella che raccontano i vostri pantaloni diventati corti, le mamme un po’ preoccupate, i batticuori, i discorsi che si sono fatti più vivi, presenti all’attualità e alle questioni grandi della vita. È stato bello vedervi scalpitare sui banchi per dire la vostra, raccontare arrossendo un fatto personale o cercare di scrivere sui maledetti temi quello che vi sommuove dentro. Siete una bomba di vita e mi auguro vogliate continuare a custodire, come si fa per le cose preziose, quelle rare che ti capitano tra le mani una volta sola, questa Vita che vi muove verso… verso gli esami, verso un’estate libera, verso nuovi istituti, verso scelte.
Lì inizia la vita, dove cominci a scegliere tu. Capiamoci bene, non mi interessano le questioni di piccolo cabotaggio: mi stanno guardando oggi che indosso la nuova t-shirt fluo? Cosa penseranno se sul mio profilo facebook vedono solo 438 amici? Se taglio l’erba mio padre mi farà uscire stasera? Quelle a cui vorrei far volare il vostro pensiero sono le scelte impegnative, quelle che chiedono sforzo, fatica, costanza. Mannaggia che parole fastidiose vi scrivo, e poi di fila, una dopo l’altra. Ma non ho timore di ripeterle: impegno, sforzo, fatica, costanza. Non è facile usare un telefono smart, mangiare al fastfood, sentirsi dire “stai tranqui” e poi fare i conti con quelle parolacce che ricordano il lavoro duro. È vero, non è facile e, come potete ben intuire, tutti (compagnie telefoniche, ristoratori e ragazzi) cerchiamo di fuggirle. Ma senza un impegno non si produce nulla di solido e duraturo; a volte bisogna lavorare sodo e sforzarsi, tener duro, nonostante la fatica. Anzi, grazie alla fatica; lasciatemi dire “Grazie fatica!” che ci fai scoprire il valore delle conquiste. Il gusto di arrivare in vetta non sta nel sentire una brezzolina fresca, non sta nello strudel del rifugio, non sta nella neve trovata sul versante a nord; ha sapore invece l’aria frizzante che scorre sotto la maglia zuppa di sudore, lo scorgere, dietro l’ultima svolta del sentiero, i balconi rossi del rifugio, tappa certa per un dolcetto, e trovare la sorpresa di un po’ di neve in pieno agosto. Ecco questa è la fatica che vi auguro. Quella della conquista, quella di scelte che sono inizio non per strade in discesa, ma per interessanti viaggi verso mete che vi portano in alto.
Alzate lo sguardo. Le stelle vi guideranno, nel buio ci sono sempre degli astri a cui dare retta per sistemare la rotta. Basta un tocco di luce per mettere a tacere la notte e ripartire. Desiderare viene proprio da lì, dai quei lontani bagliori che ci fanno sentire la nostalgia d’infinito: de-sidera ovvero sentire la mancanza di una stella… Non siate troppo pieni d’impegni, sazi di contatti e oberati di studio da dimenticarvi di avere nostalgia per qualcosa, per qualcuno e Qualcuno. Coltivate i vostri spazi vuoti, lì troverete un lumicino che si chiama passione, talento, progetto, che si chiama nel modo in cui voi potete scegliere di vivere non solo desiderando le stelle, ma anche avvicinandovi per accarezzarle. Con un po’ di fatica.
“Per aspera ad astra”, ve lo ricordate?
Un abbraccio a ciascuno,
prof CB
Chiara Bertato
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