Lettera di don Luigi Ciotti per le vittime di Lampedusa

«Oggi è il giorno della corresponsabilità. Una corresponsabilità che è innanzitutto serio ascolto delle coscienze, riconoscimento delle nostre omissioni e delle nostre stanche parole».

Lettera di don Luigi Ciotti per le vittime di Lampedusa

 

Oggi è il giorno della corresponsabilità. Una corresponsabilità che è innanzitutto serio ascolto delle coscienze, riconoscimento delle nostre omissioni e delle nostre stanche parole. Corresponsabilità che è impegno quotidiano, personale messa in gioco: non indignazione saltuaria, non dolore a tragedia avvenuta.  Le morti di Lampedusa non possono essere considerate una fatalità, come non possono essere quelle delle oltre 19000 persone che, dal 1988 a oggi, dopo aver patito fame, guerre e violenze, hanno cercato di raggiungere un'Europa sognata come terra promessa e scoperta come fortezza, spazio chiuso e ostile. Cosa chiedevano in fondo quelle persone? Di essere viste. E di vedere nello sguardo dell'altro il riflesso della propria dignità.

A ucciderle sono state allora leggi costruite per renderci ciechi e insensibili. Leggi che parlano di "flussi" invece che di persone, che alimentano paure invece di costruire speranze. Leggi che hanno favorito indirettamente i traffici, le forme di sfruttamento e di violenza. Leggi, infine, a cui non basta più rimediare con la solidarietà, col cuore generoso di chi accoglie nella quotidianità o si prodiga nei soccorsi quando avvengono tragedie come quella di Lampedusa. Oggi, come altre volte, apriamo gli occhi quanto è ormai troppo tardi, ci accorgiamo che queste persone esistono solo quando vengono deposte, avvolte in teli di plastica, sulle spiagge di un mare che un tempo si chiamava "mare nostrum", il mare nostro.

Ecco allora che corresponsabilità significa allargare quel "nostro" affinché diventi davvero di tutti. Fare in modo che in ogni ambito della vita, a partire da quello cruciale della politica, ci s'impegni per assicurare a ogni essere umano la dignità e la libertà che gli spetta in quanto essere umano. Quel naufragio è figlio del naufragio delle coscienze, e solo una coscienza risvegliata, corresponsabile, restituirà a quelle persone la dignità che gli è stata tragicamente negata.

 

 

don Luigi Ciotti

http://www.gruppoabele.org

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