Ho imparato che le attività estive sono più per gli animatori che per i piccoli, così il prima, durante e dopo devono essere organizzati bene e ancor meglio “pregati” con grande intensità.
Avevo 15 anni e un pallone di basket in mano quando, 30 anni fa, il direttore del mio oratorio mi chiese se volevo dare una mano per le attività estive. Ricordo che la mia risposta fu “no”, perché l’estate volevo passarla diversamente e così fu! Pazienza e costanza devono essere virtù salesiane, se già a settembre lo stesso direttore mi sorrise e mi disse che mi aspettava ogni sabato per iniziare la formazione per gli animatori dell’oratorio. Lo “sventurato rispose”, ma non fu sventura bensì, l’aver letto in un adolescente un desiderio che aveva solo bisogno di essere tirato fuori.
Oggi la formazione per gli animatori la faccio io, chi l’avrebbe mai detto? Sì, perché è importante che ci sia qualcuno che abbia il coraggio di dire che c’è del buono anche nel ragazzo distratto, incoerente, un po’ sfaccendato; che ci sia chi faccia una semplice proposta, diretta e concreta sapendo di “lavorare” con ciò che il Signore mette sulla nostra strada. C’è posto per tutti coloro che hanno voglia di mettersi a servizio, basta sbracciarsi le maniche e aprire il cuore. Ho imparato che le attività estive sono più per gli animatori che per i piccoli, così il prima, durante e dopo devono essere organizzati bene e ancor meglio “pregati” con grande intensità. C’è qualcosa di magico che scatta d’estate in oratorio, che mi stupisce sempre e mi commuove dopo tanti anni: è quel ragazzo che mi ferma e mi dice “Io voglio diventare come te!”. Tu getti un seme, altri raccoglieranno, normalmente è così.
Accade anche che diversi anni dopo si presenti in oratorio qualcuno che ti saluta, ma non lo riconosci sul momento; ti sorride, ti ricorda che frequentava da piccolo e tu eri il suo animatore. Adesso vorrebbe impegnarsi per i più piccoli, essere come te allora, come te ancora oggi e non puoi non commuoverti, perché questa volta il frutto è nelle tue mani. A 14 e 15 anni ci sono cuori che battono già per il bene degli altri, c’è ottima stoffa e tu sei di nuovo chiamato ad essere il sarto, non per vanagloria, ma per farne un abito per Dio. Qualcuno dice che sono piccoli ancora per delle responsabilità, spesso dimenticandosi che la propria storia di animatore è nata proprio a quell’età grazie a qualcuno che ha visto oltre e ha dato fiducia. E poi quanti anni avevano San Domenico Savio, la Beata Laura Vicuña e altri ancora quando hanno scoperto la bellezza di donarsi agli altri?
Sì, gettiamo un seme da animatori, ma il padrone del campo è un Altro che conosce bene il cuore di ciascuno. All’animatore adulto tocca accompagnare, sostenere, indicare, richiamare, formare, pregare, testimoniare e pian piano mettersi da parte, lasciare spazio, dare fiducia. Poi verrà il tempo di dire al nuovo animatore: «Adesso tocca a te; non devi essere come me, bensì migliore, non dimenticarlo mai!».
di Marco Pappalardo
tratto da vinonuovo.it
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