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Madre di famiglia di Teresio Bosco

Giovanni Bosco ha consumato la sua vita per i giovani in difficoltà. La sua predilezione per i deboli, i più disprezzati e per coloro che fanno paura alla società ha fatto di lui il primo educatore di strada. Accanto a don Bosco, prima volontaria fino alla consumazione, c'è stata sua madre: Margherita Occhiena Bosco.


Madre di famiglia di Teresio Bosco

da Spiritualità Salesiana

del 05 gennaio 2008 MADRE DI FAMIGLIA

 

Giovanni Bosco ha consumato la sua vita per i giovani in difficoltà. La sua predilezione per i deboli, i più disprezzati e per coloro che fanno paura alla società ha fatto di lui il primo educatore di strada. Accanto a don Bosco, prima volontaria fino alla consumazione, c'è stata sua madre: Margherita Occhiena Bosco.

 

Non ricca,

ma con il cuore di regina,

non istruita in scienze,

ma educata nel santo timor di Dio,

priva ben presto di chi doveva essere suo sostegno,

ma sicura con l'energia della sua volontà

appoggiata all'aiuto celeste,

seppe condurre a termine felicemente

la missione che Dio le aveva affidata…

Donna e madre

saggia e prudente,

attenta nell'educare,

generosa nel perdonare,

pronta a riparare,

servizievole nel cuore e nell'essere,

Margherita ha realizzato nella sua vita

un ascolto pronto e generoso,

attento nelle risposte da dare a Dio

e disponibile a lasciare tutto per la missione del figlio.

Ha fatto della sua vita un dono

perché i giovani meno fortunati

trovassero una madre accogliente,

un cuore disponibile a sanare ferite e amarezze,

un sorriso e una parola d'amore in ogni momento,

delle mani mai ferme

per assicurare il calore di una famiglia:

un piatto caldo, vestiti rammendati,

un letto rimboccato dall'amore…

Ovunque suonerà benedetto il nome di Don Bosco,

sarà pur benedetto il nome di sua madre.

Non sarà possibile raccontare la storia

dell'opera della Provvidenza Divina e di Maria Ausiliatrice,

senza intrecciare il racconto

della carità e dell'abnegazione di questa donna.

Le sue preghiere, i suoi sudori,

cooperarono a far germogliare la semente

dalla quale doveva nascere un albero gigantesco:

la Famiglia di Don Bosco.

Madre che hai raccolto i sospiri

e le difficoltà del figlio,

hai ritemprato cuori

e formato giovani vite

alla Chiesa e all'umanità,

intercedi ancora oggi santità e grazia;

sii presente dove è presente

un figlio che cerca speranza,

sogna un mondo ricco di amore e di tenerezza,

e aspetta una parola di incoraggiamento,

qualcuno che gli rammendi le sofferenze della vita...

Sii ancora madre attenta e premurosa

a noi che attendiamo un giorno, non pi√π remoto,

di invocarti pubblicamente

come santa madre di famiglia!

 

 

Un ragazzo portato dalla pioggia

 

Una fredda sera di maggio del 1847. Piove ormai da ventiquattr'ore. In una casa, nella periferia di Torino, hanno acceso il fuoco in cucina. Qualcuno bussa insistentemente alla porta. Una donna anziana, con alle spalle il figlio prete, va a vedere chi è. È un ragazzotto sui quindici anni, alto e fine, bagnato fino alle ossa. Trema di freddo. Dice: «Per favore, fatemi entrare un momento. Non ce la faccio più».

La donna lo fa avvicinare al fuoco, e mentre si riscaldava e si asciugava gli abiti, gli dà minestra e pane. Riscaldato dal cibo, il ragazzo racconta: «Io sono un povero orfano, vengo dalla Valsesia a cercar lavoro. Avevo tre lire, le ho consumate. Adesso ho più niente». Mentre parla si mette a piangere.

Anche quella donna anziana piange con lui. Poi dice al figlio prete: «Se vuoi io gli preparo un letto per questa notte, e domani Dio provvederà». Esce sotto la pioggia, raccoglie alcuni pezzi di mattone, e su di essi mette alcune assi e un saccone.

Quella donna anziana è Mamma Margherita, suo figlio è Don Bosco, e quello è il primo letto in cui accolgono un ragazzo povero e abbandonato.

 

In lei Dio ha preparato Don Bosco

La cosa che salta agli occhi nel caso di Margherita Bosco è infatti il carattere 'provvidenziale' del suo destino. Suo figlio e la sua opera sono il significato della sua vita. In essa, Dio ha preparato l'opera salesiana. Da essa Giovanni Bosco è nato e si è formato. Con essa, Don Bosco ha fonda-to la sua opera e il suo metodo di educazione.

Oso rischiare il paragone: è avvenuto per essa come per Maria, preparata per Gesù, diventata sua madre, poi la sua collaboratrice nell'opera della salvezza, e la Madre dei suoi discepoli. Conoscere Margherita Bosco, scoprire la sua carità, è veramente conoscere una parte profonda di Giovan-ni Bosco, ed è scoprire la radice della sua santità e di quella a cui sono chiamati tutti i membri della Famiglia Salesiana. Gli altri santi sono frutti diversi del carisma salesiano, ma qui siamo alla tappa dell'ispirazione, alla radice, alla fonte.

La vita di Margherita si divide chiaramente in tre tappe:

• la sua vita di ragazza fino ai 24 anni;

• la sua esperienza intensamente matura, dai 24 ai 58 anni;

• il rimbalzo inatteso: il suo impegno di prima e decisa cooperatrice di suo figlio, dai 58 ai 68 anni.

 

 

Giovani in difficoltà

 

Signore, voglio parlarti di quel ragazzaccio.

Almeno, così l'ho giudicato.

La sua arroganza mi esaspera.

Ha un comportamento, un'insolenza da...

Signore, mi rendo conto che tu non lo conosci,

oppure non si tratta dello stesso caso!

Tu dici d'avermelo messo accanto,

che l'hai scelto tra tanti altri perché sia amato,

perché ha sofferto molto e il suo cuore è lacerato.

Sotto la sua scorza il tuo Spirito sonnecchia

e tu contavi su di me perché lo risvegliassi!

Siccome sapevi che sono uno dei tuoi,

pensavi di fare bene...

Questo suppone che io gli perdoni

di non essere come vorrei io.

Dio mio, riconosco senza difficoltà

che il mio giudizio e il tuo non vanno d'accordo.

Perché io? Perché quel giovane?

Abitualmente sono pieno di buone intenzioni,

ma ora capisco che per te l'amore non fa calcoli.

Signore, ti prego per lui, perché ora mi sembra migliore.

Ora capisco che tu lo porti fino alla croce.

È accanto a te come io non sono ancora stato.

Daniel Federspiel, Pregare con Don Bosco, Elledici 1998, p. 19

 

 

Il nome di un fiore bianco

 

Margherita era nata a Capriglio nel lontano 1788. Aveva già una sorellina di nome Marianna.

Ragazzetta di undici anni, messa a guardare le pannocchie di granturco che seccavano al sole, si vide arrivare nell'aia uno squadrone di cavalieri russi. Combattendo i francesi di Napoleone, essi saccheggiavano le case e le campagne. I cavalli si gettarono sulle pannocchie che Margherita doveva custodire, e cominciarono a sgranocchiarle con i loro grossi denti. Margherita prima gridò e agitò le mani per spaventarli, poi si rivolse con parole rabbiose ai loro padroni che facevano gruppo e ridevano della sua furia. Allora con coraggio impugnò un tridente e punse vigorosamente le pance dei cavalli. Questa volta i cavalli scapparono, e dietro di loro si misero a correre (per paura di perderli) i loro padroni.

 

 

Un paese affogato nel verde

 

Capriglio è un paesino (400 abitanti) circondato dalle verdi colline del Monferrato. Come tutti i paesi agricoli, si divideva in frazioni. Margherita Occhiena era nata nella frazione «La Cecca», affogata nel verde dei boschi, con alcune zone soleggiate coltivate a vigneti.

Dalle finestre della sua casa, Margherita poteva vedere la valle profonda in cui scorre un ruscello. Al di là vedeva le case dei Becchi e la estesa fattoria degli avvocati Biglione. Non poteva immaginare che un giorno, vestita da sposa, avrebbe attraversato quella valle, e sarebbe andata a vivere ai Becchi, mamma di due bambini.

Sull'aia della sua casa rustica e solida, Margherita visse un'infanzia felice nonostante i tempi tristi che portavano sulle colline soldati e briganti. Non andò mai a scuola. Alle bambine di campagna, in quel tempo, non si insegnava nemmeno a leggere e a scrivere. Le prime parole che le mamme insegnavano erano quelle dell'Ave Maria.

Della sua fanciullezza conosciamo solo quattro fatti, raccontati da lei stessa. Il primo è l'episodio dei cavalli russi che volevano mangiarsi le sue pannocchie di granturco. Ed ecco gli altri tre.

 

 

La passeggiata, il ballo e la vecchietta

 

Il paese di Capriglio era percorso da un capo all'altro dalla strada principale. Per le ragazzine sui quattordici anni, percorrerla nei giorni di festa ridendo e cinguettando, tenendosi ben strette con i gomiti incrociati, era il massimo dei divertimenti. Però bisognava essere in tante, e si passava a invitare le amiche. Anche Margherita era sollecitata a gran voce: «Dai, vieni anche tu».

Margherita guardava sua mamma Domenica, e nella sua faccia seria vedeva che non era contenta. Allora rispondeva alle amiche:

– La mia passeggiata per oggi l'ho fatta, sono stata a Messa e sono piuttosto stanca.

In estate, ogni paese celebrava la sua festa patronale, con la processione ma anche con il ballo all'aperto. La musica rimbalzava di collina in collina, e per i giovani era un richiamo irresistibile.

Il parroco, don Maggiora, era severissimo contro il ballo. Minacciava addirittura l'inferno. Margherita, invitata tante volte, rifiutò sempre gentilmente.

Sui diciott'anni, Margherita era una giovane fiorente. Aveva molti ammiratori che cercavano qualche occasione per accompagnarla. Una delle occasioni era la lunga camminata che ogni domenica Margherita faceva per andare alla Messa. Lei non gradiva. C'era una vecchietta buona ma stizzosa, che cercava sempre qualcuno che l'accompagnasse alla chiesa, dove si recava appoggiandosi al bastone. Margherita l'accompagnava ogni domenica. I corteggiatori cercarono di aggiungersi alle due, ma la vecchietta mostrò i denti e il bastone, e dovettero arrendersi.

 

 

Francesco Bosco la chiede in sposa

 

Ai Becchi di Morialdo il mezzadro Francesco Bosco era stato colpito all'inizio del 1811 da una grave disgrazia. Sua moglie Margherita e la sua figliolina Teresa gli erano morte in pochi giorni, per una di quelle temibili «febbri da parto» allora incurabili. Francesco rimase vedovo a 27 anni. Aveva un bambino, Antonio, che di anni ne aveva tre. Il bimbo era rimasto come pietrificato davanti alla mamma morta. Ora era affidato alla nonna, che camminava a stento.

La famiglia Occhiena conosceva da tempo Francesco Bosco, perché veniva sovente a Capriglio a trovare e a dare una mano alla sorella Maddalena.

Passati i giorni di lutto, Francesco decise di venire a Capriglio a chiedere a Melchiorre la mano di sua figlia. Il padre parlò con sua moglie Domenica. Poi chiamarono Margherita e le comunicarono la richiesta di Francesco. Papà le disse:

– Se tu sei d'accordo, anche noi lo siamo. È chiaro che andrai a vivere in una famiglia più povera della nostra. Dovrai prenderti subito cura di un bambino di pochi anni, così sarai sposa e madre fin dal primo giorno.

Margherita accettò.

Il matrimonio fu celebrato a Capriglio il 6 giugno 1812.

Margherita, 24 anni, andò ad abitare ai Becchi, nella casa del mezzadro Francesco, che era «la casa rustica» vicino alla casa signorile dei Biglione.

Cominciò così per Margherita una nuova vita, povera e felice. La nonna, che portava il suo stesso nome, la baciò su entrambe le guance, accogliendola come una benedizione del Signore. Antonio, quattro anni appena, si lasciò prendere in braccio e coccolare dalla sua nuova «mamma», anche se nella sua testolina c'era un po' di confusione.

Francesco non voleva passare tutta la vita a fare il mezzadro. Il suo sogno era diventare un piccolo proprietario, con le proprie terre e la propria casa. Per questo era riuscito ad acquistare alcuni campi, una striscia di vigna, e una casupola che trasformò in stalla per due buoi e una mucca che già possedeva.

 

 

Un sorriso lungo quattro anni e il «buco nero» del 1817

 

Il 17 aprile 1813 nasce il primo figlio di Margherita e Francesco. Al battesimo viene chiamato Giuseppe.

Il 16 agosto 1815 nasce il secondo figlio, Giovanni, che diventerà Don Bosco. Nelle sue Memorie scriverà: «Mia madre e mio padre erano contadini che col loro lavoro e la parsimonia si guadagnavano onestamente il pane». Per quattro anni la vita sorrise a questa famigliola. Margherita era una donna raggiante, accanto ai primi figli. Francesco era un contadino allegro e gagliardo. Tornava al tramonto dai campi, si tergeva il sudore, poi prendeva in braccio i suoi bambini e giocava con loro.

Nelle sue Memorie Don Bosco scrive: «Non avevo ancora due anni, quando Dio misericordioso ci colpì con una grave sventura. Mio papà era nel pieno delle forze, nel fiore degli anni, ed era impegnato a darci una buona educazione cristiana. Un giorno, tornando dal lavoro madido di sudore, scese senza pensarci nella cantina sotterranea e fredda. Fu assalito da una febbre violenta, sintomo di una grave polmonite. In pochi giorni la malattia lo stroncò. Nelle ultime ore ricevette i santi Sacramenti e raccomandò a mia madre di avere fiducia in Dio. Cessò di vivere a 33 anni. Era il 12 maggio 1817».

Raccontando ai suoi ragazzi quell'avvenimento, Don Bosco diceva: «Mia madre mi disse: 'Non hai più papà'. Sono le prime parole della vita che ricordo».

Da maggio a novembre Margherita riuscì a portare a termine la stagione di mezzadria e a salvare il meglio dei raccolti. Dall'11 novembre 1817 il rapporto di mezzadria tra i padroni Biglione e la famiglia Bosco cessò.

Zio Michele, in quei mesi, ce la mise tutta a trasformare la casupola da deposito e stalla in casetta abitabile. L'11 novembre Mamma Margherita, i tre figli, la nonna, vi si trasferirono. Nonostante gli sforzi di Michele, quella casetta rimase la pi√π povera dei dintorni.

Fu questo il tempo più duro per Margherita. C'era da disperarsi, da intristire per una donna di soli 29 anni. Margherita però aveva una fede grande in Dio e un amore grande per i suoi figli. Non spese molte ore a compiangere se stessa. Si rimboccò le maniche e ricominciò a lavorare.

I lavori più pesanti (l'aratura, la mietitura, il lavoro di zappa attorno alle viti) le sciupavano le mani. Ma quelle mani sciupate dal lavoro sapevano accarezzare con dolcezza i suoi bambini. Perché era una donna forte, una lavoratrice, ma soprattutto rimase mamma dei suoi figli.

 

«Sono la madre dei miei figli», amore dolce e forte

«Ritornate le cose domestiche in migliore stato – racconta Don Bosco –, venne fatta a mia madre la proposta di risposarsi in una maniera convenientissima; ma ella rispose costantemente:

– Dio mi ha dato un marito e me lo ha tolto; morendo egli mi affidò tre figli, ed io sarei madre crudele, se li abbandonassi nel momento in cui hanno maggior bisogno di me».

Il primo elemento che marchiò Giovanni, Giuseppe e Antonio fu l'amore dolce e fermo della madre. Il bambino, per crescere bene alla vita, ha bisogno dell'amore esigente del padre e di quello gratuito, sereno e gioioso della madre.

Mamma Margherita trovò in se stessa un istintivo equilibrio, che le fece unire e alternare la fermezza calma e la gioia rasserenante. Era una mamma dolcissima, ma energica e forte. I figli sapevano che quando diceva no era no. E non c'erano capricci che le facessero cambiare parere.

Don Bosco ricorda due episodi che illuminano vivamente il carattere dolce e fermo dell'amore di sua madre.

 

La verga nell'angolo e la sete di due fratelli

In un angolo della cucina c'era un bastoncino flessibile. La mamma non l'usò mai, ma non lo tolse mai da quell'angolo.

Un giorno Giovanni ne combinò una grossa. Margherita indicò l'angolo:

– Giovanni, vammi a prendere quella verga.

Il bambino si ritrasse verso la porta:

– Che cosa volete farne?

– Portamela, e vedrai.

Il tono era deciso. Giovanni la prese, e porgendogliela da lontano:

– Voi volete adoperarla sulle mie spalle...

– E perché no, se me ne combini di così grosse?

– Mamma, non lo farò più.

A questo punto (ricorda Don Bosco) la madre sorride. Non «tiene il broncio», non «rimane con i nervi tesi». Sorride, e sorride anche suo figlio. E tutto torna disteso e sereno nella casetta.

 

In una giornata di sole rovente, Giovanni e Giuseppe tornano dalla vigna con una sete da svenire. Margherita va al pozzo, tira su un secchio d'acqua fresca, e con la mestola di rame dà da bere prima a Giuseppe.

Giovanni (quattro anni) allunga il musetto. È offeso di quella preferenza. Quando la mamma porge da bere anche a lui, fa segno che non ne vuole più. Margherita non dice:

«Mio povero piccolo, ti ho lasciato per ultimo e tu fai i capriccetti!». Non dice niente. Porta il secchio in cucina e chiude la porta. Un istante, e dentro arriva Giovanni:

– Mamma...

– Cosa c'è?

– Date da bere anche a me?

– Credevo che non avessi più sete.

– Perdono, mamma.

– Così va bene –, e porge anche a lui la mestola sgocciolante.

Questa contemporaneità di amore esigente e sereno è il primo degli elementi educativi che rimarranno come piattaforma stabile alla base della personalità di Don Bosco. Egli non seppe mai per esperienza diretta cosa volesse dire avere contemporaneamente un papà e una mamma. Ebbe una sola fonte di amore, materno e paterno insieme. E divenne, lui Don Bosco, un'identica fonte di amore per i suoi ragazzi: un amore che si manifestava contemporaneamente e alternativamente come fermezza calma e gioia rasserenante, un amore paterno e materno.

don Teresio Bosco

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