La bellezza ad ogni costo. La parola d'ordine sembra essere diventata “perfezione”. Tutti inseguono quella fisica, sottoponendosi a costosi interventi di chirurgia estetica, che sono in aumento anche tra i giovanissimi. Ma dove sono gli educatori di fronte alla richiesta di un ragazzo di rifarsi il naso?
Il mito della bellezza nel tempo
Il mito della bellezza è da sempre dibattuto nella società. Perfino nell’età augustea se ne discuteva tra l’intellighenzia letteraria. Se Ovidio nella celebre Ars amatoria incita le giovani fanciulle a prendersi cura del proprio corpo e dei propri capelli con tutte le possibili soluzioni all’epoca note, Properzio scriveva alla sua amata: Credimi, così bella, bisogno non hai di correggerti. A distanza di vari secoli le correnti di opinioni in materia sembrano essere svanite. L’idea è unica ed imperante: belli ad ogni costo.
Davvero qualunque costo, non solo in termini di sacrifici, ma anche economici. Gli interventi di chirurgia estetica comportano spese di varie migliaia di euro e sorprende scoprire che anche in tempo di magra il mercato della bellezza non conosca crisi. Fa specie per la verità anche leggere sui quotidiani che il regalo più gettonato per i 18 anni o per la maturità non è più l’agognato viaggio ad Ibizia con gli amici, ma l’assegno per andare dal chirurgo estetico.
I numeri del ritocco
I dati sui giovani che si rivolgono al bisturi per ritoccarsi nasi, seni, glutei sono eloquenti. Secondo l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, nel 2011 l’Italia si è piazzata al terzo posto tra i Paesi in cui è stato più alto il ricorso alla chirurgia estetica, anticipando gli Stai Uniti, il Giappone e la Francia. Tra coloro che decidono di sottoporsi alla liposuzione, alla rinoplastica o alla mastoplastica, che sono gli interventi più richiesti dalle donne, ci sono anche giovanissime.
Negli ultimi anni le richieste di intervento da parte delle cosiddette teenager sono aumentate fino al 50%. Stando ai dati rilevati da Telefono Azzurro, nel 2010 sono stati 90.000 i giovani che si sono sottoposti al bisturi per ragioni meramente estetiche, contro i 45.000 del 2002.
Dati preoccupanti ovviamente, perché denotano tutta la debolezza della società in cui viviamo. Resta lo sconforto di fronte a queste scelte, ma più ancora di fronte all’avallo dei genitori.
La disinformazione e l'incoscienza
Che un ragazzino pensi di ritoccare quello che non gli piace di sé lo si può capire. Non ha la maturità per comprendere che si tratta pur sempre di un intervento chirurgico, non di un gioco, che tra l’altro dopo circa un decennio deve essere ripetuto. Non ha gli strumenti per capire quale poca considerazione abbia della persona umana, nella sua ricchezza interiore, chi gli presenta falsi modelli di perfezione fisica da imitare. E ancora minore è la considerazione per l’essere donna, vista solo come oggetto di seduzione e fonte di business. Non può rendersi conto dei danni che i programmi tv operano sulla sua personalità in evoluzione. Non sa che il suo problema è l’autostima non il naso troppo grande o il seno troppo piccolo.
Quello che vede è un mondo in cui vincenti sono solo i bellissimi, che poi siano artificiali e rifatti da capo a piedi non conta. Basti pensare all’esito della bagarre scoppiata tra i giurati di Miss Italia 2012 alla notizia, mai confermata, della presenza in gara di 10 concorrenti rifatte. Alla fine si è preferito glissare sull’argomento “because the show must go on”. Basti tenere a mente i dati recentemente pubblicati da Panorama.it che rivelano come il 95% delle star televisive abbia fatto ricorso al bisturi per migliorare il proprio aspetto fisico.
Quello che ai giovani viene insegnato è il mito della perfezione estetica, non ci si può stupire se poi la inseguono. Make me perfect è un format televisivo inglese che racconta le storie di giovani donne trasformate completamente dalla chirurgia. Persone che si fanno riprendere dalle telecamere mentre si ricostruiscono integralmente per avere curve da urlo, denti e pelle perfetti. Camilla store è invece un programma dedicato al target 8-13 anni, che “aiuta” (dicono così gli autori) le ragazzine a trovare il look perfetto, quello più glamour.
Una norma, un inizio
Fortunatamente in Italia è stata da poco approvata una legge, la numero 86 del 5 giugno 2012, che disciplina la materia della sola plastica mammaria e prevede, tra gli altri, l’obbligo di redigere l’elenco degli specialisti autorizzati ad operare e, cosa più importante, il divieto di interventi sui minori per ragioni che non siano terapeutiche.
Dunque, laddove falliscono gli educatori, la scuola, i genitori, la società, per fortuna arrivano le norme, ma è proprio questo che stupisce e comunque non basta, perché una società non dovrebbe funzionare solo grazie ai divieti, ma anche alla responsabilità nei confronti dei suoi cittadini.
Novella Caterina
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