La storia della ragazza che ha scoperto nella malattia e nel conforto di Chiara Corbella Petrillo la forza di morire felice...
Abbiamo intrapreso un viaggio, lungo ma non troppo, Napoli -Sciacca, la meta non è poi così lontana se a muoverti è l’amore; già l’amore da cui tutto nasce e a cui tutto ritorna. Ci siamo messi in viaggio credendo che “il muoversi”, l’uscire dalle nostre comodità, è l’azione giusta del cristiano che sente la necessità e il dovere della testimonianza. Ci siamo messi in Viaggio credendo di dover DARE (una testimonianza ) e invece abbiamo RICEVUTO.
Dopo dieci ore siamo qui a Sciacca che si trova alle soglie del Paradiso perché qui tu sei nata: “chi bussò?”
“DEVI CITOFONARE MANGIACAVALLO”
“Ah, si Certo! Sai, è come se fossimo venuti in pellegrinaggio” (frasi d’intesa tra me e mio marito). Siamo qui nella tua casa alle soglie dell’eternità, dove tu sei nata in cielo. Siamo qui e la tua vita ci obbliga a riflettere sul mistero della Croce, un mistero che racchiude in sé la “gioia piena”. Non puoi essere più la stessa persona quando “vivi la gioia piena”, che può essere tale solo se sei passato dalla Croce e su quella Croce non sei morto. Lo devi gridare dai tetti che “hai visto e hai toccato”! Non si può contenere la gioia piena.
Così è stato per me: toccando te Mariachiara, mi obblighi a guardare di nuovo al Cielo. Per il mondo la tua storia, come quella di Chiara Corbella è Stoltezza!
Una chiara sconfitta. Due giovani ragazze morte. Per noi che abbiamo visto, non ci lasciamo scandalizzare dalla stoltezza della Croce, ma vediamo la potenza di Dio nella vita dei più piccoli: i puri di cuore.
Siamo qui e tutto mi parla di te, soprattutto gli occhi di tua madre. Lei che ti ha portata in grembo e nella carne e nel sangue ti ha dato la vita. Ma tu Mariachiara allo stesso modo, nella carne e nel sangue, hai ridato alla tua famiglia e anche a noi che non ti abbiamo conosciuta, la vita. Lasciandoci una testimonianza di fede vera, concreta e fresca.
Ultima di sette figli, la piccola di casa, Mariachiara Mangiacavallo era una ragazza normale: con i sogni , le attese e le pretese che hanno tutti. Affinché non si dica che tu ce l ‘hai fatta perché “eri una dal carattere forte”: eri debole e fragile come tutti noi. Quando Mariachiara scopre di essere malata, si ribella, non accetta questa storia, questa Croce, questo Dio! Si allontana da tutto e da tutti conducendo una vita disordinata, finché non scopre “Chiara”.
Leggendo la storia di Chiara Corbella Petrillo, Mariachiara sente una chiamata forte : “Mariachiara brilla”.
Fedele a questa chiamata, decide di brillare e così cambia vita iniziando ad amare ciò che non può essere chiamato Amore. Accoglie quella Croce e vive la sua malattia nella gioia, proprio come aveva fatto Chiara. Dopo la sentenza a morte “sei una malata terminale”; Mariachiara non cede, Dio le da la forza di brillare ancora e ancora. Gira l’Italia con padre Vito per testimoniare la sua condizione di malata terminale felice, che aspetta ansiosa il Suo Sposo.
La “pazza” terminale, poi, intraprende con l’amica Enrica “il cammino della Provvidenza”: desiderosa di toccare il Suo amore nella debolezza della sua carne, percorre 100 km a piedi dalla Verna ad Assisi, senza cibo, soldi, niente! Portando con sé solo la certezza che il Suo “amore avrebbe provveduto”. Il Signore non mancò neanche allora.
Il 13 giugno 2014 , in occasione dell’ anniversario della morte di Chiara Corbella, fa una testimonianza che tocca i cuori e con infinita umiltà dice “sono un frutto di Chiara” e, come un frutto dal grembo di Chiara , esattamente 9 mesi dopo , il 13 marzo 2015 Mariachiara nasce al cielo. All’età di 29 anni messa in ginocchio da un leiomiosarcoma uterino. Un tumore che le ha tolto tutto, tranne la Gioia Piena: si perché Mariachiara è morta felice.
Ha permesso al “mostro” di metterla in ginocchio solo perché quello è l’atteggiamento giusto per pregare. in ginocchio, con il sorriso, con la certezza della vita eterna. Padre Vito è stato accanto a Mariachiara sempre, in particolare gli ultimi giorni della sua vita, proprio come aveva fatto con Chiara.
Ti ha portato Gesù eucarestia, lì lo ha messo , sulla tua piccola scrivania affinché tu potessi consolare e trovare consolazione . Come desideravi te ne sei andata durante la celebrazione eucaristica, dopo esserti cibata del Corpo di Cristo e aver ricevuto la benedizione direttamente dalle mani di Padre Vito. Siamo qui, fiorellini bianchi sospinti da una leggera brezza estiva danzano tra le stradine del cimitero di Sciacca. Sono venuta a salutarti.
Myriam, tua sorella mi parla di te. Le manchi: “cantava sempre come un prodigio e io le domandavo ma che hai da lodare questo Dio ? Ti ha tolto tutto anche le ovaie e l’utero. lei mi rispondeva - io quando ero sana ero morta adesso che sono malata vivo veramente. Io non voglio guarire. Io questo sposo lo voglio abbracciare veramente -”
Padre Vito al funerale di Mariachiara ha detto : “Ho preso il bigliettino che c’era nella sua macchina su cui è scritto “citofonare Mangiacavallo”. Dove c è la casa di Mariachiara non ci sono parcheggi, allora parcheggi dove ti pare e metti il bigliettino, così chi ha bisogno citofona e qualcuno scende a spostare la macchina. Possiamo utilizzarla questa cosa anche ora, se ci troviamo difronte a delle difficoltà o ostacoli, possiamo CITOFONARE MANGIACAVALLO , qualcosa succede, da lassù qualcuno scende”.
Mariachiara anche se fragile é stata forte e coraggiosa perché l’Amore l’ha mossa, l’Amato, lo Sposo le ha messo la pace nel cuore e SI! Si dica pure che CI VANTIAMO ma in Cristo Gesù, potenza di Dio. Che fa tutto come un prodigio e opere meravigliose e spesso ci ritroveremo a “Citofonare Mangiacavallo”, certi che qualcuno di sicuro scende”.
Dal testamento spirituale di Mariachiara:
“Lascio a tutti quelli che leggeranno questo testamento la speranza, la speranza di godere della vita eterna, sia qui sulla terra che in cielo. Quella speranza che racchiude in sé la gioia, la pace e l’amore. Non perdete tempo a pensare a cose superflue e senza senso, vivete ORA e ADESSO con Dio e solo così, pian piano, capirete quanto è bello vivere l’ORA e l’ADESSO per Lui”
Titti Malitti
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