Martedì 13 agosto 1957

Nulla conta per Dio, se non salvare le anime, e questi castighi che ci colpiscono, tutt'altro che essere una punizione, nel senso che diamo alla parola.

Martedì 13 agosto 1957

da L'autore

del 05 novembre 2009

Morte fonte di gioia: ho qualcosa da donare

 

 

Martedì 13 agosto.

 

Sarebbero da scrivere lunghe pagine sull'uomo di fronte al suo destino. Non ci si può impedire d'essere turbati dal sentimento di volontà che dirige le nostre azioni, e immediatamente si pone alla nostra mente una questione: quale è la nostra libertà effettiva in tutto ciò che avviene? Giuda era libero di non tradire, erano liberi i Giudei di non crocifìggere il Cristo?

 

Chi è lo strumento della Provvidenza intravede confusamente, ma indiscutibilmente, che una forza superiore regola le mosse del suo destino. Penso che l'individualità non esista; non è che il nostro egoismo a stabilire una barriera tra i nostri fratelli e noi, ma di fatto, siamo solidali gli uni degli altri, e le conseguenze dei peccati ricadono, spesso con un'apparenza di disprezzo d'ogni giustizia, sulla testa degli innocenti.

 

Nulla conta per Dio, se non salvare le anime, e questi castighi che ci colpiscono, tutt'altro che essere una punizione, nel senso che diamo alla parola. Sono una volta di pi√π una prova dell'amore infinito di Dio per le sue creature.

 

In conseguenza del peccato, perdiamo i mezzi di salvarci, e, se il Signore non intervenisse, noi andremmo diritti alla morte eterna. Come potrebbe Dio dimorare in un tabernacolo colmo d'immondi zie puzzolenti, anche se il possessore di questo tabernacolo non è interamente libero di riempirlo o no di queste immondizie?

Per mezzo del castigo e della sofferenza che ne segue, Dio prepara la Sua dimora per il giorno in cui l'anima, sufficientemente ornata e abbellita, potrà accogliere il suo unico bene.

 

A certuni è data una vita pacifica e felice, perché hanno saputo preservarsi dalla putredine del peccato. E Dio che ama diffondere con profusione le sue liberalità, prodiga ad essi una quantità di soddisfazioni terrene, perché ne faranno buon uso. Ad altri queste stesse liberalità sarebbero causa di morte spirituale; e se in un'anima pur completamente corrotta esiste ancora un piccolo barlume di amore, in forza di questo il Signore la salverà donandole i mezzi di ricevere la pienezza della vita.

 

Tutto è amore. e un amore infinito che noi non possiamo nemmeno sospettare. Capisco meglio i sin ghiozzi del Curato d'Ars quando parlava dei maledetti da Dio. Dio è così buono - diceva sempre -. Noi lo scherniamo, gli sputiamo in faccia, ed Egli, di fronte al quale non siamo che polvere, ci perdona! Più ancora, è Lui che viene a noi per primo.

Egli ci ha amati per primo, diceva san Giovanni [Gv 4,10.19], e noi gli risputiamo in faccia, ma instancabilmente Egli viene per darci la pienezza del Suo Amore.

Felici coloro che sembrano colpiti da un destino.

 

Il Signore vuole salvarmi. Perché mi è stata fatta una tale grazia? È forse 1) che occorre fare intervenire la libertà effettiva di cui disponiamo. Soltanto che, argomentare su questo soggetto, è impegnarsi sopra un terreno cattivo e ben pericoloso. Ancora una volta è voler cercare i perché del Signore e farlo discendere all'orizzonte ristretto della nostra intelligenza.

 

Noi siamo nati per morire, e se non comprendiamo l'importanza di questo atto, non la dimentica il nostro Padre, e, sollecito del bene dei suoi figli, tutto fa per darci i mezzi di morire in maniera conveniente. Forse lo scopo della vita è di vivere? - esclama un personaggio di Claudel -. Non è di vivere, ma di morire, e non di fabbricare la croce, ma di salirvi su.

 

Tuttavia, ciò che vorrei far capire, è che questa morte mi è soggetto di gioia, perché vi è qualcosa che posso donare: il sentimento che il castigo che mi colpisce è ingiusto nel quadro umano in cui lo intendiamo.

Davanti a Dio: [attesto che] non avevo né preveduto, né voluto le conseguenze imprevedibili del mio primo atto. Ho agito assolutamente senza consapevolezza e pertanto involontariamente.

 

Io vivo tranquillo e in pace. Quando lo vuole, il Signore sa perfettamente farci sentire la nerezza dei nostri atti, e io confesso umilmente che in un angoletto della mia anima esistono alcuni ricordi tenaci che hanno lasciato una cicatrice la cui sola vista mi fa male. Ma gli atti che mi hanno condotto qui mi sembra che siano estranei a me stesso.

 

Ho la quasi certezza che tutto era previsto dal primo giorno, e che io non sono nato che per questo. Non bisogna maledirmi, più che non si debbano maledire coloro che mi uccideranno. Noi tutti non siamo che degli strumenti nelle mani di Dio, e quando Dio s'impegna a intervenire cosi efficacemente, è sempre per giungere a donarsi a noi interamente.

 

Domani il cappellano viene a celebrare la Messa nella mia cella, potrò comunicarmi e proprio la vigilia dell'Assunzione della Vergine Maria. Possa la Santa Vergine condurre la mia anima in paradiso e farmi vedere il suo divin Figlio in tutto lo splendore della sua gloria!

 

Jacques Fesch

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