“Ciò si verifica in una società, come quella olandese, in cui, per ammissione di studi ufficiali, l'eutanasia sugli adulti viene già praticata anche per casi trattabili come i pazienti depressi ed in cui viene eseguita, a giudizio del medico, con procedure illegali, ma tollerate, anche su pazienti non consenzienti...”.
del 01 gennaio 2002
“La recente decisione Olandese di permettere l’eutanasia sui bambini di età inferiore ai 12 anni costituisce un’ltra violenta lacerazione dei fondamenti stessi della nostra convivenza civile”, è quanto si legge in un comunicato stampa firmato da Gian Luigi Gigli, Presidente della Federazione Internazionale di Associazioni di Medici Cattolici (FIAMC).
“Intenzionata ufficialmente a porre fine a ‘sofferenze insopportabili’, la decisione olandese permette di fatto l’uccisione di persone umane senza il loro consenso”, continua poi il comunicato datato 2 settembre.
Il coro di critiche giunge all’indomani di un accordo stretto fra la magistratura olandese e la clinica universitaria di Groningen che permetterà di somministrare la “dolce morte” anche ai bambini colpiti da malattie incurabili e che soffrono di gravi dolori.
Il protocollo – la cui preparazione ha richiesto un anno e che è stato scritto in parte sulla base della legislazione già esistente nei Paesi Bassi – stabilisce, in pratica, passo dopo passo, in modo preciso e rigoroso, la procedura che i medici dovranno seguire in casi di questo tipo.
Una delle norme fondamentali del documento prevede, per esempio, che un secondo medico indipendente si pronunci sulle condizioni del bambino preso in esame.
In Olanda l'eutanasia era stata depenalizzata nel 1994, poi nel 2002 era stata promulgata la legge che prevede questo tipo di procedura medica per tutti i malati incurabili a partire dai 12 anni di età, con l'obbligo dell'autorizzazione dei genitori fino ai 16 anni.
Lo stesso ministro della Sanità italiana, Girolamo Sirchia, nell’unirsi al disappunto generale aveva dichiarato: 'In Olanda la situazione sembra sfuggire di mano: a fronte di circa 250 notificazioni di interruzione della vita pare ne avvengano di fatto due o tre volte di più e nessuno sa dire se queste condizioni ricadono in quelle previste dalla legge”.
“Ciò si verifica in una società, come quella olandese, in cui, per ammissione di studi ufficiali, l’eutanasia sugli adulti viene già praticata anche per casi trattabili come i pazienti depressi ed in cui viene eseguita, a giudizio del medico, con procedure illegali, ma tollerate, anche su pazienti non consenzienti”, ha spiegato ancora il Presidente della FIAMC nel comunicato.
Affermando poi che questa “soluzione di morte” viene utilizzata per situazioni spesso curabili “sul piano clinico grazie allo sviluppo delle moderne cure palliative”, Gigli ha quindi aggiunto che questo comportamento potrebbe sollevare “il sospetto di un interesse finanziario delle pubbliche autorità, visto che sottrae alle strutture sanitarie il carico di una assistenza costosa in condizioni nelle quali ogni prolungamento della durata di vita viene ritenuto privo di senso”.
“Ancor più importante, viene aperta la porta, su scala nazionale, alla uccisione ‘pietosa’ di altre persone mentalmente incapaci, da poter eliminare senza il loro consenso per ragioni fondate su un apprezzamento esterno di mancanza di valore per la loro qualità di vita”, ha di seguito avvertito.
Nel concludere Gigli, facendosi portavoce del pensiero dei medici cattolici, ha rivolto un appello a tutti i loro colleghi, “in nome del giuramento di Ippocrate, affinché avvertano l’imperativo morale di contrastare con tutti i mezzi il piano inclinato che, passo dopo passo, sta permettendo alle autorità pubbliche di prendere decisioni su quali vite siano degne di essere vissute e quali no”.
venerdì, 3 settembre 2004 (ZENIT.org)
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