Michelangelo e la raffigurazione degli angeli

La sua vita, dibattuta ai principi tra l'adesione ai principi della cultura umanistica e un forte moralismo, appare un esempio insigne di artista “saturnino”, grande e solitario, tormentato e geniale. La sofferenza interiore, la sua profonda melanconia, gli è data dalla consapevolezza della distanza inconciliabile tra la storia dell'umanità...

Michelangelo e la raffigurazione degli angeli

          Michelangelo appartiene a un gruppo di artisti rinascimentali di estrazione sociale medio - alta. Discendente da un’antica famiglia fiorentina, molto potente nella seconda metà del Trecento e poi decaduta per difficoltà finanziarie, è dotato di un genio artistico che supera il proprio tempo. Nato nel 1475 a Caprese nella Valtiberina e morto, quasi novantenne, nel 1564 a Roma, nella sua casa presso il foro di Traiano, Michelangelo è un artista perennemente attanagliato da dubbi, oppresso, soprattutto nella maturità, da un’invincibile insoddisfazione per il proprio lavoro.

          La sua vita, dibattuta ai principi tra l’adesione ai principi della cultura umanistica e un forte moralismo, appare un esempio insigne di artista “saturnino”, grande e solitario, tormentato e geniale. La sua longevità e la sua versatilità hanno contribuito a collocarlo nell’empireo delle grandi personalità di ogni tempo. Personificazione dell’artista artefice – secondo l’ideale albertiano – poeta e intellettuale, pittore, scultore e architetto, celebrato già dai contemporanei, realizza la definitiva sconfitta dell’arte come Mimes – o imitazione – a favore di un’estetica soggettiva, in cui il motivo della forza creatrice diviene l’idea principale dell’opera. La sofferenza interiore, la sua profonda melanconia, gli è data dalla consapevolezza della distanza inconciliabile tra la storia dell’umanità, che appare maestosa anche nel peccato, e l’imperscrutabile disegno divino.

          La Cappella Sistina, nei palazzi vaticani, ospita il capolavoro della pittura di Michelangelo Buonarroti. Quando Papa Giulio II decide di rinnovare la decorazione della cappella (la grandiosa volta, circa 800 metri quadrati, era in precedenza semplicemente tinteggiata di blu con stelle dorate) affida l’incarico a Michelangelo, che dà inizio al suo monumentale lavoro il 10 maggio del 1508. Abbandonando gli schemi decorativi della tradizione a lui precedente, il pittore realizza una composizione architettonica che abbraccia l’intera volta e che si fonde con la narrazione pittorica delle storie del vecchio testamento. Il ciclo iconografico inizia dal fondo della cappella e termina sulla porta d’entrata. L’ordine di esecuzione degli affreschi è, quindi, inverso a quello dello sviluppo cronologico delle storie.

          La decorazione si articola su tre piani. Nelle lunette sono rappresentati gli antenati di cristo fino ad Abramo. Nelle vele e nei pennacchi sono disposte le figure dei veggenti, Sibille e Profeti. La parte centrale della volta è divisa in nove pannelli. Dio separa la luce dalle tenebre, Dio crea il Sole e la Luna e le piante della Terra, Dio spartisce le acque e crea i pesci e gli uccelli; La creazione del primo uomo, La creazione di Eva, Il peccato originale e la cacciata dal paradiso terrestre, Il sacrifico di Noé, Il diluvio universale e l’ebbrezza di Noé diverranno studi obbligati per i pittori che soggiornano a Roma e saranno divulgati dagli incisori più famosi.

          Profondamente provato dalla fatica della sua titanica impresa, Michelangelo la porta a termine alla vigilia della festa di Ognissanti, il 31 ottobre del 1512. Il papa benedice ufficialmente l’opera alla messa celebrata in onore della Vergine Assunta, cui la cappella è dedicata. Gli affreschi della volta, che costarono al pittore molti anni di studi e di ricerche iconografiche, ebbero certamente una complessa preparazione. Ma la gran mole dei disegni preparatori del ciclo venne distrutta in seguito dall’artista stesso, che odiava mostrare la genesi della sua opera. Questo spiega la rarità di tali testimonianze grafiche, che non arrivano alla dozzina.  Un quarto di secolo dopo la commissione della volta, nel 1534 Michelangelo viene incaricato dal papa Clemente VII de’ Medici, poco prima della morte, del a decorazione della parete di fondo della Cappella Sistina. Il nuovo papa, paolo III Farnese, conferma subito la commissione.

          Murate le due finestre della parete e abbattuto l’affresco con l’Assunzione del Perugino dietro l’altare, Michelangelo inizia il Giudizio Universale l’8 novembre 1535. Nel pieno degli anni della Riforma e della vasta diffusione del protestantesimo,la Chiesa romana affida al genio pittorico di Michelangelo il compito di redimere le anime dei fedeli. Il Giudizio, è l’espressione del cattolicesimo spiritualizzato, in cui la terribile realtà del dies irae emerge da una grandiosa scienza in movimento, Una folla di personaggi ignudi ruota attorno alla figura centrale del Cristo, che con l’ampio gesto delle braccia esprime dinamismo e potenza. La Vergine, in segno di compassione, volge il viso verso i resuscitati in attesa di giudizio. Sulla parte sinistra dell’affresco il movimento ascensionale dei corpi illustrala Resurrezione; sulla destra è rappresentata la caduta dei dannati, che vengono trasportati da una barca guidata da Caronte verso l’inferno, ispirata dalla Divina Commedia. Nelle due lunette in alto gli angeli mostrano i simboli della passione di cristo; la croce, la corona di spine e la lancia con la spugna imbevuta di aceto. Al centro, verso il basso, un altro gruppo di angeli suona le trombe per destare i morti.

          Nella severa ideazione del Giudizio Universale si riflette lo stato d’animo dell’autore, sempre più angosciato, nel periodo di composizione del ciclo di affreschi, per la salvezza della sua anima. Dopo il declino della fiducia umanistica nella libertà dell’uomo, dopo il sacco di Roma e il crollo dell’immunità della città santa, dopo la scissione della Chiesa a opera dei protestanti, Michelangelo esprime nella parete della Cappella Sistina la sua profonda crisi religiosa e morale. L’umanità eroica e vincente, superba nel suo peccato, viene giudicata e condannata per le sue passioni terrene. Il denso aggruppamento dei corpi delle quattrocento figure si sviluppa su un cielo piatto  con un drammatico rotatorio delle masse. A differenza delle decorazione della volta, sostenuta dalla pittura di elementi architettonici, nel Giudizio Universale la composizione è strutturata solo mediante i gruppi dei personaggi. Gli angeli apteri per l’importanza dell’opera, per la sua localizzazione e per la committenza, raggiungono l’acme della loro rappresentazione nella Cappella Sistina capolavoro di Michelangelo.

Don Marcello Stanzione

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