I classici "madre" e "padre" vanno in soffitta. Arrivano al loro posto i più generici genitore e tutore. Una rivoluzione che il Comune di Milano meditava da tempo...
I classici "madre" e "padre" vanno in soffitta. Arrivano al loro posto i più generici genitore e tutore. Una rivoluzione che il Comune di Milano meditava da tempo, e che si inserisce nell'ambito del riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto avviato un anno e mezzo fa con l'istituzione del registro delle unioni civili. La discutibile novità è scattata qualche settimana fa con le iscrizioni alle materne e ai nidi comunali. I moduli per le conferme per il prossimo anno scolastico infatti, che normalmente richiedevano la compilazione di due settori "separati" relativi alla mamma e al papà adesso prevedono che sia solo un generico genitore (o il alternativa il tutore) a fornire i propri dati al momento dell'iscrizione. Stessa dicitura ovviamente, anche nei moduli per le nuove iscrizioni, che partiranno il 14 febbraio.
Nella stessa direzione, bisogna precisarlo, è andato anche il ministero dell'Istruzione (sono in corso le iscrizioni on-line alle scuole medie e superiori) ma ogni amministrazione su questo punto ha la possibilità di decidere da solo. Un passaggio non facile e che in altre città ha avuto strascichi polemici di "dimensioni" importanti. A Milano a farsi paladina di questa "rivoluzione" non senza conseguenze è la consigliera del Pd Rosaria Iardino, responsabile del Forum dei diritti, sostenitrice delle rivendicazioni delle coppie omosessuali. Il cambio di "registro" nelle denominazione dei genitori per la giunta di centrosinistra è un ulteriore passo in avanti verso quel riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto che in pratica però non prevede vantaggi effettivi (il Comune non ha competenza ad esempio sulle graduatorie per le case popolari) ma solo "ideologici". Anche perché, è la contestazione sollevata dai consiglieri di centrodestra a partire da Mariolina Moioli, ex assessore alle Politiche sociali della giunta Moratti, la scelta è stata fatta senza che si aprisse un dibattito tra i consiglieri che nella maggior parte dei casi non sanno nemmeno del cambiamento in atto.
Molte le prese di posizione arrivate dal centrodestra che accusa la giunta Pisapia di portare avanti battaglie ideologiche e non interventi concreti per migliorare la qualità della vita dei milanesi. Per Matteo Forte, consigliere di Nuovo Centrodestra i termini padre e madre non possono essere ridotti "a fredda burocrazia". "È altresì umiliante per le istituzioni comunali che decisioni epocali non passino da un pubblico dibattito e i consiglieri, eletti dai milanesi, apprendano dai giornali che nei moduli di iscrizione agli asili e materne si censurino mamma e papà". Per il leghista Massimiliano Bastoni si tratta di "una sciocchezza priva di valore, elargita per dare un contentino a tribadi e gay, ma che cerca comunque capziosamente di assimilare diritti e doveri che, fino a prova contraria, sono di spettanza della famiglia tradizionale. Un aspetto, ancorché puramente e solamente estetico, che cerca comunque di minare la giusta preminenza di una famiglia composta da un uomo e da una donna". Dalla Regione interviene Luca del Gobbo (Ncd) sottolieneando che la mossa del sindaco Pisapia "stride con le parole pronunciare dal cardinale Scola pochi giorni fa in Consiglio regionale che chiedeva maggiore impegno da parte delle istituzioni sulle politiche famigliari".
La consigliera Iardino ha del resto chiaramente spiegato che alla base della nuova modulistica c'è la volontà di riconoscere le coppie composte da due uomini o due donne che iscrivono "i figli nati da precedenti matrimonio o attraverso tecniche di concepimento" alle scuole comunali. Una pseudo-"rivoluzione" che avrebbe già incassato il via libera dell'avvocatura comunale.
Cinzia Arena
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