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Natale è una rottura perché... SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

In questi giorni stiamo sicuramente ricomponendo il presepio nelle nostre case, nelle chiese, nei bellissimi angoli delle nostre antiche città e borgate. Ci mettiamo tutti i personaggi classici della storia, più o meno citati dal Vangelo: i pastori, Giuseppe e Maria, il bue e l'asino... I ragazzi spesso lo cominciano, poi si stancano e qualcuno deve finire questo presepio...


Natale è una rottura perché... SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 22 dicembre 2005

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In questi giorni stiamo sicuramente ricomponendo il presepio nelle nostre case, nelle chiese, nei bellissimi angoli delle nostre antiche città e borgate. Ci mettiamo tutti i personaggi classici della storia, più o meno citati dal Vangelo: i pastori, Giuseppe e Maria, il bue e l’asino… Poi aggiungiamo molto del nostro: le nostre tradizioni, i nostri personaggi caratteristici; all’Epifania arriveranno i Re Magi ma nella notte di Natale ci mettiamo il Bambinello che i nostri ragazzi in queste domeniche hanno portato in chiesa per farli benedire. Ci si applicano con pazienza i papà che pure tornano stanchi dal lavoro, le mamme, i giovani.

I ragazzi spesso lo cominciano, poi si stancano e qualcuno deve finire questo presepio. Ci si applicano artisti e associazioni… Insomma il presepio è un luogo di convergenza di storia, fede, tradizioni, sentimenti di bontà, ricerca di identità umana e religiosa.

Ma non fa parte del presepio, perché abita lontano, ha già incontrato Gesù ancor prima di nascere e lo introdurrà tra la gente che lo aspetta senza conoscerlo alle rive del Giordano… un altro grande personaggio legato però alla nascita di Gesù: è Giovanni il Battezzatore. Nel presepio non c’è, ma aleggia la sua presenza ovunque. E’ stato accolto da poco nella sua grande famiglia: Elisabetta l’aveva aspettato con tanta apprensione alla sua età, dopo che aveva già sepolto velleità e speranze ma aveva avuto fiducia in Dio e quel Dio che aveva sorpreso Zaccaria, piuttosto malfidente, ma non Elisabetta, che era sempre stata pronta ad accogliere, ora sorprende ancora di più.

Si tratta di dare un nome a questo bambino inaspettato e regalato, e si va nelle memorie della famiglia: ognuna aveva la sua genealogia, ed era bello continuare a ricordare e a far rivivere il passato, ma qui c’è una decisa rottura: Zaccaria lo vuol chiamare Giovanni. Il mondo non va più avanti come prima: la venuta di Cristo è un salto di qualità, come lo deve essere per noi il Natale, è una rottura col passato, si porta dentro novità di vita. Non è una rottura perché saremo obbligati a qualche gesto religioso di convenienza, per far contenti i nonni almeno una volta l’anno: Natale è una rottura perché è un’altra chiamata alla vera speranza.

Dove la trovo?

mons. Domenico Sigalini

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