Questo episodio offre una straordinaria chiave di lettura per il rapporto tra genitori e figli...
La solennità della Natività di Giovanni il Battista è una celebrazione che si concentra principalmente sul significato degli eventi che hanno caratterizzato la nascita dell’ultimo profeta dell’Antico Testamento e del precursore di Cristo.
La vicenda della nascita di Giovanni il Battista è raccontata nel primo capitolo del Vangelo di Luca. Zaccaria ed Elisabetta, anche avendo nobili origini per la discendenza dalla casa di Aronne, e malgrado la loro fedeltà ai precetti della legge, vivevano la piaga della sterilità, la quale era considerata in quel contesto sociale e religioso come una maledizione da parte di Dio. Per questa ragione, l’infertilità provocava un senso profondo di vergogna, come se i genitori sterili o le loro famiglie d’origine avessero qualche peccato segreto da nascondere.
Ma le preghiere di Zaccaria ed Elisabetta furono ascoltate, accolte ed esaudite da parte di Dio, il quale inviò un suo messaggero, l’arcangelo Gabriele, a recargli il lieto annunzio, mentre Zaccaria compiva l’ufficio serale dell’offerta dell’incenso nel tempio di Gerusalemme. Zaccaria alle parole di Gabriele che gli preannunziava la nascita di un figlio da parte di sua moglie che si trovava fuori dall’età fertile, manifestò incredulità, che divenne la causa del suo perdere la voce sino al giorno della circoncisione di Giovanni. La lingua di Zaccaria si sciolse solo all’ottavo giorno dalla nascita di Giovanni, quando scrisse su una tavola come si sarebbe dovuto chiamare suo figlio.
Queste vicende sono cariche di contenuti teologici e antropologici. Approfondire questi avvenimenti significa avvicinarsi alla conoscenza dell’opera di Dio Padre nella vita delle persone.
Prima di tutto la scelta del nome: l’angelo Gabriele rivelò a Zaccaria il nome del suo futuro figlio. In genere il figlio prendeva il nome del padre, ma l’angelo Gabriele indicò a Zaccaria di chiamare il bambino con il nome Giovanni. Questo aspetto è comprensibile solo se approfondiamo il significato dei nomi coinvolti in questa disputa. Zaccaria vuol dire “Dio si è ricordato”, mentre Giovanni significa “Dio ha avuto misericordia”. Per Zaccaria ed Elisabetta, la nascita inaspettata e miracolosa del loro figlio è stata da subito riconosciuta come una opera della divina misericordia, il frutto di un amore viscerale da parte di Dio, come quello di una madre, e della tenerezza di Dio, come quello di un padre. Giovanni Battista porterà durante tutta la sua vita quel seme di misericordia riceuto da Dio fin dal suo concepimento. Il battesimo di penitenza proposta da Giovanni fu l’apice della maturazione di quel germe di amore di Dio, il quale ha il potere di generare vita anche nell’aridità di un deserto o nel grembo sterile di una donna.
Quanta consolazione può donare la conoscenza profonda di questa vicenda umana per tanti coniugi che desiderano una gravidanza ma soffrono per la mancanza dell’arrivo di un figlio. Tante sono le cause che determinano la sterilità: i ritmi di vita frenetici, l’inquinamento dell’ambiente, l’assunzione di cibi poco genuini, l’età avanzata nella quale si inizia a provare a concepire il figlio. La vicenda di Zaccaria ed Elisabetta è un invito a non lasciarsi rubare la speranza ma ad aprirsi a quella fiducia in Dio che tutto compie quando vede la fede dei futuri genitori che desiderano ardentemente di ricevere il dono di un figlio. Ed anche se la porta della gravidanza biologica rimanesse chiusa, l’invito di Dio è quello di non disperare, ma di lasciarsi guidare verso altre forme di maternità e paternità spirituale come l’adozione, l’affido, l’accoglienza dei migranti e dei rifugiati, il servizio caritatevole verso i poveri, la vicinanza premurosa agli anziani, la visita silenziosa e amorevole agli ammalati.
La vita di un essere umano ha un valore eterno fin dal concepimento del bambino. “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo.” (Lc 1, 41). Queste parole esprimono un valore pedagogico, antropologico e spirituale. Un bambino avverte quello che avviene all’esterno del grembo materno ed ha la capacità di gioire e sussultare quando è raggiunto da parole di amore che colpiscono il cuore di sua madre. Giovanni il Battista, già ricolmo dello Spirito Santo fin dal suo concepimento, esultò perchè avvertì la presenza di Cristo nel grembo di Maria, la portatrice della vera pace. Giovanni sussultò nel grembo materno perchè quelle parole non erano indirizzate solo a sua madre Elisabetta la quale sarebbe stata immediatamente ricolmata dello Spirito Santo ma erano destinate anche a lui che attendeva con gioia di incontrare Cristo.
Un bambino già nel seno materno desidera vivere l’incontro con Gesù Cristo. Per questo la vita nel grembo materno contiene quel germe della gioia e della speranza che attende di sbocciare per avviarsi alla vita matura e produrre i frutti pensati, voluti e desiderati da Dio.
L’infanzia e l’adolescenza di Giovanni furono pieni di austerità. “Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1,80). Una autentica crescita umana è sempre accompagnata dalla maturazione della vita spirituale, la quale cerca di ricavarsi i suoi spazi solo attraverso le rinunzie ai beni materiali, alle comodità e alle sicurezze di questo mondo. Proprio nel deserto, Giovanni Battista ha reso forte il suo spirito attraverso la mortificazione dei desideri del corpo che spesso soffocano i progetti di Dio e accecano le meraviglie del creato e lo splendore della bellezza dell’animo umano.
La manifestazione di Giovanni Battista ad Israele è avvenuta dopo un lungo tempo di preparazione avvenuto nella solitudine e nella precarietà di un deserto. Il precursore di Cristo ha preceduto il suo Signore, il quale prima di iniziare la sua missione terrena è rimasto anch’esso quaranta giorni nel deserto.
Questo insegnamento è valido per la preparazione a qualunque vocazione e missione cristiana. I fidanzati sono chiamati a vivere nella castità il loro tempo di preparazione al matrimonio, aprendo il loro cuore alla conoscenza della volontà di Dio e mostrando al futuro coniuge i propri pregi, i propri difetti, le proprie paure e le proprie aspirazioni. Il tempo di silenzio e di discernimento vale anche per i seminaristi, i quali sono chiamati a scrutare nel loro cuore quel desiderio di seguire in pienezza il Signore e fortificare quella vita spirituale che sarà il pane quotidiano di tutti coloro che incontreranno nel cammnino della loro vita.
L’ultima frase di Giovanni spiega il valore della sua nascita umana. “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3,30). Ogni uomo venuto al mondo ha il diritto di crescere per raggiungere l’età adulta. È dovere di ogni uomo e donna che abita il nostro pianeta condividere quello che possiede con i più poveri ed i più bisognosi, Ma il discorso programmatico di Giovanni Battista assume un significato ancora più profondo. La vita cristiana è un diventare sempre più piccoli, è un cammnino di umiltà e di semplicità, un cammino verso il basso, per permettere a Dio di crescere nella nostra vita. Del resto anche Cristo ha compiuto un cammino verso il basso: il mistero dell’incarnazione è significato per lui lasciare il cielo e venire a vivere sulla terra per sollevare l’uomo e ricondurlo verso le altezze del Padre celeste. Solo scendendo, solo annientandosi, solo abbassandosi, solo umiliandosi, si incontra il Signore e ci si ritrova nella gioia della comunione dei santi.
Osvaldo Rinaldi
Versione app: 3.25.3 (26fb019)