Nella missione il futuro della Chiesa

Per molto tempo l'immagine del cristianesimo è stata fortemente legata a una determinata geografia. Oggi questa immagine è cambiata, nel senso che il centro di gravità della Chiesa non è più il Nord del mondo, ma il Sud, dato che il 75 per cento dei cristiani vive in Asia, Africa e America Latina.

Nella missione il futuro della Chiesa

da Quaderni Cannibali

del 15 ottobre 2009

Per molto tempo l'immagine del cristianesimo è stata fortemente legata a una determinata geografia. Oggi questa immagine è cambiata, nel senso che il centro di gravità della Chiesa non è più il Nord del mondo, ma il Sud, dato che il 75 per cento dei cristiani vive in Asia, Africa e America Latina. Per questa ragione la missione ad gentes, considerata in senso geografico, sta perdendo progressivamente rilevanza. I cambiamenti generati dalla globalizzazione, dalla multiculturalità, dai movimenti migratori, dalle nuove fontiere religiose, devono essere accompagnati da una riflessione che ci renda capaci di essere testimoni viventi in grado di proclamare e annunciare il Vangelo in situazioni di frontiera, in ambiti e aeropaghi nuovi, seguendo le orme di Dio, lavorando in comunione e dialogando con tutti coloro che si muovono nella prospettiva e nell'orizzonte del Regno.

 

Come fare per affrontare la nuova geo-evangelizzazione e la nuova geo-vita religiosa? Urge che ogni Chiesa particolare e ogni comunità consacrata prenda coscienza della nuova universalità che sta cominciando a vivere l'umanità intera e della nuova struttura del fenomeno religioso. Solo così le diocesi, gli ordini e le congregazioni religiose potranno comprendere i nuovi aeropaghi e le nuove realtà sociali e culturali che costituiscono la «nuova» frontiera della missione e che, per questo stesso motivo, esigono che le comunità ecclesiali si pongano in stato di missione. È questa la grande intuizione della «missione continentale» a cui siamo stati convocati dalla Conferenza di Aparecida.

 

La missione oggi ha davanti numerose sfide, tra le quali il fenomeno della globalizzazione, con le sue conseguenze, assume una rilevanza straordinaria. La globalizzazione è uno spazio di rango autenticamente missionario e bisognoso di evangelizzazione. Assieme ad essa, bisogna tenere conto anche della nuova ristutturazione della mappa religiosa dell'umanità e della progressiva scristianizzazione di molti Paesi, specialmente europei. La globalizzazione sta influenzando tutto, ma la sua ambivalenza provoca grade disincanto tra i difensori dei deboli e degli emarginati. Tuttavia bisogna riconoscere che rende possibili nuove comunicazioni e relazioni e apre nuove possibililità, a patto che sia solidale e senza emarginazione, come diceva Giovanni Paolo II. Questa è una sfida cui la Chiesa, con la sua vocazione universale, può ripsondere per mezzo della difesa del bene comune e della dignità della persona. Sant'Agostino diceva che lo stesso sole che a dei fiori dà vita ed energia, ne fa appassire altri. Quale misteriosa forza sposta la geografia del Vangelo e del Regno di Dio nel mondo? Certamente ci piacerebbe possedere una carta geografica per prevenire la scomparsa di comunità cristiane un tempo fiorenti. La Chiesa, se vuole essere fedele alla sua identità, deve vivere in uno stato permanente di esodo, di movimento, di missione, in cui cui l'incarnazione, la vicinanza, la misericordia, la solidarietà a favore della giustizia e della pace devono essere segni di identità in tutta la comunità ecclesiale .

 

Perciò le nostre comunità devono ravvivare maggiormente, nelle loro celebrazioni, la preoccupazione per la missione. Questa dimensione missionaria deve prendere corpo nella vita consacrata e impregnare tutto il suo essere e il suo agire. Se vogliamo rendere dinamiche le nostre comunità e se abbiamo a cuore il futuro della Chiesa il fattore «missionario» non può continuare ad essere un'aggiunta, un elemento solo congiunturale

 

Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga

http://http://www.missionline.org/

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